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Quando apro gli occhi la prima cosa che mi fa pentire di essermi svegliata è il gran mal di testa.
«Ma che diavolo...» sussurro e immediatamente un volto riccioluto fa capolino davanti a me.
«Señores, la ragazza si è svegliata.» Annuncia Leo e immediatamente mia madre corre ad abbracciarmi.
Io affondo nel suo giacchetto di pelle e mi crogiolo annusando i suoi capelli, anche se sanno di erba e fumo.
«Mamma, pensavo che tu fossi morta...» Cerco di alzarmi e di mettermi seduta sul divano del soggiorno. Mi accorgo che davanti a me ci sono Leo e Jason e soprendentemente anche la mia sorellina, Marie, che non appena mi vede si tuffa sul mio corpo e mi stringe come se fossi un peluche.
«Chiara! -esclama lei- Sei viva!»
Io ridacchio, accarezzandole la schiena. «Certo che sono viva, non potrei mai lasciarti.»
Allo stesso modo, il mio gatto sale sulle mie ginocchia e miagola ripetutemente, facendomi capire che anche lui è felice che io sia ancora in vita.
I due semidei davanti a me guardano la scena con un pizzico di malinconia.
Quando Marie si stacca dal mio corpo fisso mia madre, in cerca di spiegazioni. «Mamma, so che può sembrare pazzo ma...»
Lei mi ferma prima che io possa continuare. «Lo so cosa è appena successo tesoro, e no. Non sei pazza. Quella viverna mi aveva presa in ostaggio perchè voleva te. Questo è successo perchè sei speciale Chiara, ma questo ha delle conseguenze.»
Le sue parole per me non hanno senso. Vuol dire che lei era a conoscenza di tutto questo? Per quanto me lo ha nascosto?
Sto per continuare a chiedere delle spiegazioni, ma lei mi interrompe subito, cominciando a parlare con i due ragazzi. «E' stato molto coraggioso da parte vostra venire fin qui. Sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma non ero sicura di quando. Jason, Leo, sarete stanchi e affamati. Lasciate che vi offra la cena e un posto caldo per dormire.»
Le parole di mia madre sembrano oro colato per i due ragazzi, che annuiscono immediatamente e ringraziano svariate volte.
Tutti quanti si avviano verso la cucina, come se nelle ultime ore non fosse successo niente, mentre io invece non riesco ancora a mandare giù questa storia.
Rimango seduta sul divano, guardando il vuoto. Non riesco a provare niente, se non un forte senso di disagio e sconforto.
All'improvviso Leo fa capolino dalla porta della cucina e si avvicina a me con cautela, come se fossi un cane abbandonato e pronta a morderlo da un momento all'altro.
«Ehi.» Mi saluta, sedendosi di fianco a me.
Faccio finta che le macchie di olio che ha lasciato sul cuscino non siano le sue, quando mamma le vedrà andrà su tutte le furie che in confronto il drago di prima era un barboncino.
«Ehi!» ricambio, cercando di fargli un sorriso, ma fallisco.
«So cosa stai provando. Aspetta, mi capisci vero?»
Annuisco. «Si, me la cavo con l'inglese. Non preoccuparti.»
Ora che gli sto così vicino mi accorgo che il ricciolino ha degli occhi color nocciola, e puzza di benzina.
«Fantastico. Pensavo che avresti parlato con Jason fino all'arrivo al Campo Mezzosangue.»
Io non dico nulla, anche perchè di questo Campo Mezzosangue non ne voglio sentir parlare.
«Comunque dicevo, so cosa stai provando. Disagio, profondo disagio. Questa è casa tua, la tua fonte di sicurezza, e noi te l'abbiamo distrutta.»
«Hai ragione, siete proprio dei guastafeste.» Ribatto, trattenendo un sorrisetto sulle labbra.
Non aspettandosi questa risposta, Leo rimane impassibile, per poi scoppiare a ridere.
