capitolo tredici

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alla fine si è svegliato. sono passati  tre giorni e lui è ancora in infermeria e la Sede necessita di un capo temporaneo e lui ha proposto me. 

non mi sento pronta per ricoprire questo incarico sebbene mio padre l'avesse fatto. io..io no.

mi alleno con i bersagli mobili prima di andare a fare visita ad Elias. un'ombra si avvicina dietro di me e punto la pistola verso di essa pronta a sparare.

é lui.

-avrei potuto ucciderti!- sbotto e poi lo guardo. - dovresti essere in infermeria. cosa diavolo ci fai qui?-

-volevo venirti a trovare e scusarmi di nuovo con te.-

-non riapriamo l'argomento. ripeto solo che non era fottutamente colpa tua, Elias. basta.- dico tirando su i pesi. 

lui mi sorride e si avvicina. 

-posso fare una cosa?-

annuisco confusa e lo guardo avvicinarsi a me e posare le sue labbra sulle mie. 

frammenti della nostra serata al bar cubano mi ritornano in mente e ho l'impulso di staccarmi, ma non gli do ascolto. appena scioglie il bacio , ci guardiamo entrambi negli occhi e sorridiamo entrambi.

-volevo farlo come si deve dato che il nostro primo bacio è stato un po'.. spaventoso.- ridacchia e io rido con lui.

stasera sarebbe venuto da me per passare un po i tempo insieme. ho scoperto poco dopo il bacio che era stato dimesso. 

appena se ne va, sento che qualcuno si schiarisce la gola. 

-siete bellissimi.- dice una voce femminile

-Dio, Jane, proprio lui no.- dice una seconda voce maschile.

scoppio a ridere guardando i miei genitori. 

-è poco che lo conosco, ma mi piace cosi tanto.- mormoro pensierosa. 

-si, Jes. ad esempio.. lui si muove e tu ti muovi. ho visto come ti guarda e penso sarebbe capace di farti da scudo, davanti al male.- dice la mamma. mi guardo intorno e noto che papà non c'è. 

sorrido imbarazzata alla mamma e le chiedo-è una cosa brutta?-

-no..è intensa.- mi dice sorridendo. 

-ora vai a casa e metti in ordine. chiudi le stanze che tu sai. forza!- mi sprona ridendo. 

corro a casa e faccio tutto quello che mi dice la mamma. mi metto i pantaloncini neri e una canotta bianca.  appena metto le vans sento il campanello suonare. 

corro di sotto e apro la porta e un sorriso compare sul mio volto da un orecchio all'altro. 

-ehi- mi dice dolcemente. 

-ehi- rispondo io imbarazzata. cosa diavolo mi succede?

lo faccio entrare e andiamo in salotto , sedendoci sul divano. - come stai Elias? meglio?- chiedo ancora più in imbarazzo. non so come muovermi, o parlare o .. che qualcuno mi aiuti.

-sto  meglio Jes- mi dice lui ridendo e notando il rossore sul mio viso, cosa che lo incrementa. 

-beh guardiamo un film?- dico unendo le mani pensierosa. 

-si, va bene. scegli tu però.- 

-non è una saggia scelta, grande capo.- lo avviso trattenendo un sorriso.- potrei scegliere Titanic e tu mi vedresti piangere già da quando la Rose anziana scende le sottomarino.-

-e io cosi potrei tenerti tra le mie braccia per consolarti.- mi dice guardandomi serio. 

-andata per Titanic , allora.- mormoro sempre più rossa. 

questa serata sarà la causa della mia morte. 

come previsto appena Rose scende nel sottomarino le lacrime mi inumidiscono gli occhi e cerco di trattenermi. 

ma comincio ad allagare casa mia appena i due si chiudono nell'auto per fare l'amore. lui mi cinge le spalle  e mi tira a se. appoggio la testa sulla sua spalla e continuo a guardare più o meno tranquillamente. 

scoppio in un pianto ininterrotto quando Jack muore. lui mi stronfina una mano sui capelli, accarezzandomeli e cosi mi calmo. 

appena finisce il film lo guardo e ridacchio. 

- hai visto la parte peggiore di me.  quella piagnona.-

-è la parte migliore di te , Jes. sei sensibile. e vai benissimo cosi. sei perfetta cosi.-

ora mi sciolgo. sto rischiando un'overdose di dolcezza. ma mi piace cosi com'è. 

GhostWhere stories live. Discover now