capitolo tre

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-Jesminda?- mi chiama con la sua vocina esile.

-Charlie ? sei davvero tu? cosa.. cosa sta succedendo?-

-lo sai anche tu che cosa sono, Jes.- mi dice con tono ovvio. 

Ha ragione. so cos'è. ma non riesco a dirlo. non riesco a realizzare che qui davanti a me, c'è un fantasma. il mio migliore amico di dieci anni fa, è sempre stato un fantasma. 

ora capisco. nei giorni di sole, c'è sempre stato ma io non lo vedevo. nei giorni di pioggia, invece per me era li, perché non c'era luce. 

io vedo i fantasmi. 

mi giro e vedo una donna anziana, che poi scompare. 

-sono ancora qui per causa sua, Jes. mi tiene qui. voglio andare con la mia mamma e il mio papà.- mi dice tristemente, indicando la vecchia ormai scomparsa. 

-chi è- chiedo, ma non sono sicura di volerlo scoprire. non ora. sapevo che nella mia famiglia erano morte molte persone. sapevo che mamma, sebbene non me l'avesse mai detto ha delle doti. avevo origliato tempo fa,  quando mamma e papà stavano parlando della nonna, di un ragazzo di nome Tom. poi la mamma  è scoppiata piangere e io sono corsa via. 

ma ora , mi è tutto più chiaro. tutto. comincio a camminare facendo cenno al bambino di seguirmi.  stranamente non ho paura. mi guardo intorno e il mondo mi sembra un po' più diverso. 

-perché quella donna ti tiene qui?-

-perché lei vuole tornare a vivere. e non si può. le regole parlano chiaro.-

-Charlie, posso chiederti una cosa? quanti anni hai?-

-dieci.- risponde solo. non mi guarda e io cerco di guardare com'è davvero.

ha un buco in testa. 

-da quanto? e... come sei..beh,morto?- chiedo abbassando la testa e andandomi a sedere sulla panchina del parco in cui giocavamo.

-dal 1971. vivevamo a Northridge. una notte, appena siamo andati tutti a letto , mi era venuta sete, mi sono alzato per andare a prendere una bottiglietta d'acqua nella stanza accanto a quella dei miei. solo..che ho sentito dei rumori, nella stanza di mamma e papà. sono andato a vedere e appena ho aperto la porta, c'era sangue ovunque. la mamma aveva gli occhi aperti, ma il viso rilassato. e un buco in testa. papà era per terra di fronte ad un uomo. quest'uomo mi ha guardato e senza pensare, mi ha puntato la pistola alla testa. ho provato a scappare, ma appena mi sono girato mi ha sparato, come puoi vedere tu stessa.- 

mi sono sentita morire dentro, ad ogni parola che ha detto. 

-voglio aiutarti, Charlie. voglio aiutarti a tornare dai tuoi.- 

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