«Anche tu ti sei sentito così...spaesato? Senza un punto di riferimento? Come se stessi per perdere tutte le persone che ami?»
Lui annuisce, per poi incupirsi.
«Ho detto qualcosa di male?»
Lui alza il capo, e si toglie dalla faccia quell'espressione crucciata. «No, ho solo una fame tremenda. Il tuo panino prima era solo la merenda.» E mi fa l'occhiolino.
Leo si alza dal divano e mi tende una mano, per aiutarmi a mettermi in piedi. «Non posso assicurarti che d'ora in poi sarai al sicuro, che non dovrai lottare per la tua stessa vita, che non dovrai scontrarti con dei mostri, che non dovrai subirti le pallose raccomandazioni di Chirone, ma se sarai insieme a me, ti posso assicurare che sarà tutto molto divertente.»
Che egocentrico, ma questo ragazzo comincia a starmi simpatico.
«Afferrato, candelabro.» Gli afferro la mano e mi metto in piedi, rispondendogli questa volta in italiano, cosicchè lui non possa capire la mia battuta.
«Candelabro? Che vuol dire?»
«Non avevi detto che lo spagnolo e l'italiano si somigliavano?» ed entro in cucina, raggiungendo gli altri.
La serata fila liscia, e mia madre è al settimo cielo perchè Leo le ha sistemato il rubinetto che perdeva.
«Signora, non c'è nulla che Leo Valdez non possa aggiustare.» E diciendo ciò, fa roteare tra le mani un paio di chiavi inglesi, come se fossero delle pistole nel Farwest.
«Oh dei, questa pasta al pesto è una delle cose più buone che io abbia mai mangiato.» Jason sta guardando il suo piatto di pasta come se fosse l'amore della sua vita, e non ha tutti i torti. La pasta al pesto è la pasta al pesto.
«Lo sai che è il mio piatto preferito?» chiede mia sorella al biondino, e lui in risposta le batte un cinque, in segno di rispetto.
Anche Leo sembra gradire, chiedendo il bis.
Io invece a malapena tocco cibo, e mia madre se ne accorge. «Chiara, tutto bene?»
Si, tutto a meraviglia. Ho appena ucciso un drago, ho scoperto di essere una semidea, uno dei miei genitori non è un mio genitore, e devo partire per gli Stati Uniti per andare in un posto dove molto probabilmente si corre e ci si allena. Sto alla grande.
A quanto pare il mio non rispondere è più eloquente di qualsiasi altra cosa, e mia madre sospira, facendo tutti smettere di mangiare.
«Tesoro, è complicato. Non posso dirti molto, ma quello che posso dire è che io sono la tua vera mamma.»
«E chi è suo padre? Scommetto che è Ade, in camera sua c'è un poster dei My Chemical Romance.» Esclama Leo, ma Jason gli tira una gomitata per farlo tacere.
Cosa c'entra Ade con i My Chemical Romance?
«Non posso dirlo.» Risponde semplicemente mia madre. Che cosa?
«Ho fatto un giuramento. Non posso rivelare niente, sarà la cerimonia di riconoscimento che le darà la risposta. Chiara è più di una semidea, è molto speciale e ho sempre cercato di tenerla lontano da...voi, dal vostro mondo.» Continua lei, parlando per lo più a Leo e Jason. «Senza offesa, naturalmente.»
«Oh non si preoccupi, mi hanno detto di peggio.» Risponde Leo, con la bocca piena di pasta.
«Quindi l'hai sempre saputo, mi hai tenuto nascosta una cosa del genere per vent'anni! Per quanto ancora pensavi di non dirmelo?» La mia voce trasuda frustazione, ma non posso farci niente.
Fisso il volto di mia madre, segnato da qualche ferita per quello che è successo prima, e non riesco a tenerle il broncio.
