Postfazione

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Ed eccomi qui. Ho mantenuto la promessa iniziale: completare il racconto in un tempo, per così dire, “accettabile”.

Il mio primo-racconto-completo!

Ringrazio soprattutto i giocatori di THe iNCIPIT, che mi hanno supportato, incitato e talvolta redarguito (Locullo hai ragione, sono un pessimo player!). Non avrei mai trovato la spinta giusta per concludere decorosamente la storia, senza di loro. Tutti abbiamo bisogno di un supporto, specialmente gli scrittori (e nel mio caso, i sedicenti tali).

Se ti è piaciuta la vicenda di Giò e dell’allegra compagnia di sopravvissuti, se addirittura ti mancassero… non disperare, ho in progetto di tornarli a visitare: bisogna sempre rifare un salto, da quelli buoni così. Li lascio solo fermentare un po’, nell’agitato mare dell’immaginazione.

Sono qui per aggiungere due paroline… Ancora?! Già, porta pazienza, caro lettore. È mio desiderio raccontarti qualche retroscena sui personaggi e le vicende narrate, nonché citare le mie fonti. Come fanno tutti i veri scrittori alla fine dei loro libri, no? Su, fammi giocare.

Annalisa (donna tutto d’un pezzo, fidati) e Giovanni (padre e narratore irrefrenabile) mi hanno più volte fatto notare che “Inversione” ricorda loro l’atmosfera di “The Mist”, “The Langoliers” e anche “The Dome” (tutti capolavori del maestro Stephen King). Annalisa ha pure aggiunto che l’inquilino dell’interno 6 potrebbe essere un perfetto frangitore (una volta “esportato” nell’universo kinghiano). Beh, ragazzi, che dire… grazie, lo prendo come un complimento! Coscientemente o meno, l’ispirazione arriva senza dubbio da lì. Ho letto tutte le opere del Re, quindi mi avete “incastrato”.

Capelli, il direttore, deve il suo cognome ad un mio grandissimo amico d’infanzia (ti maltrattavo un po’, amico Capelli, è vero, ma ti ho sempre voluto bene). L’eroica interpretazione, verso la fine, è dedicata a lui. Ehi: il vero Capelli è vivo e vegeto, intendiamoci. Non balbetta, non suda, e da quel che sento in giro è anche pieno di donne.

L’inquilino dell’interno 6, prima di gettarsi nel vuoto, si riferisce al mostruoso lupo con il termine vargr. Cos’è un vargr? Se non hai letto o visto “Il Signore degli Anelli” (dove qualcosa di simile appare tra le fazioni degli orchi), non c’è problema: fortunatamente oggi esiste Wikipedia.

La canzone che ho inserito in uno dei capitoli finali, “Blue moon” (The Marcels), è anch’essa un cameo. Fa parte della colonna sonora di un film un po’ datato, ma molto, molto bello: “An american werewolf in London” (1981). Questo perché il lupo mannaro del film, nella mia testa, è in tutto e per tutto simile al vargr del mio racconto. Cioè tozzo, brutto e incazzato.

In ultimo, ci tengo a ringraziare anche il grande D.L. (la “L” non sta per Lebowski) per avermi rilassato, tra un capitolo e l’altro, con i suoi racconti decisamente incantevoli: viaggi, o, per meglio definirli, sogni ad occhi aperti.

Tutto qui. Dai, è stato quasi indolore.

Se con queste righe non ti ho allietato, beh… permettimi di riprovarci: c’è un nuovo racconto che ho scritto, si chiama “Enkil”. Ne vedrai delle belle lì, caro lettore.

E ancora infinitamente grazie, per aver fatto un giro da queste parti.

Inversione [ DA REVISIONARE ]Where stories live. Discover now