I want the truth

675 42 5
                                    

L'indomani alle nove in punto del mattino il campanello cominciò a suonare con insistenza. Barry aveva passato la serata a sistemare alcune pratiche per il lavoro e sfortunatamente era stato accolto tra le braccia di Morfeo solo qualche ora prima, perciò quando avvertì quel suono stressante farsi sempre più frequente finì col ritrovarsi disteso sul pavimento.  Ignorò il dolore provocato dalla caduta e scese le scale in tutta fretta, precipitandosi subito dopo alla porta. Si aspettò di varcare la soglia e di trovare un'anziana signora ad accoglierlo con una teglia di lasagne, eppure al suo posto trovò una donna sulla trentina col viso spigoloso, in completo elegante e con degli occhiali dalla montatura rettangolare. Il primo pensiero che gli venne in mente riguardo a quella donna fu quello che probabilmente era una donna sicura di se.

"Barry Allen e Caitlin Snow? Sono il vostro assistente sociale."

"Oh.."
Barry annuì, riluttante, poi fece un passo indietro e permise alla donna di entrare. Una volta chiusa la porta alle sue spalle si poggiò una mano sulla nuca in preda al nervosismo.

"Ehm..Caitlin?"

Fece il ragazzo, con un tono che tradiva ogni sua emozione provata in quel momento. Sperava con tutto se stesso che non se ne accorgesse. Il colloquio era imminente, non avevano avuto il tempo di prepararsi ed avrebbero dovuto improvvisare per i prossimi trenta minuti.

"Dimmi."

Barry tirò un sospiro di sollievo non appena sentì il suono della voce calma e controllata di Caitlin, si voltò e la vide scendere lentamente le scale, nel momento esatto in cui i loro sguardi si incrociarono, i loro volti assunsero una luce diversa. L'ombra di un sorriso balenò su di entrambi.

"Buongiorno, vuole accomodarsi? Posso offrirle qualcosa da bere, un succo d'arancia? Un caffè?"

"No, grazie. Potremmo accomodarci? Avrei da chiedervi alcune cose, ma prima di tutto vorrei vedere la piccola."

Il moro osservò cauto quel breve scambio di battute, estasiato dalla professionalità mostrata della dottoressa al suo arrivo. Del resto, come non avrebbe potuto esserlo? Da quanto gli era stato detto, era un medico e viveva in ambienti del genere ogni singolo giorno.

L'assistente sociale si sistemò sul divanetto e osservò l'intera stanza, per poi passare alle due figure sedute davanti a lei. Barry si sentì a disagio, non capì come facesse, ma era come se quella donna stravagante riuscisse perfettamente ad entrare nelle loro menti e leggere tutti i loro pensieri.

"Vado a prendere Hannah."

Barry andò al piano superiore per distrarsi, prese la bambina e le sorrise, poi tornò in soggiorno e si sedette sul divano.

"So che è stato difficile per voi trasferirvi qui, ma ho bisogno di accertamenti, dobbiamo essere in grado di riconoscere se questo é un luogo consono in cui far vivere Hannah. Prima di tutto ho il dovere di chiedervi se tra voi c'é qualcosa o in passato c'è stato."

A quella domanda la mora lo guardò istintivamente di soppiatto, mordendosi in un primo momento le labbra, per poi lasciarle un secondo dopo socchiuse. Barry non riuscì a decifrare quel suo gesto e lo percepì come un segnale del corpo per indicare il suo turbamento.

"Sono fidanzato da due anni."

"Nonostante ciò, sembra esserci della tensione tra di voi."

In quell'istante all'unisono si scambiarono uno sguardo, poi la ragazza lo distolse, imbarazzata, e sorrise raggiante alla donna.

"Posso garantirle che non accadrebbe mai nulla che potrebbe turbare la condizione di Hannah."

Un'ora dopo Barry si ritrovò in cucina a preparare qualcosa per il pranzo, non poteva lamentarsi. Il colloquio era andato piuttosto bene. Insomma l'assistente gli aveva fatto un sacco di domande, di cui la maggior parte era abbastanza imbarazzante. Ma nonotante quel piccolo dettaglio era certo che anche gli altri due incontri non sarebbero andati male. Inoltre l'assistente, pur non facendo trapelare alcun tipo di emozione si era dimostrata disponibile ed aperta a quella loro nuova disposizione.

Quel breve momento di riflessione fu interrotto da Hannah che immaginando di essere in possesso di una fionda lanciò con il cucchiaio un pó di omogeneizzato sulla guancia del povero ragazzo. Quest'ultimo, pur avendo venticinque anni non poté fare a meno di fare lo stesso ed in pochi minuti la cucina fu ricoperta di spinaci e vitello. Una combinazione disgustosa.

"Cosa avete.."

Caitlin non fece in tempo a concludere la frase che entrambi la colpirono involontariamente con il classico omogeneizzato alla vaniglia.
Pentendosi dell'accaduto solo dopo il misfatto.

"Barry Allen?! Quanti anni hai? Dovresti rimproverarla per cose del genere, non assecondarla."

Detto ciò Caitlin avanzò di qualche passo e sfilò le posate ad entrambi, raggiunse il lavello ed iniziò a lavarli uno ad uno con premura.

"Non puoi fare come vuoi. Essere un adulto non giustifica tutte le tue azioni."

"Pulirò io, non credevo che te la prendessi tanto. Mi dispiace."

I suoi occhi color smeraldo si posizionarono su quelli della mora che non appena cercò di voltarsi e rispondere si ritrovò a pochi centimetri dal suo viso. Entrambi si guardarono per un'istante che sembrò essere interminabile.
Fu lei a rompere quel contatto visivo, si allontanò e prese la borsa dal tavolino.

C'era davvero tensione tra di loro?

"Non aspettarmi per cena."

Fu tutto ciò che la Snow disse prima di chiudere la porta e lasciarlo in mezzo alla cucina, stupito dalla sua reazione e con lo sguardo assente. Riuscì a riprendersi solo quando sentì lo squillo del tablet, sapeva benissimo che lui non aveva alcun tipo di diritto, ciò nonostante prese il dispositivo e vide comparire sul display due messaggi, uno da parte di un certo Cisco e l'altro da Ronnie Raymond.

"Le cose con l'acceleratore di particelle stanno migliorando. Wells é convinto che se chiamiamo qualcuno possiamo migliorare i tempi. Cambierà il futuro! Serve tutto l'aiuto possibile. Ti aspettiamo, Cisco"

Caitlin Snow lavorava per Harrison Wells? Perché diamine non gliene aveva parlato? E poi chi era questo Cisco?

Non fece in tempo a leggere l'altro messaggio che la ragazza apparve sulla soglia, era inverno e per quanto facesse freddo, tutto ciò ché stava avvertendo proveniva dall'interno. Si trattava di un freddo diverso, uno che proveniva dai suoi occhi.

Start of something goodWhere stories live. Discover now