25 - Rei (non corretto)

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«Telefonagli»

«Non posso»

«Sì che puoi Rei, è una telefonata. Che ti costa?»

«Omar, non ce la faccio!»

«Oh, dà qua!» sbotta il mio migliore amico strappandomi di mano il cellulare. «Omar, molla l'arma» lo minaccio allungandomi verso il suo braccio ma vedo inesorabilmente lo schermo dello smartphone che si illumina di verde.

Ethan ha risposto.

Merda.

«Rei? Tutto bene?» lo sento domandare e Omar mi riporge il telefono con il sorriso soddisfatto. Maledetto stronzo.

«S-sì, ciao Ethan; tutto bene?» domando schiarendomi la voce.

È da ieri sera che Omar continua a dirmi che devo telefonare a Ethan per parlargli di quello che è accaduto, del discorso tra me e Kayn e di quello che secondo me è giusto fare.

In realtà non sono affatto sicura della mia scelta. Affatto.

È una scelta sicura però, di quelle che ti permettono di avere un materasso su cui cadere, se cadrai. Ed Ethan lo è: le sue braccia sono un ottimo rifugio dove nascondersi se qualcosa andasse storto.

Però c'è qualcosa che non va. Non riesco a muovere la lingua, ho il cuore che batte a mille, come quando si guarda un film horror e inizia la scena piena di inquietudine e di ansia. So che è la scelta migliore, ma dentro una voce urla a squarciagola che migliore non è sinonimo di "giusto".

Il giusto e lo sbagliato non esistono; esistono decisioni di oggi che si ripercuotono sul domani.

E allora mi viene da pensare: cosa sto facendo?

«Sì sto bene, grazie...» un attimo di silenzio, «Rei devi dirmi qualcosa? Ti sento in ansia» aggiunge restando in attesa di una risposta da parte mia. Mi mordo le labbra, faccio mente locale di tutti i bellissimi momenti belli passati insieme all'uomo dalla voce profonda che si sta preoccupando per me e inspiro profondamente prima di emettere la mia sentenza: «Mi manchi» mormoro.

Non farlo Rei!

Zitta coscienza!

«E vorrei dirti una cosa, ma preferirei farlo di persona»

Ma non è vero! Non vedi che fai fatica a scegliere cretina!

Omar mi guarda con occhi indecifrabili.

«E se per te non fosse un problema venerdì tornerei a lavoro per dirtelo...» concludo mordendomi il labbro inferiore. Okay, è fatta. Ora niente ripensamenti e vai dritta verso la tua strada Rei, puoi farcela. Direi che come incitatrice faccio veramente pena, la mia coscienza mi sta linciando con lo sguardo.

Tanto lo so che te ne pentirai mormora un'ultima volta prima di zittirsi del tutto. Maledetta bastarda! È peggio di quando vado dal gelataio e non so che gusti scegliere, magari provo a cambiare il classico due gusti che prendo sempre, ma lei è lì intenta a dirmi che poi mi farà schifo.

E ha ragione.

Sempre.

«Mi fa assolutamente piacere sentirti dire queste parole Rei» esclama Ethan dall'altro capo della linea «Vedrò di concludere il prima possibile queste scartoffie burocratiche per rientrare entro venerdì mattina a Dublino, okay?»

Annuisco come una deficiente e mi accorgo che non può vedermi: «Certo! È magnifico» trillo sorridendo. È la scelta giusta, deve esserlo per forza perché sto esaurendo i neuroni ancora attivi che mi restano nel cervello.

Choose You?Where stories live. Discover now