Capitolo 1

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"The atoms of me and the atoms of you 
will be ink one day in paper and pen, and then, at last, we will be a poem, some immortal verse "

Per te e grazie a te, Honey

Comincio a pensare che non esista un posto per me in questo mondo.
Ovunque io mi trovi non mi sento mai davvero a mio agio, non è la vita che vorrei vivere e allo stesso tempo non ho idea di quale sia la vita che desidererei per me. E tutto ciò che riesco a sentire ultimamente è il vuoto che mi circonda. Non ho niente da condividere con le persone che ho intorno, non è che non le sento vicine, non le sento e basta. Ed è la cosa peggiore, voler provare qualcosa, tentare fino all'inverosimile e fallire. È come se tutto questo non esistesse, come se io non fossi realmente viva. Sono in trappola tra cose che non mi appartengono e desideri che non riescono realmente ad avvolgermi completamente. Sono ammaliata dalla bellezza delle emozioni che provano gli altri e da sentimenti inconsistenti che passano prima ancora di riuscire a far capo nella mia mente. È come se questi attimi non avessero mai fine, come se questa solitudine dovesse rimanere attaccata al mio culo per sempre. Il buio, ora, sembra l'unico capace di placare la mia inquietudine, stiamo diventando una cosa sola. È come se il malessere interiore non avesse cura. E vorrei poter trovare una via d'uscita, ma come si fugge dal mondo? Sto perdendo il tatto con la vita, si è innalzato un muro, alto quanto le mie insicurezze, con le emozioni. E alla fin fine, ne sono consapevole, il vuoto sono diventata io.

"Dovresti smetterla di guardare quelle polaroid come se tu fossi ancora lì."

Esordisce Ally, la mia migliore amica e, dal momento in cui ho lasciato casa mia e mia madre soprattutto, mia coinquilina. Mi ha fissata per un tempo abbastanza lungo da poter usare un tono canzonatorio e compassionevole, consapevole del mio sguardo che rimugina sul passato.
Un passato che sebbene racchiuda momenti felici è stato condiviso con qualcuno che non meritava metà del mio tempo viste come si sono messe le cose. Ma la cosa più bella delle fotografie è che sono in grado di immortalare lo stato d'animo del momento stesso.

Non puoi cambiare il modo in cui ti sentivi. Il modo in cui qualcuno ti faceva sentire, la luce negli occhi e i sorrisi spontanei che è stato capace di provocare.

Ho iniziato a fotografare qualsiasi cosa mi piacesse quando ho capito che tutto in questo mondo è di passaggio. Ogni star bene, ogni star male, è differente perché siamo noi che cambiamo.
Cambia il nostro modo di vedere le cose, le persone con cui condividiamo la nostra gioia e il nostro dolore. E io non voglio dimenticare nulla. Nemmeno il fascino che un oggetto, che per gli altri è solo un oggetto, ha avuto su di me. Anche solo per un attimo. C'è qualcosa di magico nelle fotografie che non saprò mai spiegare. C'è un viaggio meraviglioso di emozioni a ritroso nel tempo che riesco a fare grazie ad esse, che non importa cosa mi provocano guardandole dopo settimane o anni, mi ricordano che un tempo riuscivo a sentire.

Mi danno la speranza che un giorno sentirò di nuovo.

Ma questo Ally non può immaginarlo. Pensa che dovrei bruciarle tutte perché mi fanno del male e io vorrei semplicemente che me ne facessero. Ormai non provo neanche più rabbia, non riesco neppure a chiedermi "come sarebbe andata se?"

"Non sono ancora lì ma è lì che mi sono fermata." Le dico senza guardarla, passando alla foto successiva. Sono solo due e le sto guardando da più di mezz'ora analizzandone ogni dettaglio. Siamo io ed Austin. Ci sentivamo un po' Johnny Depp Winona Ryder della situazione, sicuramente meno grunge, quando eravamo insieme davanti all'obiettivo. Solo che noi siamo durati molto meno di quattro anni.

Nella foto siamo in riva al mare, la luce del tramonto gioca con le nostre ombre, sulla sabbia sono riflesse le nostre mani intrecciate. Mi domando se le nostre anime lo siano mai state per davvero e non so rispondermi.

"Questa l'hai scattata tu, ricordi? È l'ultima foto che ho di noi, l'ultima foto che ho di me e non l'ho neanche scattata io." Proseguo rimettendo sopra l'altra che invece è stata fatta da me.

Ritrae solo lui, gli è sempre piaciuto essere l'unico protagonista della mia passione, anche quando fingeva di non voler essere fotografato. Una mano protesa verso l'alto ma che non copre completamente il suo volto, lascia il sorriso scoperto.


"Dammi qua" Ally me la tira via dalle mani e le getta sul letto.
"Sono stanca di vederti gettata in questa stanza, è stato un bel ricordo nel complesso? Va benissimo. Il punto è che si è rivelato uno schifo di uomo, se tale posso definirlo e tu, tu sai meglio di me, che meriti di meglio. E il meglio sai dov'è? Di certo non nelle foto che hai scattato, mia cara Camila. Il meglio è lì fuori, da qualche fottuta parte ma tu non lo scoprirai mai se continui a piangerti addosso per quel coglione. Okay?"

La ignoro alzandomi dal pavimento solo per afferrare le polaroid e metterle nel mio cofanetto dei ricordi. "Non mi interessa." Mormoro prima di afferrare il telecomando.

Ultimamente, dopo l'evento drastico che ha sconvolto la mia vita, ho provato ad avere un contatto col mondo esterno eppure la realtà sembra respingermi, ci sono delle barriere enormi tra me e tutto ciò che non sono io. Non importa quanti tentativi disperati io faccia, proprio come per quel povero di Van Gogh, il resto mi rifiuta.

E sono sicura che la conclusione dei miei giorni non sia poi così diversa dalla sua.

Nel mio non far niente non ho neanche il tempo di ammazzarmi, nonostante il mio allontanare le persone esse non mi lasciano nemmeno in pace per uccidermi. È tutto così straziante.

"Ti ha mandata mia madre a controllare che non avessi inghiottito pillole per suicidarmi dopo le varie volte in cui ha provato ad avere una conversazione decente con me?"

Non so se è percepibile o meno il mio tono sarcastico ma Ally si posiziona davanti alla televisione con le mani sui fianchi rispondendomi "No, sono qui perché sono tua amica, è venerdì sera e non ti lascerò qui a piangere per l'ennesima stronzata tra Dylan e Brenda quindi ora alzi quelle chiappe e vieni con me."

Si gira, spegne il televisore e mi sorride. L'espressione sul mio volto è sempre indifferente, neanche capisco perché perda il suo tempo appresso a me che reputo la mia vita un fallimento assoluto. 

"E dovresti rispondere a quella poverina, qualche giorno le verrà un infarto pensando ti sia capitato qualcosa."
"Magari" Sussurro, gettandomi sul letto coprendomi il viso con le mani.

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