I realized something about you.

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Il capitolo è abbastaza sostanzioso, lo so. Ma è la prima vera svolta per questi due e non mi sembrava opportuno dividerlo. Penso che soprattutto la fine vi piacerà parecchio. Non aggiungo altro, un bacio e alla prossima.

La pioggia scendeva a catinelle lungo le tegole del tetto, ricadeva sul terreno dolcemente, quasi come se ne chiedesse il permesso. Il vetro appannato a causa del suo dolce respiro le ricordò di tutte quelle volte in cui ne aveva approfittato per tracciarne delle scritte con le dita. Socchiudendo gli occhi e ascoltando il solo rumore della pioggia battente era in grado di sentire la voce di sua madre che la rimproverava di quel gesto tanto infantile. C'era stato un tempo in cui avrebbe pagato oro pur di assistere ancora una volta a quello spettacolo, ma ora che aveva trovato finalmente qualcuno che potesse condividere le sue passioni, che amasse la scienza quanto lei, non poteva esserne più delusa.

Un suono metallico rimbombò nell'aria e Caitlin sobbalzò dal posto in cui era seduta. Amava i temporali e il suono della pioggia, ma non si poteva dire lo stesso di quelle scie luminose che lampeggiavano impetuose nell'aria grigiastra. Si allontanò dalla finestra e afferrò l'animale di pezza al suo fianco. Era un coniglietto grigio regalatole da suo padre per il suo quinto compleanno e nonostante avesse compiuto sette anni da qualche mese ormai e fosse diventata grande, non era stata in grado di separarsene. La bambina si precipitò di fronte al caminetto in mattone, chiuse le palpebre con forza e si strinse il peluche in petto. Attese qualche secondo prima di riaprire le palpebre, giusto il tempo di sentire nuovamente il silenzio echeggiare in quella casa grande che la faceva sentire ancora più piccola di quanto in realtà fosse e si strinse le gambe al petto. Quando li riaprì le sue iridi scure si posarono sul crepitio della legna e le fiamme rossastre. Emanavano un tale calore, che si sentì avvolta per la prima volta dopo tanto tempo da un profondo senso d'affetto.

Sapeva che se sua madre l'avesse vista l'avrebbe sicuramente rimproverata, ma il timore che quel rumore potesse tornare a terrorizzarla la spinsero a rimanere nell'unico posto in quella fredda casa in grado di darle un minimo di conforto.

"Non ho paura." Mormorò al piccolo animale di pezza, quasi come se stesse rassicurando più se stessa che quell'oggetto inanimato. Sentì l'acqua scontrarsi con più forza contro il tetto e un brivido le percorse la colonna vertebrale. "Sei grande Caitlin e questo significa che non puoi più permetterti di avere paura." L'eco delle parole di sua madre le risuonò nella mente. Ricordava perfettamente il giorno in cui le aveva pronunciate e il tono neutro che aveva usato per rifilargliele, perché era stato lo stesso in cui suo padre le aveva regalato Bunny. Si era svegliata nel cuore della notte a causa del temporale, il vetro della sua stanza si era infranto a causa di un ramo spezzato trasportato dal vento e i lampi echeggiavano impetuosi nell'aria. Non aveva mai visto un temporale del genere. Alla televisione avevano definito quel turbine di vento con un termine che a lei pareva troppo complicato da definire. Era corsa in camera dei suoi genitori nonostante sua madre glielo impedisse la maggior parte delle volte e si era gettata tra le braccia dell'unica persona in grado di calmarla e farla sentire al sicuro: suo padre.

In quel momento avrebbe voluto poter fare lo stesso, se solo sua madre non gli avesse proibito categoricamente di salire in camera loro. Suo padre l'avrebbe stretta e magari le avrebbe anche raccontato qualche aneddoto del suo lavoro. Amava vedere il sorriso che gli si dipingeva sulle labbra nel sentirlo raccontare di quante vite aveva salvato ed era certa che nel farlo non l'avrebbe rimproverata se avesse tenuto Bunny al suo fianco.

Sollevò il capo non appena sentì un tonfo levarsi dalle mura del soffitto e il cuore cominciò a batterle forte in petto. Cos'era stato? Si alzò tremante, con Bunny ancora stretto forte al petto e seguì con la mano libera il legno della ringhiera. Quando arrivò al termine della scala vide le tende della finestra dimenarsi con forza nell'aria. La finestra si era aperta e l'acqua stava entrando da questa. Si avvicinò e le goccioline di pioggia le investirono il viso. Tentò di richiudere la finestra ma la forza del vento la spinse più volte indietro, costringendola a ricominciare da capo. Proprio quando stava per chiudere la piccola maniglia un lampo più forte di quello precedente risuonò nell'aria e lo vide schiantarsi nella collina in lontananza. Lasciò la presa, ignorando il fatto che la finestra fosse ancora aperta e si precipitò in camera dei suoi genitori. Aveva paura, e se questo la rendeva una bambina non le importava, voleva solo che qualcuno la stringesse e le dicesse che sarebbe andato tutto bene, che quella era una tempesta come quelle che amava e non ci fosse nulla di differente dalle altre. Le lacrime le scesero lungo le guance. I boccoli castani le erano finiti sulle spalle ed era certa che il fiocco rosso che li teneva insieme affinché non le cadessero sul viso si fosse allentato e probabilmente finito da un'altra parte. Ma non le importava del fiocco, voleva solo che ci fosse qualcuno con cui condividere quelle paure.

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