It's too late.

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Non era mai stato in grado di esprimersi con accuratezza, ma se in quel momento ne avesse avuto l'opportunità, avrebbe senza alcun dubbio descritto ciò che il suo corpo stesse provando.

Non sentiva nulla, ma lo percepiva. Scariche elettriche che gli attraversavano il corpo impetuose, tentando di farsi largo tra i nervi più intricati del suo sistema corporeo. Si alternavano tra di loro in ritmi imperfetti. Non aveva avvertito nient'altro, fuorché un caldo estraneo scontrarsi con la sua pelle fredda e creare un vero e proprio contrasto. Un contatto così intenso da inebriare i suoi sensi, ormai lontani da ciò che gli sembrava essere la realtà.

"Lo stiamo perdendo."

"Ci penso io."

E poi, come se si fosse svegliato da un terribile incubo. Barry Allen sollevò il busto di scatto. Sulla sua destra vi era una poltrona dall'apparenza comoda e dalle rifiniture in mogano. Accanto ad essa vi erano apparecchiature elettroniche di ogni genere. Una in particolare, attirò la sua attenzione. Monitorava il battito cardiaco.

Le sue labbra si schiusero con naturalezza, lo stupore e lo spavento gli si leggevano in viso. Il suo battito cardiaco pulsava ad un ritmo irregolare, più veloce del normale.

"Oh mio dio.."

Una voce dalle sottigliezze maschili, lo costrinse a voltarsi verso la soglia della porta di quello che sembrava essere un laboratorio. Un ragazzo dai capelli neri e lunghi lo fissava con insistenza, sul viso di quest'ultimo balenò per qualche istante l'ombra di un sorriso schivo.

"Tu chi sei? E che cosa ci faccio qui?" Fece il moro, titubante. Si guardarono entrambi per qualche instante, come per analizzarsi, e decise di avanzare di qualche passo per raggiungerlo ed accorciare la distanza tra di loro.

"Mi chiamo Cisco Ramon, sei ai laboratori star. Amico stai tranquillo il dottor.."

Neanche il tempo di concludere la sentenza del ragazzo, che Barry finì per schiantarsi contro il muro del laboratorio. Era accaduto in un millesimo di secondo.

Cisco lo aiutò, in preda al panico, e lo fece sedere sul lettino, osservò la sua spalla, che probabilmente si sarebbe rivelata essere lussata nel giro di qualche ora e digitò qualche codice sul computer.

"Cosa mi sta accadendo?" Sussurrò il ragazzo, tentando di far mente locale su quanto era successo.

"Barry.."

Caitlin.

Lo sguardo di lui incrociò quello di lei, e per qualche secondo riuscì a percepire quella loro tensione. Il ragazzo fece per rispondere, ma lei, senza pensarci due volte, si posizionò tra le sue braccia, sicure e forti. Lo strinse per qualche istante, e lui ricambiò, sentendosi una strana sensazione allo stomaco.

"Sei stato in coma per nove mesi." Mormorò Caitlin, concludendo con gli occhi lucidi quel loro momento di riconciliazione.

"Nove mesi?"

Per quanto desiderasse urlare e sfogarsi le parole gli bloccarono in gola ed uscirono in un flebile ed innocente sussurro.

"È stato colpito da un fulmine. I medici non erano in grado di aiutarla, quindi io e il mio team l'abbiamo portata qui. La dottoressa Snow si è occupata personalmente di lei." Rispose una voce, dall'altro capo della stanza. Questa volta più sicura rispetto all'altra.

Harrison Wells.

Barry spostò lo sguardo su Caitlin, tentando di scovare in esso qualche indizio su quanto realmente era accaduto, ma non trovò nulla. Poiché la mora preferì non proferire parola e mantenere lo sguardo sul suo capo, ormai paralizzato e con le sedie a rotelle.

"Dov'è Hannah?"

L'attenzione di tutti i presenti, si spostò verso il protagonista indiscusso. Le iridi scure di Caitlin soprattutto si fermarono su quelle smeraldine di lui.

"Lei sta bene, é con.."

La dottoressa fece una pausa, il che si dimostrò essere piuttosto insolito da parte sua, dato il suo carattere. Si corresse e ricominciò a parlare con un tono più calmo e neutrale.

"Sta per arrivare."

Barry annuì e Wells gli rivolse un sorriso rassicurante, al che lui, sentendosi a disagio abbassò lo sguardo sul pavimento.

"Vorremmo farle qualche esame domani."

Il dottor Wells spinse un pulsante e la sedia si spostò verso l'uscita del laboratorio, poi sotto il comando del suo proprietario si fermò.

"Ah, é un piacere averla qui, mr. Allen."

Detto ciò l'uomo si allontanò verso i corridoi, di quell'enorme struttura, con a fianco un sorridente Cisco.

Erano rimasti da soli, era il momento giusto per chiarirsi.

"Mi dispiace per aver fatto ritardo e non essere venuto, era la tua serata.."

Nei suoi occhi, Barry colse qualcosa di diverso, non si trattava di dispiacere. Il suo era uno sguardo che conosceva bene, quello di chi ha sofferto così tanto per una perdita e teme di averne un'altra.

La Snow gli si avvicinò e fece per prendergli la mano, ma furono entrambi interrotti da una terza figura .

Un ragazzo teneva la piccola Hannah. In quell'esatto momento provò un'altra fitta allo stomaco. Non si trattava di un ragazzo qualsiasi, era lo stesso del caffè, e teneva tra le braccia sua figlia.

Caitlin sorrise allo sconosciuto e prese la bambina, dopodiché la sistemò tra le braccia di Barry, il quale sbiancò per ciò che aveva appena intravisto.

Sull'anulare della mano destra della ragazza, compariva un anello, con un diamantino dalle dimensioni piuttosto modeste. Se ne rese conto, nonostante lei avesse tentato più volte di coprirlo con il camice bianco.

"Sono Ronnie Raymond, piacere."
Disse il ragazzo, con tono solenne, sfoggiando un sorriso sincero.

Ma la sua mente ormai non era più in grado di elaborare la più semplice delle informazioni, doveva concentrarsi su altro. Qualcosa di più importante.

Un anello da fidanzamento.

Salve!
Prima di tutto vorrei scusarmi per il ritardo, non ci sono scuse lo so!
Mi dispiace anche per il capitolo, perché non è uno dei migliori. Ma ho dovuto riscriverlo in base a ciò che ricordavo, perché sfortunatamente quello originale si é cancellato ieri sera...
Comunque, per il prossimo vi prometto di non deludere le vostre aspettative. Baci alla prossima 💜

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