Notte al mare/ o.s.

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Era rimasto incantato.
Non riusciva a capire com'era possibile.
Aveva perso la testa da quando aveva incontrato quegli occhi quasi neri. Erano furbi ma ingenui allo stesso tempo.
Senza contare il resto.
Sembrava un angelo con quei capelli così chiari da sembrare quasi bianchi e mossi come le onde del mare, la pelle così candida e quel viso perfetto con quelle lentiggini che sembravano disegnate tanto erano perfette e graziose.
La guardava spesso.
Era lì in vacanza sicuramente, non l'aveva mai vista da quelle parti e stava in un hotel.
E quel ragazzo andava ogni sera al pontile del porto, e cullato dal vento si lasciava andare al piacere di guardare quell'angelo perfetto affacciato al balcone, che forse già amava, anche se inconsapevolmente.
Spesso avrebbe voluto parlarle quando la vedeva in spiaggia, ma la timidezza e il timore che potesse essere straniera lo avevano sempre bloccato.
Molte volte, lavorando nel porto su cui affacciava l'albergo, gli capitava di vederla in spiaggia fare il bagno.
Era una visione.
Le gocce d'acqua che imperlavano la sua pelle candida gli ricordavano le gocce di rugiada su una meravigliosa rosa bianca.
Il corpo privo d'imperfezioni e perfetto che si muoveva sinuoso e sensuale, facendo girare parecchi ragazzi. Ragazzi che lui avrebbe voluto uccidere.
Tutto di lei era unico.
E lui non poteva fare altro che guardarla da lontano, come una stella irraggiungibile.
Quando si fece ora, lasciò la sua casa e si diresse al molo, pronto a godersi per l'ultima volta quella ragazza, prima che la perdesse per sempre.
Come ogni sera si sistemò sul pontile e alzò gli occhi al suo balcone, ma ebbe un colpo al cuore quando non la vide.
Mille pensieri e dubbi si fecero strada nella sua mente e nel suo cuore, facendolo rattristire.
E se fosse fidanzata? O se avesse conosciuto qualcuno?
Cercò di convincersi che magari, essendo l'ultima serata in quel paesino, aveva preferito rimanere un po' più in giro.
Aspettò a lungo, steso sul pontile a guardare le stelle e l'avanzare della luna in quella tela nera schizzata di bianco, il mare che lo faceva dondolare lentamente. In una normale serata si sarebbe addormentato, ma in quel momento era troppo in ansia.
Riusciva solo a pensare a lei.
Quando guardò per l'ultima volta quel balcone e non la vide, decise di alzarsi ed andarsene.
Rimase solo un secondo in più a guardare, immaginandosi lei e sussurrò a sé stesso:"Addio dolce angelo".
Lasciò che il lieve vento portasse via quelle parole, nella speranza che le avrebbe portate a chi erano destinate.
Proprio in quel momento sentì un tocco delicato come le ali di una farfalla sfiorargli la spalla e una voce melodiosa, dolce come il miele, dire:"Bonsoire".
Si voltò al suono di quel favoloso accento francese e rimase a bocca aperta nel vedere la ragazza che sognava da due settimane.
Non sapeva come rispondere, era negato col francese.
"Ehm... Salut", disse lui, impacciato.
Lei sorrise radiosa.
"Tu non parli il francese, vreu?", chiese lei con quell'accento dolce e romantico.
"No... Diciamo che a scuola non mi sono mai applicato più di tanto", disse sorridendo imbarazzato.
Lei rise dolcemente, una risata così cristallina e sincera che quasi lo fece arrossire.
Lo prese per mano, senza proferire parola, e corserò via nella notte, insieme.
La stoffa candida del vestito in pizzo di lei si muoveva lieve intorno alle sue gambe snelle.
Era abbastanza bassa rispetto a lui, ma i tacchi color crema la slanciavano ancora di più, facendola sembrare quasi una sposa.
E lui, nel suo cuore, sperava che un giorno sarebbe l'avrebbe davvero vista avanzare verso di lui, in un vestito come quello, bianco, il colore della purezza, ma il corpetto a cuore aderente sul suo corpo perfetto, la stoffa che le stringeva i fianchi come una seconda pelle, gli facevano avere pensieri che tutt'erano tranne che puri.
Correvano nella notte, felici, senza parlare.
Non serviva.
Ciò di cui avevano bisogno era l'uno dell'altra.
Le loro risate facevano eco fra i palazzi.
Lui le fece esplorare quel mondo meraviglioso, silenzioso a parte per i loro passi.
Senza accorgersene, si ritrovarono giù alla spiaggia.
La bocca di quella dolce ragazza si aprì in un sorriso meraviglioso, lasciò i tacchi sulla sabbia ocra e prese entrambe le mani del ragazzo che la guardava con un lieve sorriso ad illuminargli il viso un po' confuso.
Camminando all'indietro, lo trascinò in acqua.
Lei si tuffò, lasciando che il corpetto aderisse completamente al suo corpo.
Non portava nessun regiseno e la fantasia del ragazzo iniziò a viaggiare sempre più.
La desiderava troppo.
Lei si accorse che lo sguardo del moro era fuoco sulla pelle di quell'angelo, che alla luce della luna era quasi perlacea.
Arrossì violentemente.
Prima che lei potesse rendersene conto, quel ragazzo la strinse a sé e due secondi dopo le sue labbra erano sul collo di quella splendida creatura che tremante stava fra le sue braccia.
Lei chiuse gli occhi, godendosi quei baci delicati, che sembravano marchiarla a fuoco.
Lui continuò a salire, volendo sempre più possederla.
Quando arrivò all'angolo della bocca, si fermò.
Gli occhi quasi neri della ragazza saettarono in quelli del ragazzo.
Entrambi ansimavano piano, timorosi di rompere quel silenzio e quella dolce ragazza tremava fra le braccia di quel ragazzo.
Sapevano entrambi di appartenersi.
Quando lui le alzò il mento, chinandosi su di lei.
Quell'angelo sapeva benissimo cosa stava per succedere, e nervosa chiuse gli occhi, impedendo al moro di perdersi in quei diamanti neri.
Passarono solo pochi secondi prima che due labbra sfiorarono delicatamente le sue, rubandole il primo bacio.
I battiti dei loro cuori erano rapidissimi.
Avevano desiderato entrambi quel momento, ma allo stesso tempo avevano paura di viverlo.
Il moro fece più pressione sulle labbra di lei, desiderando l'accesso alla sua bocca.
Quest'ultima tentennò prima di socchiudere le labbra e lasciare che il moro s'impossessasse della sua bocca, baciandola con tutto il cuore.
Si staccarono solo per mancanza di ossigeno.
Si guardarono negli occhi prima che lui si fiondasse su di lei e la baciasse di nuovo.
Fra baci, coccole e tanta dolcezza arrivò l'alba.
Si baciarono l'ultima volta, come promessa di rivedersi.
Nessun numero di telefono, nessun recapito, nessun modo per stare insieme se non la taciturna promessa di rivedersi un giorno.
Si appartenevano, e lo sapevano entrambi.
Non serviva altro.

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