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Nel momento in cui Nico ha spiegato come funzionano i viaggi nell'Oltretomba ho deciso che per me era troppo.
Sono uscita dalla sala principale e mi sono rifugiata nella mensa, ormai vuota, e mi sono seduta sul primo tavolo che mi è capitato.
Sento l'enorme bisogno di stare da sola, e pensare. Se sette giorni fa ero una normalissima ragazza che stava organizzando la sua festa di compleanno, ora sono una semidea figlia di Apollo che deve sconfiggere non il primo nemico che capita, ma uno dei sette re di Roma!
Se la mia ex professoressa di storia lo sapesse penso che sverrebbe.
Ripenso a tutto quello che mi è successo finora, e mi soffermo, tra le altre cose, sulle parole di Atena. Io posso spostare gli oggetti! Perché non ci ho mai provato prima?
Ah si, perché mi hanno affidato una missione suicida.
Afferro in mano un cucchiaino e lo poso davanti a me. Will non doveva prendere la mia voce come arma, ma la mia mente.
Chiudo gli occhi, e mi concentro. In questi casi non so molto bene come comportarmi, né a cosa pensare di preciso; penso solo che quel cucchiaio debba spostarsi di qualche centimetro.
Quando apro gli occhi rimango colpita da me stessa: la posata è effettivamente più lontana da me.
Un'improvvisa euforia mi fa saltare sulla sedia, mi sembra di essere una di quelle streghe alle prime armi che si vedono in TV.
Continuo a provarci per una buona mezz'ora, e alla fine riesco addirittura a portare una mela vicino a me, spostandola in aria.
«Oh tesoro, vedo che alla fine ti hanno detto tutto.» Sento improvvisamente una voce femminile rompere la mia quiete, e per lo spavento la mela mi cade addosso, colpendomi la fronte. Ahia.
Quella voce potrei riconoscerla ovunque. Mi giro di scatto, alzandomi dal tavolo, ma non vedo nessuno.
«Tesoro, da questa parte.»
«Mamma?»
Mi giro nuovamente, ma non vedo nessuno intorno a me. Sto avendo le allucinazioni?
«Chiara, alza la testa.» Faccio quello che mi dice mia madre, e per un momento rimango paralizzata sul posto.
Davanti a me c'è un piccolo arcobaleno scintillante, con al centro il suo viso.
Okay, forse devo smetterla di mangiare quella torta alla mattina, quella polvere bianca sopra a quanto pare non è zucchero a velo.
«Chiara, è così bello vederti. Stai bene?»
«Mamma? Io bene ma...Perché sei in un arcobaleno?»
«Perché l'ho pagato per sette dracme. Le tariffe per le telefonate oltreoceano sono aumentate così tanto che ormai i vecchi tempi sono finiti.»
Io rimango in silenzio, continuando a non capire. «Ho attivato un messaggio Iride, tesoro. È così che i semidei al Campo Mezzosangue comunicano tra di loro.»
Cominciano a mancarmi Facebook e Twitter.
Alla vista di mia madre sorridermi le lacrime cominciano a scendermi prepotentemente dagli occhi. «Mamma, qui è tutto così...»
«Diverso? Spaventoso? Senza senso? Lo so, tesoro. È per questo che non volevo che ti unissi a quella banda di pazzoidi. Senza offesa per Chirone, ovviamente.»
«Mi hanno preso per una missione per sconfiggere l'ultimo re di Roma. -Butto lì, come se fosse nulla di che- Apollo mi ha riconosciuta e Atena mi ha detto che stava con lo zio, e per questo mi ha fatto un dono. Mi sono imbattuta con dei mostri, dei fasci di luce escono dalle mie mani ogni volta che sono arrabbiata, e un ragazzo del Campo Giove è appena morto.»
Mia madre rimane in silenzio per un po', riflettendo. Il suo viso viene riflesso nell'arcobaleno, e non penso che potrò mai vedere una cosa più bella.
«Guarda il lato positivo, se sconfiggi Tarquinio puoi metterlo nel curriculum.»
«Mamma!» Lei ride, e non posso fare a meno di farlo anche io.
