Giornata di pioggia/ o.s

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Era lì, seduta sul davanzale.
Leggeva, dimenticando il mondo, unica musica che le teneva compagnia la pioggia che batteva sul vetro.
Era capace di stare lì per ore, immergendosi in mondi tutti suoi, così diversi da quello in cui viveva lei.
Erano diversi fra loro, cambiavano ogni qual volta finiva un libro e ne iniziava un altro.
Le altre ragazze della sua età uscivano, andavano in discoteca, stavano coi ragazzi, si divertivano.
Ma lei no.
Odiava il mondo di cui faceva parte. Preferiva di gran lunga quelli in cui s'innoltrava, quei mondi che nemmeno le appartenevano, ma dove si sentiva completamente a casa.
Tra l'altro non aveva amiche.
Ma non perché non c'erano ragazze interessate a diventarlo. Solo aveva amiche e amici nei libri, che la facevano stare davvero bene.
Solo, a differenza di ciò che avrebbero pensato tutti, aveva un ragazzo. E non nei libri. Vero.
Era un ragazzo che aveva conosciuto per sbaglio.
Era andata in biblioteca a cercare qualche nuovo libro da leggere.
Ne aveva trovato uno, aveva firmato per prenderlo e, come suo solito, aveva già iniziato a leggerlo.
Non badava a dove andava nel mondo reale: la sua mente, il suo cuore, la sua anima erano già in quel nuovo modo che aveva iniziato a scoprire solo da qualche attimo.
Tutto era scollegato dal suo corpo e dal mondo in cui esso si trovava.
Non le interessava molto.
Quando ad un tratto si era scontrata contro qualcuno.
Era caduta per terra, e il suo primo pensiero era stato quello di controllare se il libro fosse intero.
Dopo essersi assicurata di ciò, aveva alzato lo sguardo.
Era rimasta incantata dal ragazzo che le stava davanti.
Era alto rispetto a lei, che a malapena raggiungeva 1,60m, i capelli castani fermati in un ciuffo e occhi di cui il colore la ragazza non era mai a capire.
Variavano dall'azzurro ghiaccio, al verde al grigio perlato.
Semplicemente meravigliosi, pensava la ragazza.
Lui le fece un sorriso di scuse e le porse la mano, per darle una mano ad alzarsi. Ma lei l'aveva rifiutata, forse troppo imbarazzata dalla situazione e intimidita da quel ragazzo che la guardava incuriosito e incantato, quasi lei fosse una creatura misteriosa, troppo bella per essere vera.
"Scusami, non ti ho visto", aveva detto lei, rossa in volto.
"Sta' tranquilla, anch'io ero distratto e non ti ho vista. Stai bene?", aveva risposto lui.
"Oh... Ehm, sì... Non preoccuparti", aveva risposto lei col libro stretto al petto, ancora più a disagio.
Avrebbe solo voluto andarsene a casa e continuare a leggere, dimenticando quel ragazzo.
"Non si può non preoccuparsi pee una bella ragazza come te", aveva detto lui.
Lei era arrossita come mai le era accaduto e subito lo acceca superato, senza rispondere.
Ma lui non era intenzionato a lasciarsi sfuggire quella ragazza.
L'aveva bloccata prendendola per mano e le aveva chiesto, nonostante non aveva mai provato interesse per la lettura:"Vieni spesso qui? Ti va se ci vediamo qualche altra volta?".
Lei lo aveva guardato come se fosse pazzo e subito si era liberata dalla sua presa.
Quel banale contatto le aveva procurato mille brividi in tutto in corpo, sensazione a lei sconosciuta.
"Addio", aveva sussurrato lei correndo via, i capelli castano chiaro che svolazzavano liberi nel vento.
"Non credo proprio", aveva detto lui, ma sapeva che la ragazza misteriosa non l'aveva sentito.
Cominciò a seguirla a distanza, intenzionato a scoprire dove abitava.
Dopo una quindicina di minuti il ragazzo si era fermato dietro ad muretto, perché la ragazza si era fermata davanti ad una casa, sicuramente dove abitava.
