#11 Viaggiatori

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[14.06.2013 – 22:27]

Freddo.

Troppo freddo, pensò Giò.

Sbatté le palpebre. L’uomo era lì, di fianco a lui.

«È assai piacevole mescolare sapientemente la bidimensionalità con la tridimensionalità. La superficie piana con lo spazio», disse.

Sapeva bene a chi appartenevano, quelle parole.

«E divertirsi con…»

«La gravità», continuò Giò. «È piacevole… osservare che parecchie… parecchie persone… sembrano gradire questo tipo di giocosità. Senza paura di cambiare opinione…»

«Su realtà solide come rocce», terminò l’inquilino dell’interno 6. «Ah, lo conosce anche lei?».

Giò lo guardò meglio.

«Io ed Escher siamo amici, in un certo senso», rispose.

«Capisco.»

Giò non lo credeva. L’uomo era tornato a guardare in giù, disinteressandosi completamente di lui.

«Non trova che sia splendido, quaggiù?», chiese, dopo una lunga pausa. «Migliaia di anni, provi a pensarci. La luce che arriva qui, dove siamo ora, è vecchia così tanto».

Giò, però, di pensare era più che stanco. Lo era di tutto, a dir la verità. L’inquilino dell’interno 6 tese l’orecchio. Gli fece un cenno.

«Si tenga a me», disse.

«Eh?»

L’uomo si lanciò, afferrandolo per il colletto. Il cielo fu scosso da un tremendo boato. Sordo, ciclopico. Entrambi vennero risucchiati verso la terra, cadendo nel vuoto per qualche centinaio di metri. Questa volta, Giò urlò fino a farsi bruciare i polmoni. Poi, esattamente come era successo a lui prima, iniziarono ad oscillare.

«Non manca molto», disse l’altro, non appena si furono fermati. «Tra poco, svanirà del tutto».

Giò notò che stava sorridendo.

Non è normale. C’è un segreto, in lui. Uno strano, terribile enigma.

«Si ricorda di oggi?», riattaccò l’altro, tornando a guardare in basso. «Quando le ho detto che ero io, la causa di tutto questo?».

Giò fece di sì con la testa.

«Beh, è vero solo in parte. Questo… inconveniente – mi perdoni, ma non saprei come altro chiamarlo – è stato causato da quelli che mi cercano. Che mi vogliono catturare».

Giò pensò di aver perso il nocciolo della questione. Presto si sarebbero sfracellati: perché quindi sprecare gli ultimi secondi della sua vita ad ascoltare quella specie di santone? No. Devi farlo, invece. Era la sua coscienza, che gli stava chiedendo di sentire?

«Credo anche che la cosa gli sia sfuggita di mano, ad un certo punto», continuò l’altro. «Questo effetto collaterale, se così possiamo definirlo, è certamente qualcosa di unico. Di inaspettato. Ovviamente, la mia è solo una supposizione. E avrei dovuto capirlo fin da subito, che lanciarmi sarebbe stata l’unica soluzione per…»

Il freddo cominciava a diventare insopportabile.

«Oh, ma io sono uno sciocco: è evidente che lei sta soffrendo. Non si preoccupi, allo stato attuale siamo fuori dalla loro influenza. Ce ne andremo tra pochissimo.»

«Andremo?», balbettò Giò.

«Certo. Se rimarremo qui moriremo, non capisce? Anche se ammetto che cominciavo a prenderci gusto. È così bello, quaggiù.»

Quando si girò di nuovo, Giò vide che la sua espressione era tornata grave.

«È pronto?», chiese.

«Pronto?»

«Esattamente. Mi dia la mano, forza.»

Vedendo che Giò non reagiva, l’inquilino dell’interno 6 si allungò, afferrandogli il braccio.

«Mi scusi, ma ora dovrò colpirla. È meglio che non sia sveglio, mentre ci spostiamo.»

Giò provò a ribattere, ma gli occhi dell’inquilino dell’interno 6 si illuminarono. Solo per un attimo.

«E va bene, come desidera. Faremo un’eccezione! Almeno questo, glielo posso concedere. E poi, lei è uno robusto. Sì, non credo che impazzirà.»

Dal basso, la luna li abbagliava come un immenso faro blu. Era il solo riferimento, nel cupo mare della notte. L’inquilino dell’interno 6 si rivolse a Giò, per l’ultima volta.

«Si rilassi. Ci vorrà un po’.»

Inversione [ DA REVISIONARE ]Where stories live. Discover now