Promesse

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"Più in alto!", urlò la bambina.
Lui rise e spinse l'altalena più forte.
"Attenzione! Mantieniti forte o cadrai!", disse il bimbo, poco più grande di lei, che la spingeva.
Erano nel piccolo parco giochi che distava poco dalle loro case, vicine.
Ci andavano sempre il pomeriggio. Lei era ancora all'asilo e lui in seconda elementare. Le loro mamme si conoscevano da tantissimo, e stavano tranquille sapendo che i loro bambini giocassero insieme.
Poco dopo, la bimba dai capelli color del grano, urlò: "Voglio andare sullo scivolo. Prendimi!".
Ma lui non fece in tempo e lei cadde per terra, sbattendo la testa.
Sentì solo le parole disperate del suo migliore amico: "No, no! Ti prego Alys! Io voglio tu sia la mia fidanzatina!".
Poi buio.

Si svegliò di scatto, e si accorse che stava piangendo.
Ancora quel sogno...
Il suo ragazzo si svegliò sentendola urlare.
"Alys, amore, che succede?", le chiese stringendola a se.
"Sempre lo stesso incubo! Non ne posso più! Mia madre dice che non è nulla, ma non le credo, cazzo! È da quando sono piccola e, a detta dei miei, sono finita in ospedale in coma perché ho mangiato le medicine di mia madre, che continuo a fare questo sogno. Ho perso quasi tutti i ricordi che avevo prima, ho dovuto ricominciare da capo. Mamma dice che questo sogno non è nulla, di non pensarci e di lasciar perdere, ma non ce la faccio!", urlò lei piangendo disperata.
Si sentì stringere più forte e cullare.
"Piccola, stai tranquilla. Sarà un tuo amico dell'asilo con cui giocavi. E il tuo inconscio l'avrà trasformato in un sogno perché magari il ricordo di te e lui che giocavate al parco è l'ultimo prima che tu abbia mangiato quelle pillole. Cerca di non darci tanto peso".
Lo amava tantissimo, e si sentiva la donna più fortunata del mondo ad averlo al proprio fianco.
"Possibile...", disse lei, anche se non convinta.
Sentiva che quel sogno era un indizio.
"Non ricordi il viso del bambino?", le chiese.
Scosse la testa.
"Solo la voce. E non serve a niente a questo punto. Sono passati anni, e sarà un uomo, se davvero esiste e non è un'invenzione del mio inconscio", disse lei.
"Ora dormi e cerca di non pensarci. Fra poche ore suona la sveglia e devi andare a lavoro".
Annuì e si rannicchiò di più a lui, che la strinse forte fra le braccia, come se volesse proteggerla.
La mattina arrivo troppo presto, ma Alys sì alzò e andò in bagno a prepararsi.
Non fece nemmeno più caso alle occhiaie che le segnavano gli occhi.
"Se questo sogno continua a presentarsi, allora andrò da uno psicologo", si disse.
Si preparò come suo solito e andò in cucina per fare il caffè.
Abitava in quella città da anni, da sempre a detta dei genitori, che, da quando era andata a vivere col ragazzo, si erano trasferiti in un paesino di provincia più tranquillo. Stava pensando di andare dalla madre e convincerla a dirle tutto, perché stava impazzendo.
Mise il completo per andare in ufficio e legò i capelli biondi in uno chignon. Mise il correttore sotto gli occhi, nella speranza di coprire il più possibile le occhiaie, per poi aggiungere eyeliner e ombretto marrone chiaro.
"Amore, tutto bene?", chiese il ragazzo.
L'abbracciò da dietro e lei subito si girò per poggiargli la testa sul cuore.
"Sono stufa di tutto questo", sussurrò lei.
"Resisti. Ti prometti che il prossimo weekend ti porto dai tuoi e dici loro di dirti tutta la verità. Perché credo sia l'unico modo per risolvere questo problema. Ora fammi un bel sorriso".
Lei ci provò, ma era troppo stanca e triste per riuscire a sorridere davvero.
Lui l'accompagnò in ufficio e lei era stranamente nervosa.
Il suo superiore l'aveva avvisata che quel giorno sarebbe arrivato un nuovo ragazzo che avevano lavorato in azienda, e sarebbe stato suo compito mostrargli come funzionava, e, per i primi tempi, sarebbe stato il suo assistente.
Una volta arrivata, il suo ragazzo le augurò buona giornata e le lasciò un lungo bacio sulle labbra.
"Ti passo a prendere a ora di pranzo", le disse.
Lei annuì e scese dall'auto.
Salutò i colleghi e si diresse in ufficio.
Entrò e rimase a bocca aperta nel guardare il ragazzo.
Aveva i capelli corvini e gli occhi nocciola.
Sentì una strana allo stomaco e si sentì in soggezione.
"Ciao", disse lui, vedendola in difficoltà.
"Ehm, ciao. Tu saresti quello che devo istruire, cioè, per un po' sarai il mio assistente", disse cercando di rimanere fredda e professionale, ma non fu facile.
Quegli occhi nocciola sembravano quasi leggerle dentro.
"Sì. Piacere, io sono Mirko. Tu come ti chiami?", chiese.
"Io sono Alyssa, ma puoi chiamarmi Alys, come mi chiamano tutti", disse lei.
Lui rimase qualche secondo ad osservarla, come incantato, o forse scioccato.
"Alys hai detto?", chiese col volto leggermente sbiancato.
"Sì, esatto. Hai qualche problema?", chiese la bionda andandosi a sedere alla sua scrivania dopo aver lasciato il giubbotto appeso all'appendiabiti.
Lei lasciò la valigetta vicino alla scrivania ed accese il computer.
"No... Solo che... Come fai di cognome?", chiese.
Sembrava disperato.
Lo guardò interrogativo, e proprio mentre stava per rispondere, entrò una collega di lei, che subito la distrasse.
Lui era perso nei suoi pensieri.
"Mirko, io devo andare un attimo con Amanda dal capoufficio per una questione importante. Nel frattempo vai nella casella di posta e vedi se ci sono nuove proposte di libri. Se così fosse, c'è un quaderno nel primo cassetto. Segna tutto lì a matita e poi aspetta me prima di fare altro. Devi scrivere il libro di che genere è, i dati dello scrittore o della scrittrice, eventuali recapiti telefonici, l'email da cui è stata mandata la richiesta ovviamente. Guardando le pagine degli altri autori puoi farti un'idea di come impostare il tutto. Utilizza una grafia ordinata. Sono stata chiara?", disse lei severa.
Quel ragazzo le faceva uno strano effetto, le faceva quasi paura, e la mente aveva quasi iniziato ad andare in tilt.
"Certo Alys", disse lui.
Lei annuì e uscì dall'ufficio, seguita dalla collega.
"Carino il ragazzo. Me lo presenti dopo?", chiese Amy.
"Amanda, non so. Non mi convince. Non credo sia il caso. Non vorrei che ti facesse del male. Fammelo prima conoscere meglio e poi se vedo che è affidabile te lo presento".

Pezzi di cuoreWhere stories live. Discover now