«Tesoro, non posso dirti le cose che vorresti sentire. Ormai hai scoperto chi sei veramente e non puoi tornare indietro. Ma se mantieni quella testardaggine che ti ha caratterizzata fino ad ora, puoi affrontare tutto.»
Sto per risponderle, quando i colori dell'arcobaleno cominciano ad affievolirsi.
«Tempo rimanente: venti secondi.» Annuncia una voce meccanica.
«Ora devo andare, ti porto i saluti di tutti quanti. Ricordati, ti voglio bene!» Riesce a dire mia madre prima che il messaggio scompaia.
«Ti voglio bene anche io.» Sussurro, anche se non può più sentirmi.
Mi siedo di nuovo in una delle sedie del tavolo, e sospiro.
«Ti manca casa, non è vero?»
Una ragazza con dei lunghi capelli rossi e una maglietta verde si avvicina a me, con un passo molto silenzioso e graziato.
«Oddio ti prego, se è Chirone a mandarti non ho nessuna intenzione di ritornare alla Casa Grande.»
Lei ridacchia. «No, tranquilla. Io sono Rachel, piacere.»
«Io sono Chiara, la matricola.»
«Oh, so benissimo chi sei. Ti conosco prima che tu ti presentassi qui.»
Cosa? «E come? Sei figlia di qualche strano dio veggente?»
«Peggio, sono l'Oracolo di Delfi.» Ah.
«E lo strano dio veggente è tuo padre.» Finisce lei, continuando a ridere. «Apollo è anche il dio delle profezie.»
«Da quello che ho capito Apollo è il dio di un miliardo di cose. Non mi sorprenderei se fosse anche il dio delle focaccine.»
«Sei sempre stata l'Oracolo? Cioè, voglio dire... quanti anni hai? Tremila? Se è così li porti piuttosto bene.»
«A dire il vero no, non sempre stata l'Oracolo. Io ero una umana normalissima.»
«Vuoi dire che non eri una semidea?»2
«Negativo. -Mi sorride lei- Io ero proprio come te.»
Non mi pare neanche vero trovare una persona quasi simile alla me di una settimana fa. Dall'emozione potrei piangere.
«Capisco come tu ti senta. Senza volerlo ho ascoltato la tua conversazione con tua madre, e mi sono sentita molto vicino a te. Anche a me manca la mia vita di prima, ma poi penso che tutto questo sia...speciale. Mi sento onorata a far parte di questo mondo.»
«Io ne sono solo terrorizzata.»
«Certo, è normale. Ma pensaci, chi si può vantare di avere come padre un dio dell'Olimpo? Di poter spostare le cose con la mente? Di conoscere uno come Chirone, lo stesso centauro che ha addestrato eroi leggendari come Achille e Teseo?»
«Si, ma loro erano Achille e Teseo. Io sono solo Chiara, e credimi, in Italia ce ne sono tante.»
«Sono sicura che anche tu te la caverai alla grande, e te lo dico come Rachel, non come Oracolo.»
Mi rigiro sulla sedia, cercando di trovare una posizione comoda. Intanto la sera sta calando velocemente, e i grilli cominciano a cantare.
«Trovo inconcepibile mandare una come me in una missione del genere. Leo e Jason mi hanno raccontato le loro avventure, mi hanno raccontato di Percy e di Annabeth e di come loro siano gli eroi del Campo. Io sono completamente impreparata! Tutto quello che so fare è muovere un cucchiaio.»
Rachel prende in mano la mela che pochi minuti fa mi era caduta, e comincia a giocarci.
«Dell'antica Roma è il nuovo problema,
l'ultimo e il più terribile riconquisterà il diadema,
il fuoco di Estia è la chiave della distruzione o della salvezza,
solo un semidio della stessa stirpe sarà all'altezza.
Quattro sono i punti focali,
solo con essi la dea tornerà a spiegare le ali,
Poco tempo rimane alla luce,
prima che il fuoco trasformi il re in duce.»

Rimango a bocca aperta, non sapendo cosa dire.
«È la profezia che ho detto pochi giorni prima che tu arrivassi. È chiaro che sei tu la luce che impedirà a Tarquinio il Superbo di rubare il fuoco di Estia e distruggere tutto ciò che noi conosciamo. Tu sei la luce, che lo voglia o no.»
