Piano d'azione

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Manhattan, 27 giugno 2015

Non ero più il solo al mondo, un'altra persona come me, era intrappolata in questa assurda situazione e insieme a lei, era giunto il momento di capire cosa ci stava succedendo. Dovevamo assolutamente trovare delle risposte a questo nostro problema che, ogni giorno e con sempre più frequenza, generava nuovi ed invadenti effetti collaterali. Decidemmo così di pianificare, un vero e proprio piano d'azione.

Ma per progettare al meglio questo nostro piano, era opportuno che non ci fossero condizionamenti esterni, doveva essere una questione che comprendeva solo Andrea e Alexandra, per questo decisi di far tornare a casa la mia famiglia.

Fu una brutta giornata quella. Tirava un forte vento, il cielo era cupo e l'atmosfera era triste, d'altronde sapevamo entrambi, sia io, che la mia famiglia, che quello sarebbe stato un addio. Alexandra ci accompagnò all'aeroporto, lei più di tutti comprendeva perfettamente il momento di dolore che stavo attraversando, per questo decise di rimanermi accanto, iniziai salutando per primo mio padre, ci fu un abbraccio molto intenso ma condito da poche parole, giusto per non modificare anche in un giorno come questo, le nostre abitudini caratteriali. Seguì poi un abbraccio anche con mio fratello, era anch'esso molto giù di morale, in lontananza mia madre, era visibilmente entrata in uno stato di forte commozione, fu per lei un momento straziante... Mi corse vicino e mi strinse molto forte. Ne scaturì un abbraccio lunghissimo, pochi minuti prima che partissero mi fermai in una di quelle cabine dove si scattavano le foto tessere, le feci un piccolo dono, presi la sua mano e le consegnai delle mie foto sorridenti come piacevano a lei, ella mi guardò negli occhi e disse, "Sappi Andrea... che se tutto dovesse andare male, il mio amore per te, sarà così forte da far rimanere il tuo ricordo vivo nel mio cuore... per sempre!" E se anche mia madre era così pessimista, allora la situazione era veramente seria.

Il mio stato d'animo era ridotto a brandelli, ma al destino o al fato, dipende dalle interpretazioni poco importava, continuavano a prendersi gioco di me. Lo scorrere incessante del tempo iniziò a rallentare ma non si bloccò come le ultime volte, tornò a farmi visita l'effetto slow motion, ormai è così che lo avevo denominato. Peccato però, che venne a farmi visita nel momento peggiore, ovvero quando i miei si stavano dirigendo verso l'imbarco, dovetti assistere a questa scena d'addio che sembrava non finire mai. Mia madre si girò un'ultima volta verso di me, osservai attentamente il suo volto e notai la sua espressione cambiare, da un triste sorriso ad un'espressione algida e fredda, come se guardasse uno sconosciuto. Il tempo ricominciò a scorrere normalmente, lì mi accorsi che Maria, mia madre, si dimenticò per sempre di me.

Quella fu l'ultima volta in cui interagii con i miei genitori, come cenere al vento i loro ricordi su di me svanirono, questo era quello che mi faceva più rabbia, una tale forza, malvagia aggiungerei, in grado di dissolvere nell'aeree una delle percezioni astratte più potenti su questo pianeta... ovvero la memoria.

Il tempo atmosferico, almeno quello, andava di pari passo con il mio umore, infatti, al nostro rientro dall'aeroporto, scoppiò un violento temporale. Non ebbi nemmeno il tempo di elaborare quella che per me venne considerata come una vera e propria perdita affettiva, dovevamo subito iniziare ad escogitare qualcosa, questo mi aiutò a distrarmi.

Da dove partire? Pensammo di provare a rivolgerci a qualche istituzione? Ma a quale? Correvamo il serio rischio di passare per ragazzi insani di mente, decidemmo quindi, visto anche gli scarsi risultati che ottenni a Roma, di escludere il servizio sanitario nazionale. Troppo rischioso...

Alexandra pensò a voce alta, "Dove porterebbero due casi così strani e inspiegabili come noi? Non potrebbero mai negare l'evidenza... I nostri effetti sono tangibili". "Bingo!" urlai! L'unico modo per capire cosa ci stava capitando davvero, era quello di essere studiati, ma non da semplici medici, dovevamo essere esaminati da persone che avevano a che fare con situazioni sconosciute alla scienza e alla medicina, le uniche persone che trattano questi casi sono, i servizi segreti nazionali, o L'F.B.I.

I Senza TempoWhere stories live. Discover now