L'altro lato

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ROMA, 2050

"Hey Vittoria! Fa attenzione... Ok?"

"D'accordo papà"

Qualche minuto più tardi...

"Andrea, dov'è nostra figlia?"

"Tesoro! È in giardino, sull'altalena, non preoccuparti."

Improvvisamente si udì un forte boato, seguito da una breve ma intensa scossa.

"Cosa sta succedendo?! Andrea nostra figlia!"

"Papàààààà!!!"

"Vittoriaaaa!! Entra in casa subito!!"

"Mamma Papà! Venite a vedere!!"

La piccola Vittoria era come paralizzata, quasi incantata ad osservare quell'immenso bagliore di fuoco che si stava estendendo sempre più, entrambi i suoi genitori uscirono per riportarla frettolosamente dentro, il cielo si fece plumbeo e poi, divenne tutto nero.

Molti anni dopo.

NUOVA WASHINGTON D.C. (Base del nuovo ordine mondiale)

"Battito cardiaco?" "Ristabilito."

"Radioattività?" "Il soggetto presenta una quantità minima ma non nociva."

"Perfetto, mi raccomando avvisare il reparto X del suo risveglio."

"Dottoressa! Sta aprendo gli occhi..."

"Riesce a sentirmi?" "D-Dove mi trovo?"

"Al sicuro signor...?" "X031M Dottoressa."

"Perfetto! Ora si trova al sicuro signor X031M, bentornato alla vita."

"Ma dove mi trovo?? Perché sono legato? Che ci faccio qui??"

"Stia tranquillo... si calmi, questa è solo una formalità, presto le verranno date tutte le risposte che cerca... mi tolga una curiosità, qual è il suo ultimo ricordo?"

"Io... non ricordo nulla..."

"Oh! Benissimo! Ora dobbiamo portarla immediatamente in decontaminazione, sa è stato per un po' di tempo esposto, deve completare la sua terapia."

"Esposto a cosa?!" "Alle radiazioni X031M."

L'inizio della fine. Pensai, mentre attraversavo disteso su un lettino, questo lungo corridoio illuminato da accecanti luci al neon, senza sapere chi fossi, il perché mi trovassi lì, chi erano queste persone.

Chiusi gli occhi, mi concentrai, sentii le urla che provenivano dalla mia testa, erano urla umane, forse chiedevano aiuto? Ma la mia mente era ancora troppo flebile per ricostruire i miei ricordi.

Questa strana dottoressa dai capelli rossi, sempre con il sorriso stampato sul viso, di una tranquillità silenziosa che mi metteva ansia, mi accompagnò per quasi tutto il tragitto. Poi le infermiere ed ella si fermarono davanti ad un'enorme porta che aveva le dimensioni di un hangar, aspettammo qualche minuto e poi si iniziò ad aprire. Dall'altro lato apparvero un gruppo di individui, indossavano delle tute nere, era impossibile persino scrutarne il volto, nascosto dietro un lungo schermo nero, a quel punto la dottoressa disse: "Bene X031M, il nostro percorso finisce qui, il tuo invece è solo all'inizio, ci rivedremo presto." Il tutto condito dal suo solito sorriso fintamente rassicurante.

Questi individui in tuta non pronunciarono nemmeno una parola, così in religioso silenzio attraversai un altro lunghissimo corridoio fino ad arrivare in una stanza, le cui pareti erano ricoperte da piastrelle bianche e brillanti, al centro di questa stanza vi era una postazione, un altro lettino all'apparenza, loro mi presero di forza e mi ci posizionarono. Rimasi nudo e legato, sotto di me il pavimento iniziò ad aprirsi, la postazione invece sprofondava verso il basso, del fumo bianco molto simile a nebbia fuoriusciva invadendo la stanza, loro la sigillarono e mi osservavano attentamente da fuori, attraverso uno schermo, per poi veder dissolvere i loro volti dalla fitta foschia.

