capitolo dieci

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mi aveva detto di costruirla. ma come?

la mamma mi aveva accennato come , ma io non sapevo come mettere in atto il suo consiglio.  sono passati de giorni, ma ''lo stimolo di rilasciare la scarica elettrica'' che la mamma mi aveva detto non arriva. lei è davanti a me, che mi guarda sorridendo cercando di incoraggiarmi, e appena pochi minuti dopo un fulmine parte dalla mia mano per poi espandersi lungo il ferro della katana. sorrido soddisfatta e la prendo in mano , la rigiro tra le mie mani e poi inizio ad allenarmi, come se l'avessi sempre usata. 

mia madre  mi guarda e mormora

- sono orgogliosa di te. tu sei mia figlia, e non mi vergogno di dirlo , ne di urlarlo. combatti. e se cadi, rialzati. hai capito?

la guardo e mimo un si con la mia testa. 

Anche se non li vedrò , durante il combatt'imento, so che Charlie, la mamma, papà, saranno sempre accanto a me. arrivo in camera mia e prendo il mio quaderno e comincio a disegnare. adoro sentire il rumore della matita mentre corre sul foglio. 

non penso ad un paesaggio in particolare, ma la mia mano scivola disegnando.. un paesaggio giapponese. la mia coscienza non so come , ricorda alcuni paesaggi della Tokyo di molti anni fa, se non secoli. ma non tutte le caratteristiche sono tipiche dell'estremo oriente. altre, arrivano da Barcellona, Porto Rico. i paesi più belli , le città più belle che possano esistere. non le ho mai viste dal vivo, ma ho sempre guardato le foto. dopo un po' quando lo finisco mi alzo e lo appendo al filo sopra al mio letto.

disegnare mi aiuta a pensare. ora so cosa devo fare. 

sarà un allenamento duro, ma io ce la farò. ne sono sicura. 

torno di sotto e  trovo la mamma e papà sulla porta. 

-non ti è passata la voglia di disegnare eh?

-no mamma. sai che mi calma e mi aiuta. 

lei annuisce e sorride. 

-lo so.

-io vado alla sede. mi alleno con più armi, ma anche con questa. soprattutto con questa. 

dico accennando alla spada. annuiscono entrambi e usciamo da casa mia. inizio a correre più che posso e data la mia natura soprannaturale direi che una Ferrari, forse, potrebbe starmi dietro. 

arrivo in palestra e mi guardo attorno.

-sei stato tu?

-si.

i centri su cui mirare sono pronti su ogni traiettoria. persino quelli mobili sono pronti. 

sfilo la mia katana e inizio a maneggiarla con cautela.

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