È una Storia Sbagliata

13 0 0
                                    

Huntington Beach, 28th December 2009, 2:47 AM

Quando Hariette riprese conoscenza tutto le sembró inizialmente sfuocato e sentiva un assordante fischio che le martellava nella testa. Appena riuscì a mettere a fuoco vide Brian che le teneva le gambe alte per farle confluire il sangue più velocemente

«Hari» sussurró non appena la ragazza aprì gli occhi, lasciando le gambe e posizionandosi in ginocchio al suo fianco.
Lei si passó una mano sulla faccia, dove incontró varie goccioline di sudore

«Devo aver fatto un incubo» ammettè la ragazza tentando di mettersi seduta. Poi guardò negli occhi il suo amico, quegli occhi ormai rossi come il sangue secco sulle nocche delle mani e pensò che no, aveva davvero sentito quelle parole uscire dalla bocca di Bri. Una lacrima fugace le attraversò il viso ma l'asciugó immediatamente

«Vieni in bagno che ti disinfetto» gli disse la ragazza con lo sguardo ormai vuoto.
Intanto quelle parole continuavano a ronzarle in testa, come delle zanzare in piena estate, e non poteva fare nulla per cancellarle, ma viste le condizioni del suo amico decise di farsi forza e di non farsi troppe domande.
Si diressero al bagno e l'odore di alcool e tabacco pungeva al naso di Hariette

«Sei ubriaco» gli disse tenendo fissi gli occhi sulle mani da disinfettare

«Dopo che Leana mi ha chiamato che altro avrei dovuto fare?» il suo tono di voce divenne più stridulo e strinse le mani in due pugni

«Sei sicuro che...» la ragazza non riuscì nemmeno a finire la frase che lui si alzó come una furia, sbattendo la cassetta del pronto soccorso per l'aria e facendo indietreggiare Hari

«Cazzo, pensi che sia uno scherzo? Pensi che io possa scherzare su una cosa simile? Leana mi ha chiamato due ore fa in lacrime. Io... io sono andato davanti casa loro ma poi non ho avuto il coraggio di entrare. Mi hanno destato i paramedici che immediatamente l'hanno portato al pronto soccorso ma pochi minuti dopo ho ricevuto un'altra chiamata da Leana...» i suoi occhi erano ormai secchi, senza più nemmeno una lacrima da versare

«Non ci posso ancora credere, Hari» si sedette di nuovo sullo sgabellino e lasció che la ragazza si avvicinasse

«Gli altri sono in ospedale?»

«Probabilmente si, ma io non ce la faccio» ammise egoisticamente il ragazzo.
Rimasero in silenzio quei due, un silenzio più assordante di qualsiasi concerto metal al mondo, tanto che le orecchie di Hariette ad un certo punto sembrarono scoppiarle

«Dobbiamo andare» azzardó la ragazza, una volta finito di disinfettare le ferite.
Brian sembró non sentirla, fissandosi i pugni stretti in una morsa

«Non voglio vederlo inerme su quel lettino»

«Leana ha bisogno di me, tutti hanno bisogno di noi»

«Io non ho bisogno di vedere nessuno» puntualizzó il moro

«Smettila di pensare solo a te stesso!» la ragazza ormai era sull'orlo di una crisi isterica e Brian sembró acconsentire

«Esci da qui, mi do una ripulita ed andiamo»
Le parole di Hariette sembrarono davvero far cambiare idea a Bri e così lei uscì dal bagno, lanciandosi sulla prima poltrona disponibile, con le mani nei capelli.

Leana e Hariette avevano stretto amicizia non appena Jimmy le aveva presentate. Lei era una ragazza sempre col sorriso sulle labbra, complementare a quello spilungone che si trovava come fidanzato. Lea aveva subito offerto da bere a tutti e anche le gemelle DiBenedetto, inizialmente titubanti, avevano accantonato l'ascia di guerra e le avevano fatto un sorriso. Jimmy aveva sempre dimostrato di stare bene da solo, di non aver bisogno di nessuna donna al suo fianco, fino a che un piccolo scricciolo dai capelli ramati gli aveva rubato il cuore e colorato in viso con infiniti sorrisi.
Hariette non poteva nemmeno immaginarsi la faccia di Leana in quel momento, non l'aveva mai vista triste e non avrebbe mai voluto vederla. Ma doveva aiutarla, doveva stare vicino alla grande famiglia nella buona e nelle cattiva sorte.
Ripensó velocemente al mugugno di Brian di qualche minuto prima ed immediatamente un grosso macigno le si piazzó sullo stomaco.
«Jim è morto» le aveva detto il ragazzo, con due occhi vitrei da sembrare un pupazzo. Subito le corsero due lacrime lungo le guance che asciugó quasi graffiandosi la faccia. Ancora non se ne rendeva conto, non pensava fosse possibile.
Sentì dei rumori strani provenire dal bagno, come se Brian stesse cercando qualcosa

«Va tutto bene?» disse aprendo la porta e le si piazzó davanti una scena raccapricciante

«VA VIA» urló il ragazzo con una lama tra le mani, presa chissà dove

«Che cazzo stai facendo?» lei strabuzzó gli occhi e provó ad avvicinarsi, ma non appena lo fece il ragazzo si poggió la lama sul braccio

«Vattene» sentenzió

«Ti vuoi ammazzare? Vuoi creare altro dispiacere ai tuoi amici e ai tuoi familiari?» la ragazza era ormai vuota, come se la sua anima le fosse stata risucchiata via

«Il mio migliore amico non c'è più, perché non posso raggiungerlo?» le mani di Brian tremavano e si stava facendo dei piccoli solchi poco profondi sul braccio

«Vaffanculo Brian, non capisci un cazzo!» Hari era ormai in lacrime e si era strappata una ciocca di capelli dal nervosismo

«Esci da questa stanza e lasciamelo fare in pace» gli occhi del ragazzo erano fissi sul braccio tatuato

«Sei solo uno stronzo egoista! È così che ti ricorderò. E sputeró sulla tua tomba perché hai preferito lasciarci invece che affrontare i problemi» le guance di Hariette erano scarlatte ed aveva la schiuma alla bocca, se voleva ammazzarsi avrebbe dovuto sapere tutto ciò che lei pensava «Diró a Mckenna che suo fratello si è ammazzato nel mio bagno perché era troppo ubriaco per capire che stava facendo e diró a Michelle che si è sposata un gran coglione che preferiva andare a puttane invece che fare sesso con lei» gli occhi le uscirono quasi dalle orbite.

Il ragazzo in risposta lanciò nel lavandino la lama e si diresse fuori dal bagno, dandole una spallata
«Dove stai andando?»

«Ad ammazzarmi da un'altra parte, dove una troia come te non possa vedermi»

Hari si avvicinó repentinamente e gli schioccò un sonoro schiaffo in volto. Bri si tenne la guancia per un poco, fissando un punto indefinito sul pavimento. Dopo poco lasciò che le braccia gli ricadessero sui fianchi e la guardó, guardó quegli occhi intrisi di rabbia e dolore, quel viso porpora e quei capelli argento e la abbracciò. La abbracciò come non aveva mai fatto in 10 anni, la strinse così tanto da farle mancare il respiro e si lasciò andare in un pianto liberatorio.

È una storia da dimenticareWhere stories live. Discover now