Capitolo 43

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A.J era un fiume in piena, un'esplosione di sensi di colpa. Le aveva vomitato addosso la sua confessione, ricca di particolari. Come lui e Iris avessero bevuto vodka a stomaco vuoto, come non avesse significato assolutamente nulla, era nata e finita lì, era solo sesso, solo un corpo dal quale, una volta finito tutto, aveva sentito l'istinto di allontanarsi il più velocemente possibile.

Se avesse potuto tornare indietro, se avesse potuto cancellare tutto, avrebbe fatto qualcosa cosa, le ripeteva in continuazione, mentre Abby sentiva crescere dentro di sé un sentimento familiare, un sentimento di vendetta, qualcosa che le prendeva lo stomaco, che aveva già provato un'altra volta, verso una ragazza dallo stesso cognome di Iris, una ragazza che credeva di potersi prendere tutto ciò che voleva, finché lo desiderava, senza curarsi delle conseguenze.

Era andata in bagno a vomitare la cena, A.J. non si era accorto di nulla.

Lo specchio si era appannato appannato mentre faceva la doccia, Abby l'aveva pulito con una mano, riconoscendo a stento il suo riflesso, quei capelli troppo biondi non le appartenevano. Li avrebbe tinti di scuro, castano o forse si sarebbe fatta rossa; il ramato si sarebbe intonato perfettamente con la sua carnagione.

«Non so se voglio ancora chiamare la bambina Maggie.» le disse A.J una volta a letto, «Non dopo quello che ho scoperto su mia sorella.»

«Possiamo scegliere un altro nome. Che ne dici di Maise?»

«Maise?» ripeté lui, «Maise Doyle. Mi piace come suona.» l'abbracciò sotto le coperte, «Dimmi che andrà tutto bene tra noi.»

«Andrà tutto bene.» ripeté lei in un sussurro. Voleva che la vedesse per quella che era per una volta, non per le cose che gli aveva raccontato, ma ormai il loro tempo era scaduto. Quella era l'ultima volta che avrebbero dormito insieme, l'indomani mattina Abby avrebbe attuato il suo piano.


Quando sentì il campanello, Iris corse ad aprire convinta che Cooper fosse tornato con qualche nuova informazione su Abby; non si aspettava di trovarsi di fronte suo fratello.

«L'ho vista. Ho visto Abby insieme a Taylor Kingston, in ospedale, dopo che Lenny mi ha aggredito. Ho ricordato.» disse Leon senza nemmeno aspettare di entrare in casa, «E non è tutto. La madre di Yvonne è malata di SLA, di solito è sua sorella a occuparsi di lei, ogni giorno, tranne una settimana all'anno, in estate, in cui va in vacanza con la famiglia. E... indovina un po'? Ogni anno, per una settimana, la madre di Yvonne è seguita da un'infermiera che si prende cura di lei a domicilio.»

«Un'infermiera di nome Chelsea Summers?» domandò Iris.

Leon sgranò gli occhi, «Come lo sai?»

«Sono stata in ospedale da Oliver e ho mostrato a un'infermiera le foto di Abby.» raccontò, «L'ha riconosciuta. Il suo vero nome è Chelsea Summers.»

«Phoebe e Yvonne cambiavano spesso domicilio, ma venivano trovate tutte le volte e adesso finalmente ho capito come.» continuò Leon, «Yvonne mandava l'indirizzo alla sorella, in caso di bisogno, e Valerie lo appuntava in bella vista sul frigorifero.»

«Cosa stai dicendo?»

«Che mi sbagliavo, che tu avevi ragione e io torto.» ammise con un tono finto infastidito.

Iris non poté fare a meno di sorridere, poi si fece seria, «Sono preoccupata per A.J., Richard dice che è andato via per una mini vacanza con Abby in montagna e non mi risponde al cellulare. Credo ce l'abbia ancora con me per quello che è successo.»

«Dovrebbe prendersela con se stesso, non con te. Comunque sia...» fece un respiro profondo cercando di non pensare alla sua sorellina in compagnia di A.J., «Non devi preoccuparti per lui, A.J. è grande e grosso. Ed è un poliziotto.»

La ragazza dagli occhi di ghiaccioWhere stories live. Discover now