2150 : Il Risveglio

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Washington D.C. 18 maggio 2150

"Sta riprendendo conoscenza, tenetela sveglia... mi sente? Signora riesce a sentirmi?!"

Aprii lentamente gli occhi, la mia vista era ancora offuscata ma capii di essere sdraiata su un lettino, davanti a me si materializzò una strana ombra, era un'infermiera, aveva un viso dolce e paffuto, capelli arancioni, bassa ed in carne, dai modi gentili, possedeva inoltre una voce molto rassicurante con cui mi disse, "Bentornata... anzi... Benvenuta nel nuovo mondo, avverte particolari dolori o fastidi?", "Mi sento molto confusa, non mi ricordo chi sono e dove mi trovo" l'infermiera sempre con il sorriso stampato sul volto mi disse, "Ohh signorina è normalissimo, le ricordo che ha dormito per ben cento anni esatti! Si trova nell'ospedale sotterraneo della città, qualche suo ricordo si sarà probabilmente cancellato," per poi allontanarsi. La mia vista tornò alla normalità, provai ad alzarmi dal lettino e tirai indietro la tenda verde che circondava il mio lettino, osservai questo immenso hangar di cemento armato e luci al neon con centinaia e centinaia di lettini stipati in ordine e delimitati da quelle tende verde scuro, questa immagine mi procurò una sensazione d'inquietudine.

L'infermiera tornò con delle strane carte e mi disse, "Eccomi qua! Le sono andata a prendere i suoi nuovi certificati anagrafici, dovrà mettere qualche firma... ovviamente si ricorda ancora come si scrive? Aha!" Ero ancora parecchio confusa, con tutte quelle scritte i miei occhi si incrociavano di nuovo, sopra ad ogni foglio però, c'era riportato in grassetto un codice particolare, X210, chiesi all'infermiera spiegazioni, "Cosa significano queste lettere e questi numeri??" La risposta non tardò ad arrivare, "Bhè vede signorina... quello è il suo nuovo nome, ovvero l'abbreviazione del suo codice identificativo che le è stato tatuato sul braccio destro prima del suo risveglio."

Abbassai lo sguardo sul mio braccio, non mi ero accorta di quel tatuaggio, provai invano a strofinare la mano su quel tatuaggio che ovviamente non si tolse, questo mi rese ancora più nervosa, mi faceva sentire catalogata tant'è che presa dall'ansia alzai il mio tono di voce ed esclamai, "Ho bisogno di sapere spiegazioni!! Adesso per cortesia!" La signora sempre con estrema pacatezza rispose, "Certamente! Il dottore sarà lieto di riceverla, però prima che ne dice di darsi una sistemata, ha dei capelli così belli... " Delle giovani assistenti mi condussero in dei grandi spogliatoi, li potei lavarmi e vestirmi, mi diedero da indossare un'uniforme militare, color grigio, non ricordavo più quanto fosse piacevole la sensazione dell'acqua calda che ti scivola sulla pelle. Uscita dalle docce, mi misi di fronte al grande specchio presente nello spogliatoio, non ricordavo come fossi prima di risvegliarmi qui, però, notai, accarezzandomi il viso e alcune parti del mio corpo, la presenza di strane e sottili cicatrici, non riuscivo a capire cosa mi fosse successo...

All'uscita degli spogliatoi, fuori ad attendermi c'era un'altra infermiera che mi disse, "X210 è arrivato il momento di controllare le sue condizioni psico fisiche, il dottor X050 la sta aspettando."