Aveva sorriso soddisfatto ed era tornato in biblioteca, dov'era andato per disegnare.
Aveva cercato un posto appartato e vi ci era sistemato.
Aveva preso dalla sua sacca il borsello e un blocco da disegno e aveva iniziato a disegnare.
Dopo aver finito, aveva guardato il disegno soddisfatto.
Aveva abbozzato in matita la scena di loro due visti dall'esterno ed era più che soddisfatto.
Aveva guardato la ragazza disegnata ed era convinto di averla disegnata alla perfezione: la sua immagine gli era rimasta impressa.
"Alla ragazza misteriosa, la prima che mi colpisce in questo modo", aveva scritto sotto, seguito dalla sua firma, una specie di scarabocchio con le sue iniziali.
Non gli piaceva far capire di chi erano i disegni, quindi firmava in modo irriconoscibile.
Nel frattempo, seduta sul suo davanzale, la ragazza stava leggendo il suo nuovo libro, ma, per la prima volta, quel mondo non era riuscito a rapirla.
Il suo pensiero era fisso a quel ragazzo.
Avrebbe tanto voluto sapere di più su di lui, avrebbe voluto rispondere "Sì" al suo invito, ma aveva avuto troppa paura.
Perciò era scappata, come sempre.
Il giorno dopo aveva già finito il libro e quindi era scesa a consegnarlo per poi prenderne un altro, ed era rimasta incredibilmente sorpresa nel trovare un disegno sul tappeto di casa sua, protetto da una bustina di plastica trasparente, una di quelle che si usano per i raccoglitori ad anelli.
Lo aveva preso titubante, per studiarlo meglio.
Era rimasta a bocca aperta quando aveva capito che quel disegno l'aveva fatto il ragazzo misterioso.
Era la scena del loro incontro il giorno prima, solo visto da fuori.
Era semplicemente magnifico.
A confermare i suoi sospetti era stata la dedica scritta sotto.
"Alla ragazza misteriosa, la prima che mi colpisce in questo modo".
La ragazza provò in tutti i modi di decifrare la firma, per conoscere il nome di quel ragazzo, ma era impossibile. Per quello che ne capiva, erano le iniziali. E non ne era nemmeno tanto sicura.
Da allora lei andava sempre in biblioteca alla ricerca di quel ragazzo e lui in qualche modo cercava di stare vicino a lei e corteggiarla.
Erano diventati dapprima amici stretti, poi una sera, dopo essere usciti dalla biblioteca, come tante altre sere, lui l'aveva accompagnata a casa e dopo averla salutata, non aveva resistito e l'aveva baciata.
Lei, dopo lo qualche attimo di shock, si era staccata ed era corsa in casa.
Per diversi giorni non si erano sentiti, nonostante lui l'avesse cercata.
Si sentiva scombussolata.
Quel ragazzo aveva sconvolto il suo mondo fatto di libri e fantasie, facendola innamorare.
Quando lui l'aveva baciata aveva provato sensazioni uniche, mai provate sino a quel momento. E quello le aveva fatto capire che i suoi sentimenti erano più profondi di quanto avesse immaginato.
Era scesa una mattina presto, nella speranza di poter andare in biblioteca senza incontrarlo, e aveva trovato un foglio piegato sul tappeto. Erano una lettera e un disegno.
Aveva sorriso e aveva deciso di tentare, di fidarsi di lui, quindi lo aveva chiamato e aveva confermato l'appuntamento in biblioteca come ogni pomeriggio.
Dopo il loro appuntamento, non erano diventati una coppia fissa, così come non lo erano mai stati.
Ma a loro piaceva così.
Uscivano, passavano meravigliose giornate insieme, si baciavano, si fidavano l'un dell'altra, ma nessuno dei due, in tre anni, aveva accennato a voler diventare una coppia.
Quel pomeriggio non andò in biblioteca perché pioveva troppo.
Aveva avvisato il suo ragazzo, che ancora non aveva risposto.
Continuò a leggere indisturbata, ancora in pigiama, quando le arrivò un messaggio.