«Sapevo che prima o poi qualcuno sarebbe venuto a prenderti, per mostrarti quello che realmente sei, per questo tengo sempre di riserva quelle valige che hai visto questo pomeriggio. Non te l'ho mai detto perchè conosco quel mondo, e non volevo quella vita per te. Non volevo che rischiassi di perdere la tua gioventù perchè qualche dio dell'Olimpo faceva i capricci. Volevo darti la possibilità di scegliere che vita vivere.»
«Papà lo sa?» Chiedo.
«No. Sai che è un tipo piuttosto complicato, sarebbe un bel colpo per lui sapere di tutto questo.» Risponde cauta mia madre.
«E io? E io? Ho anche io un genitore dell'Olimpo?» Chiede Marie, come se fosse la cosa più fica della terra.
Mia madre le sorride dolcemente, accarezzandole il mento. «No tesoro, tu sei umana.»
Marie ci rimane male, ma sono sicura che le passerà.
Improvvisamente per tutta la cucina cala un silenzio di tomba, e la tensione la si palpa con le mani.
Mi alzo dal tavolo e chiedo di restare per un po' da sola. Loro non fanno pressioni, così me ne vado in camera mia, seguita dal mio gatto.
Quando mi accascio sul letto, mi ricordo di avere ancora un cellulare. Quando lo sblocco, trovo un centinaio di notifiche tra chiamate perse e messaggi non letti.
Leggendoli uno ad uno mi rendo conto che mia madre aveva annullato la mia festa di compleanno una decina di minuti prima che venisse attaccata dalla viverna e tutti si sono chiesti il perchè, pensando al peggio. E non avevano tutti i torti.
C'è chi addirittura mi ha creduta morta, e mi ha lasciato un addio sulla mia pagina Facebook.
Rispondo solo agli amici più stretti, scrivendo che sto bene e che i miei mi hanno regalato un viaggio per gli Stati Uniti. Il mio è uno pseudo addio, perchè non ho la più pallida idea di quando tornerò.
Decido di farmi una doccia e di mettermi addosso dei vestiti puliti, e non appena tocco il cuscino con la testa, crollo in un sonno profondo.

Avrei potuto dormire molto di più se Leo non si fosse catapultato nella mia stanza e non avesse cominciato a urlare parole in inglese a casaccio.
«Buenos dias! Non vorrei essere brusco, ma ci stanno attaccando.»
I miei occhi ora sono spalancati e mi alzo di scatto dal letto. «Che cosa?»
«Oh nulla di cui preoccuparsi, ci sono delle arpie nel tuo giardino.»
Corro immediatamente al piano terra, e vedo mia madre afferrare un arco e delle frecce da sotto il divano del salotto.
Quel coso è sempre stato lì? Se lo avessi saputo prima lo avrei usato per cambiare canale in tv.
«Buongiorno tesoro, ti ho messo tutto quello che ti serve nella macchina di tuo padre. Tu, Leo e Jason dovete andarvene, subito.»
Dov'è finita quella madre che "ti ho nascosto tutto perchè volevo che scegliessi"?
«Cosa? Non se ne parla!»
Nel frattempo anche mia sorella Marie si è svegliata e ora sta correndo giù per le scale, emozionata dalla lotta.
Mia madre comincia a scagliare una freccia dopo l'altra, centrando un mostro ad ogni tiro.
«Si mamma! Vai così! Piu! Piu! Piu!» Esclama mia sorella.
Vorrei avere lo stesso entusiasmo di Marie.
«Chiara, non c'è tempo da perdere. Dovete andare all'aereoporto, subito. Nella macchina troverai i soldi e le valige. -fa una pausa- E che diavolo, potete almeno smettere di mangiarmi i fiori? Ci ho messo mesi a farli crescere!» Strilla mia madre.
Io presa dal panico faccio quello che mi ha detto, e ritorno in camera mia, recuperando tutte le cose che mi capitano a tiro. Leo e Jason nel frattempo aiutano mia madre a debellare quegli uccellacci con la testa umanoide, finchè non annucio di essere pronta.