«Sai, dovrebbero premiarti per la peggior incoraggiatrice del mondo.» Dico, per poi scoppiare a ridere.
Lei mi segue, posando la mela sul tavolo. «Sto solo dicendo che sei nata per questo. È il tuo destino, e statisticamente parlando, il bene ha vinto sempre. Vedrai che con gli altri ragazzi sarà una passeggiata.»
Le famose ultime parole.
Decido che si sta facendo tardi e che è ora di andare a dormire. Rachel mi dà un abbraccio di conforto, e mi promette di passare un po' di tempo insieme non appena torno al Campo.
La sua promessa mi fa pensare però che ho un'alta probabilità di morire e di non tornare più in questo posto, ma per non rovinare l'atmosfera non ci voglio pensare.
Mezz'ora dopo sono di nuovo nella mia stanza, e quando mi butto a letto, mi costringo a dormire nonostante la luce che proviene dalle pareti.

Sono le otto di mattina, il sole oggi è nascosto dietro un paio di nuvole grigie e nonostante sia piena estate, sento freddo.
Per la mia missione mi sono equipaggiata che neanche dovessi partire per tre settimane: il mio zaino è pieno di cibo, acqua, vestiti, coperte e shampoo secco (anche in missione i miei capelli devono essere puliti e profumati). Il mio borsellino invece è colmo di piccole armi che sono riuscita a trovare nel magazzino dell'armeria; anche se non so combattere, voglio essere preparata.
Anche Leo è ben fornito, solo che il suo zaino è grande il doppio di lui e non ho la più pallida idea di come faccia a viaggiare con quel coso sulle spalle. Oltre allo zaino enorme, Leo tiene in mano una valigetta di acciaio, come se dovesse passare prima in ufficio per controllare le ultime fatture.
Non faccio in tempo a chiedergli cosa sia quell'affare di ferro, quando Reyna e Percy ci raggiungono, seguiti da metà Campo Mezzosangue.
Chirone cammina, o trotta, a fianco di Reyna che a sua volta è seguita da due cani da caccia, uno oro e uno argento.
«Ragazzi, sono euforico! È dall'ultima guerra con Gea che non vado in missione. Ci sarà da divertirsi.» Esclama Percy, felice come un bambino nel giorno del suo compleanno.
«Frena l'entusiasmo, Testa D'Alghe. -Commenta Annabeth zoppicando appena dietro di lui- Se non ritorni entro il tempo stabilito io ti faccio resuscitare e poi ti uccido di nuovo.»
«Mi mancherai anche tu, Annabeth.»
I due si scambiano un bacio e un lungo abbraccio, e poco dopo mi accorgo che anche Jason e Piper stanno facendo la stessa cosa. Anche se Jason non verrà in missione con noi capisco che lasciare la sua ragazza possa essere comunque doloroso.
Guardo per un momento Leo e Reyna che improvvisamente sono diventati cupi e silenziosi. Immagino che a Leo manchi Calipso, ma a Reyna? So così poco di lei.
«Ragazzi, sapete cosa fare. La vostra prima tappa sarà il Colorado. La prima Vestale è rinchiusa in una pietra rossa, quando la vedete la riconoscete subito. Tutto il Campo è con voi, nello spirito. Che gli dei siano in vostro favore.»
Beh, gli conviene essere in nostro favore, e magari darci qualche botta di culo.
Chirone indietreggia di pochi metri, lasciando spazio a Nico che subito dopo ci porta prima in un piccolo sentiero secondario e poi fuori dal Campo Mezzosangue.
Quando oltrepassiamo il confine, vedo una sottile barriera azzurra rompersi per qualche secondo, per poi riunirsi come una cerniera.
«Seguitemi, il passaggio è qui vicino.»
«È un MP3 quello che vedo?» Chiedo a Leo, sentendo una leggera melodia di sottofondo.
«Ehi, non possiamo usare computer e cellulari, ma gli MP3 non fanno nulla di male.»
Incredibile, sembra essere perfetto per andare a prendere l'autobus che lo porta a scuola.