Principessa, che fai? Non scendi?

Sorrise leggendo quel messaggio.
Lui aveva la macchina e sapeva come spostarsi, ma la lei no.

Scemo, non voglio farmi la doccia per colpa di tutta quest'acqua!

Allora fatti trovare pronta fra un quarto d'ora, ti porto in un posto

Fu la sua risposta.

Uff... Va bene scemo

S'iniziò a preparare.
Mise un vestito leggero in cotone rosa chiaro con la gonna mezza ruota, una cintura larga bianca in vita. Lo scollo a cuore e delle spalline sottili.
Legò i capelli in una coda e sostituì gli occhiali con delle lenti a contatto.
Per il resto lasciò il viso al naturale.
Prese la sua inseparabile borsetta nera a tracolla e vi mise dentro ciò che poteva servirmi.
In ultimo calzò delle ballerine bianche.
Quando bussó alla porta la ragazza era pronta.
Non si preoccupò di avvisare nessuno.
Si poteva dire vivesse da sola.
I genitori sempre a lavoro e nessun fratello o sorella con cui condividere le sue giornate.
Corse giù ed aprì, e subito il ragazzo l'afferrò per la vita e la baciò come se non ci fosse domani, quasi avesse paura che quella ragazzina potesse sfuggirgli.
"Vedo che ti sono mancata", disse ridendo dolcemente.
Si erano visti solo il giorno prima, ma nonostante le sue parole, anche a lei era mancato.
"Anche se mi allontano da te per un secondo sento la tua mancanza", disse poggiando la fronte su quella della dolce ragazza che gli era davanti.
"Ti amo", gli disse lei, quasi sussurrando
Lui sorrise e disse:"Anch'io".
La prese prese per mano e la trascinò sotto la pioggia, incurante dell'acqua che li avrebbe bagnati.
Era piena estate e faceva caldo.
"Ma che fai, cretino?!", urlò la ragazza ridendo.
Lui la prese per i fianchi e la fece volteggiare.
Aveva una magnifica sorpresa per lei ed era ansioso di fargliela vedere.
"Siamo due pazzi, piccola", disse prima di rimetterla a terra e baciarla ancora, quasi non avesse mai abbastanza di quelle labbra.
"Assolutamente", rispose lei.
Salirono in macchina.
Rimasero in silenzio tutto il tempo, ma non era uno di quei silenzi imbarazzati.
No.
Era un silenzio rilassante, carico di amore e parole che non serviva venissero espresse.
Dopo mezz'ora di viaggio arrivarono in un posto magnifico, con una vista sul mare stupenda.
La ragazza si sentì quasi una principessa trovandosi in un posto simile.
Una villa meravigliosa: ecco dove quel ragazzo l'aveva portata.
Ne rimase incantata.
Guardava il tutto con aria sognante, non credeva ai suoi occhi.
Quella era la casa in cui tutte le bambine sognano di vivere.
Lui era sempre più nervoso, consapevole di ciò che in parte rischiava.
Le fece vedere tutta la casa, lasciando per ultima la stanza più bella, quella che lei avrebbe sicuramente amato.
Arrivarono davanti alla porta e lui le sorrise dolcemente, prima di dire:"Chiudi gli occhi amore".
Lei lo fece all'istante: si fidava troppo di lui.
Si sentì condurre da qualche parte.
Quando lui le disse di aprire gli occhi, rimase incantata.
Era una stanza grande, ariosa, che dava su un terrazzo da cui si vedeva il mare.
Ma la cosa che la colpì fu il davanzale ampio con vicino una finestra, esattamente come a casa dei suoi genitori.
In assoluto il posto migliore per leggere.
"Allora? Ti piace?", chiese il ragazzo, sin troppo nervoso.
"È tutto magnifico! La casa, il giardino, il luogo... Semplicemente amo tutto!", esclamò contenta lei.
"E non hai visto la parte migliore", disse lui, prima di portarla fuori al terrazzo.
La pioggia era diminuita: cadevano solo gioccie fini.
La ragazza rimase senza fiato alla vista del panorama.
Non aveva mai visto un paesaggio bello come quello.
"Io... Non ho parole, credimi", disse lei.
"Di' solo che verrai qui a vivere con me", rispose lui.
Lo guardò incredula, gli occhi lucidi di gioia.
Più volte avevano parlato di andare a vivere insieme, lontani da tutto e tutti.
Gli saltò in braccio e lo baciò con la lingua.
"Lo prendo come un sì", disse lui contento, staccandosi da quelle labbra che erano droga per lui.
"Non avresti nemmeno dovuto chiedermelo! È ovvio che voglio vivere con te!", rispose lei.
La baciò ancora, e da lì la situazione degenerò.
Nonostante per lei fosse la prima volta, sentiva che quello era il momento perfetto.
E perciò lì, in quel piccolo angolo di paradiso, fecero l'amore per la prima volta, sotto la pioggia, davanti ad uno scenario d'infinita bellezza.
A contornare quel quadro perfetto, un timido raggio di sole si affacciò dalle nuvole nere e dipinse un arcobaleno, quasi come voler dare speranza al futuro di quei due ragazzi innamorati.

Pezzi di cuoreWhere stories live. Discover now