Senza nemmeno accorgermene mi ritrovai del tutto immerso in un liquido biancastro, sembrava di essere immersi in una grande tazza piena di latte, in quel momento ebbi molta paura, la mia pelle iniziò a surriscaldarsi e poi a bruciare, il dolore sembrava insopportabile, come se non bastasse la sensazione fu quella di essere ricoperto da miliardi di formiche che avrebbero fatto del tuo corpo il loro banchetto.

Quando riemersi mi accorsi di aver perso qualsiasi tipo di pelo presente sul mio corpo, compresi capelli e sopracciglia, una volta che il pavimento si richiuse e la nebbia dissolse le tute nere iniziarono una serie di analisi, alcune invasive e dolorose, al mio lato destro venne proiettato un ologramma del mio corpo su cui vi erano indicati diversi valori. Potei ascoltare il mio battito cardiaco, chiusi di nuovo gli occhi e in quel momento ebbi un flashback, era molto confuso, potevo ascoltare un battito cardiaco che non era il mio, tenevo stretta la mano di una donna di cui non riscuii a decifrarne il volto, questa donna era incinta. Il dolore dell'ennesima analisi mi fece tornare alla realtà, mi stavano iniettando un altro tipo di liquido, sentii di nuovo il mio corpo in fiamme, piansi.

Dopo non so quante ore di torture, uscii da quella stanza distrutto per approdare in una cella, all'ingresso di essa vi era scritto "Decontaminazione", non avevo ancora idea che quella per diversi anni sarebbe stata la mia nuova dimora, quello che sapevo è che dentro di me iniziò a nascere un forte sentimento di rabbia e di disperazione, in quel momento e dopo quel trattamento mi sentivo un automa, una macchina, il nulla.

Durante gli anni di reclusione, dove io non avevo ancora la minima idea di chi ero, o di chi fossi stato nella mia vita precedente e di come fossi finito in questo posto, conobbi un altro uomo, il mio vicino di cella, comunicavamo attraverso una fessura tra le due celle, anche lui era stato contaminato dalle radiazioni seppur in forma lieve, con lui instaurai un rapporto di amicizia e fiducia, era uno scienziato inglese, Tomas Collins. Nella sua precedente vita era un astrofisico, aveva pochissimi e frammentati ricordi anche lui, mi raccontò di come avesse captato che in realtà le nazioni non esisterebbero più, distrutte da un conflitto nucleare e di come il governo americano abbia salvato più persone possibili ma non lo sapeva con esattezza... "Sono dicerie...". Lui a differenza mia, aveva speranza, lo si poteva capire dalle sue parole, provava a diffondermela ogni giorno anche se io avevo perso la voglia di credere (o forse non l'ho mai avuta pensai), che qualcosa di buono sarebbe successo.

Mi sono sempre chiesto da dove provenisse questa sua positività, inizialmente non gli diedi molta considerazione, ero preso dai miei problemi esistenziali e dal capire chi fossi, Tomas mi parlava sempre di viaggi nel tempo e di come fosse arrivato, soltanto grazie al continuo pensare che le celle di decontaminazione ti offrono, ad una possibile soluzione per creare una macchina del tempo.

Fu in quel momento che capii che la sua speranza era legata a doppio filo con questa idea del viaggio nel tempo, io personalmente quando lui mi illustrò a voce ovviamente i suoi calcoli e le sue intuizioni fui molto scettico, anzi, arrivai a dubitare della sanità mentale di Collins.

Il tempo scorreva velocemente e trascorsero ben due anni dal mio risveglio, questo era quello che riuscii a captare dall'esterno... Un giorno sentii le tute nere avvicinarsi, era giunto il momento per Tomas di lasciare la cella di decontaminazione, quando aprirono ed entrarono nella cella per prelevarlo, lo scienziato esclamò "Andrea, la tua poca fede è stata per me fonte di ispirazione, non so dove mi porteranno, che cosa farò d'ora in poi, non so nemmeno se vivrò, ma ti prometto che se ne avrò la possibilità, impiegherò tutto me stesso per realizzare il mio sogno, ci riuscirò così bene che dovrai ricrederti... ricorda, ognuno di noi ha diritto ad una seconda possibilità."

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⏰ पिछला अद्यतन: Oct 04, 2017 ⏰

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