Entrai in questo studio, non lontano dalla grande sala ricoveri, lì, ad attendermi, c'era un'elegante signore di mezza età, alto e con dei lunghi capelli bianchi, "Agente X210, è un piacere incontrarla, prego si sieda," appena mi sedetti il dottore iniziò a fissarmi come se non avesse mai visto una persona dell'altro sesso, mi fissò per ben 2 minuti esatti mentre con le dita giocava con una matita, silenziosamente esclamò, "Ottimo lavoro..." A quel punto gli domandai, "Dottore, perché mi trovo qui? A che genere di visita dovrei essere sottoposta?", a quel punto il dottore rispose, "Ah si giusto! la visita... Bene, come si sente?" Risposi, "A parte il fatto che non riesca a ricordarmi più chi sono ed essermi ritrovata tatuato un codice sul braccio, mi sento bene..." Il dottore rispose, "Vede X210, deve sapere che lei come quasi l'intera popolazione mondiale è rimasta in una fase denominata di 'biostasi' per più di un secolo, ovvero il suo corpo è stato conservato a temperature bassissime. Da come ho avuto modo di constatare su moltissimi pazienti da me visitati sin dal grande risveglio fino ad oggi, maggiore è stato il periodo di tempo in cui il corpo ma soprattutto il cervello umano viene tenuto in crioconservazione, maggiori sono le probabilità che la persona al suo risveglio abbia perso dai venti ai trent'anni di ricordi." Continuò aggiungendo, "Gli scienziati, i medici come il sottoscritto si sono ritrovati a fronteggiare questo imprevedibile effetto collaterale che non era stato nemmeno vagamente ipotizzato, sa che nessun essere umano che si è risvegliato dalla biostasi ha ricordato il proprio nome? È sconcertante! Il nuovo governo centrale appena instaurato, venne a conoscenza di questo fatto e invece di provare a cambiare le cose prese la palla al balzo per azzerare l'umanità, grazie ai codici identificativi di cui lei adesso prova timore, ma che prima dell'ibernazione si è fatta tatuare come tutti, hanno elaborato una forma abbreviata che adesso noi utilizziamo come nome... tutto quello che apparteneva al suo passato compreso il suo vero nome e cognome in questo mondo non servono più." Sotto shock dopo la spiegazione del dottore ma meno confusa cercai un ultimo chiarimento, "Dottore quindi lei mi sta dicendo che non potrò mai più riavere indietro i miei ricordi?" egli rispose, "Esatto! Non esiste cura o metodo che possa farli riavere indietro, nemmeno l'ipnosi che molti fanatici del vecchio mondo hanno stupidamente provato ad applicare, non c'è cosa migliore di avere una seconda possibilità con la vita, X210 oggi lei è nata una seconda volta è di nuovo un foglio bianco su cui posso essere riscritti dei nuovi ricordi, per questo le auguro una buona nuova vita e faccia buon uso del suo libero arbitrio."

Con quest'ultima frase il dottore mi congedò dallo studio, nessun test nessun check-up mentale niente di niente, solo parole in quel momento molto importanti, ma l'aver sottovalutato le mie effettive potenzialità si rivelerà un grosso errore...

Rimasi sconcertata dalle sue parole, continuava a tornarmi in mente quel suo pensiero espresso ad alta voce, quell'ottimo lavoro, a cosa si stava riferendo...

Ad attendermi fuori dallo studio due uomini in uniforme vennero verso di me, erano militari statunitensi uno di loro disse, "Per ordine del generale della difesa X005 è pregata di seguirci!" "Un colonnello della difesa... cosa avrebbe voluto mai da me?" Pensai, in quella circostanza e sopraffatta anche dalla curiosità di capire dove mi trovassi decisi di seguirli. Uscimmo dall'area dell'ospedale, pur rimanendo nel sottosuolo, iniziai a comprendere di essermi svegliata in una vera e propria città sotterranea, c'erano moltissime persone che camminavano frettolosamente per chissà dove andare ognuna di loro indossava la mia stessa tuta grigia, quel vestiario s'intonava perfettamente con le pareti in cemento armato, era tutto così perfettamente uguale ed omologato, mi venne un po' di tristezza.

Dopo diversi chilometri iniziammo ad entrare nella zona militare, erano molti i cartelli appesi sulle pareti che avvertivano i cittadini, di non avvicinarsi a questo enorme portone marrone su cui in bianco c'era scritto, 'United States Army'. Oltre ai cartelloni di avvertimento c'erano telecamere ovunque, infatti il portone si aprì pochi secondi dopo il nostro arrivo ma solo in parte, dopo averlo oltrepassato, davanti a me si prefigurò un lunghissimo corridoio illuminato da flebili lucine che ci condussero ad una porta rossa, era l'entrata di un ascensore. Il particolare che mi balzò subito all'occhio fu l'assenza di pulsanti che indirizzavano l'ascensore a salire verso l'alto, quindi verso la superficie, ma soltanto pulsanti che andavano dal piano meno uno al meno venticinque e il soldato premette proprio l'ultimo tasto, mi preparavo a scendere verso l'ignoto...


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