Vorrei avere anche solo mezza della sua disinvoltura.
Reyna mi sorride, tranquillizzandomi anche senza dire nulla.
«Quindi...anche tu vieni da Venezia?» Mi chiede in italiano Nico, che compare silenziosamente di fianco a me dopo qualche minuto di camminata, e io non riesco a fare a meno di non spaventarmi. Devo seriamente parlargli di questa cosa.
«Si, ci abito vicino. Perché?»
Nico sembra tentennare e nascondersi dietro i suoi capelli nero corvino. «Niente, lasciare stare.»
«No! Aspetta! Voglio sapere il perché.»
«Io...Anche io sono nato lì.»
Cerco di sorridergli nel migliore dei modi. Fino ad adesso Nico non ha mai provato ad approcciarsi con me, e sono felice che finalmente ce l'abbia fatta. «Questo spiega il perché tu sappia l'italiano.»
«Suppongo di sì.» E velocizza il passo, come per lasciarmi indietro.
Decido di non insistere e di lasciarlo stare. Il fatto che mi abbia parlato ha provato che non mi odia, o almeno non del tutto.
«Ehi ragazzi, voi avete idea di dove cercare questa pietra?» Chiede Percy.
«In effetti il Colorado è grandino.» Fa notare Leo.
Mi fermo nella mia camminata, facendo fermare automaticamente anche gli altri. «Aspettate, io credevo che sapeste dove fosse questa pietra della Veste.»
«Vestale.» Mi corregge Reyna.
«È uguale.»
«Io sinceramente speravo che Percy avesse una di quelle sue grandiosi idee che potesse risolvere questo problema.» Afferma Leo, appoggiandosi ad un albero.
«Ehi amico, mi sono svegliato solo mezz'ora fa. Ho i miei tempi.»
Reyna alza gli occhi al cielo, ricominciando a camminare insieme a Nico.
Tutti quanti seguiamo i due, ma il problema rimane.
«Di certo non possiamo cercare in tutto il Colorado. Sai che noia? Non c'è niente di divertente da fare lì.» Dice Leo, avendo la completa approvazione di Percy.
«Che ne dici di provare nel "Giardino degli Dei"? Quel posto sembra proprio adatto per nascondere una pietra.»
«Percy, quello è un parco. È pieno di pietre, e come se non bastasse sono tutte rosse, non ce la faremo mai!» Afferma Reyna, e pensandoci bene non ha tutti i torti.
«E poi sarebbe troppo scontato. Andiamo, seriamente si chiama "Giardino degli Dei"?» Chiede Leo.
Improvvisamente mi viene un'idea.
Le pietre focaie sono quelle pietre che vengono utilizzate per accendere un fuoco, e il fuoco è quel elemento che sta sempre al centro di un qualcosa. Ma certo! La capitale! È quella il centro di uno stato.
«Ragazzi, ho un'idea.» Annuncio entusiasta, ma nessuno sembra ascoltarmi.
«Per esperienza posso dire che un posto che si chiama "Giardino degli Dei" è il posto ideale per nascondere un qualcosa di sospetto.» Percy continua a reggere la sua posizione.
«Ehi! Io so dove andare!» Continuo, alzando il volume della voce, ma anche questa volta vengo ignorata.
«Percy ha ragione. In quel giardino le pietre sono quasi tutte sul rosso, ma penso che la vostra sia leggermente diversa.» Questa volta Nico prende le posizioni di AcquaMan.
«Oddio, dobbiamo andare nella capitale! La capitale è il fuoco dello stato, è lì che si trova la pietra!» Questa volta mi decido a gridare e finalmente i ragazzi mi danno ascolto.
«È un genio!» Esulta Leo, e si avvicina a me, avvolgendo un braccio intorno alle mie spalle.
«Perché non l'hai detto prima?»
Mi prendono in giro, vero?
«E che capitale sia!» Dice Nico, fermandosi qualche metro più in là, proprio davanti ad un albero a caso.
«Domanda. -Fa Leo, alzando la mano in aria- La capitale del Colorado è...?»

L'ultimo dei reWhere stories live. Discover now