Mia madre chiude la porta d'entrata, e corre verso il garage; noi la seguiamo come se fossimo dei pulcini appena nati.
I due ragazzi entrano in auto, ma prima che possa farlo anche io, mi volto verso mia madre e mia sorella, che mi fissano piuttosto stravolte.
«Mamma...io....»
Lei non dice nulla, ma mi avvolge in un abbraccio. «Shh, andrà tutto bene. Noi staremo bene. Potrai parlarmi quando vuoi, con i messaggi Iride. Chiedi a Chirone come funzionano. Ti voglio bene.»
«Anche io ti voglio bene.» Sussurro, trattenendo le lacrime.
Dal salotto sentiamo improvvisamente dei vetri rompersi, e non ci vuole un genio per capire che le arpie sono entrate in casa.
«Salutatemi papà.» Dico con le lacrima agli occhi. Abbraccio velocemente mia sorella, e mi metto in auto, nel posto guida.
«E' la macchina di tuo padre, questa?» chiede Leo.
«Si.»
«E lui lo sa?»
«Oh credo proprio di no. Ma guardiamo il lato positivo: quando lo scoprirà io sarò oltre oceano.»
«Sai guidare, spero?» Mi chiede Jason, che a quanto pare è riuscito ad accaparrarsi il posto davanti. Leo è nei sedili posteriori, e sta maneggiando qualcosa con il suo borsellino giallo. Mi accorgo che si è anche cambiato di vestiti, ma non capisco dove li abbia trovati.
«Certo che so guidare.»
«E allora vai più veloce che puoi, le arpie capiranno in frettta che non sei più qui.»
«Perchè ricevo tutta questa attenzione dai mostri e non dai ragazzi?» Sussurro tra me e me, e dopo di ciò, premo sull'accelleratore ed esco dal garage.
«Non vi pare anche a voi una grandiosa giornata?» Esclama Leo non appena usciamo dal vialetto, cercando di seminare qualche uccellaccio che non è riuscito ad entrare in casa mia.

Dopo una mezz'oretta riesco a seminare le arpie e mi immetto nell'autostrada che porta all'aeroporto.
«Siamo sicuri che volare sia una buona idea?» Chiedo, viste le ultime esperienze.
«Sono il figlio di Giove, certo che volare è una buona idea. Adoro gli aerei.» Risponde Jason come se lo avessi quasi offeso.
«Ragazzi, ho trovato un test su internet che ti dice quale genitore divino hai! Facciamolo!» Leo è ancora seduto nei sedili posteriori, con le gambe appoggiate al finestrino.
«Leo! I cellulari! Non li possiamo usare!» Lo rimprovera Jason con un tono da padre autoritario.
«Questo non è un cellulare, è un nuovo aggeggio che sto progettando. Assomiglia ad un telefono, ma non può telefonare nè mandare messaggi. Usa una linea internet appena progettata da me, e va a dracme. Oh, se sono un genio.» Fa una pausa. «COMUNQUE. Prima domanda: cosa ti piace fare nel weekend?»
Io e Jason esclamiamo in unisono un "noooo" sonoro, ma ormai Leo è partito per la tangente.
«Risposta A: scagliare un fulmine ai tuoi peggior nemici. Risposta B: inondare la tua vecchia scuola elementare dove una volta ti hanno rovesciato il budino nelle mutante. Risposta C: innaffiare il tuo orticello come un contadino modello. Risposta D: ascoltare musica al massimo del volume lanciando frecce come allenamento pomeridiano.»
«Posso lasciarlo in mezzo alla strada?» Chiedo a Jason, con un tono serio.
«Qui non è illegale lasciare gli animali domestici per strada?»
«Ehi! Io ancora sono qui, per vostra informazione.» Esclama Leo, fingendosi offeso. «Comunque la mia risposta è la B. E la vostra?»

L'ultimo dei reWhere stories live. Discover now