15 - Rei (non corretto)

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Sbatto gli occhi un paio di volte inspirando a pieni polmoni questa deliziosa fragranza di menta mista ad acqua di colonia. Labbra delicate stanno disegnando il profilo della mia mascella con una serie infinita di piccoli baci, mentre lentamente il mio sistema nervoso riprende a connettere.

Riesco persino a sentire la musichetta iniziale di Windows 98 durante l'accensione. Ma quanto ho dormito?

Mi volto su un fianco aprendo finalmente del tutto gli occhi e incrocio quelli di Ethan che mi sta fissando da dietro ad un sorriso a trentadue denti: «Ti ho svegliata» mormora, «mi dispiace» si scusa carezzandomi una guancia e causando al mio cuore una piccola capriola di felicità.

Dio, potrei seriamente abituarmi a risvegli del genere se saranno così per il resto della mia vita: letto king size ulta morbido, con lenzuola fresche di bucato; uomo super sexy e dolce che ti sveglia a suon di bacini e ti sorride con un viso contorto in una smorfia strappa mutandine. È il paradiso.

Devo essere per forza morta, constato stiracchiandomi e sbadiglio sonoramente: «Che ore sono?» farfuglio mettendomi a sedere e cerco con gli occhi i miei indumenti.

«Le sette di sera» mi informa Ethan, al che sbarro immediatamente gli occhi e mi fiondo sulla borsa lasciata sul pavimento. Cado letteralmente per terra e cerco lo smartphone che afferro, con non poca fatica, dopo aver quasi ficcato la testa dentro la tracolla. Sblocco il display del cellulare e trovo ben nove chiamate senza risposta da parte di Sidney e una trentina di messaggi e audio su WhatsApp.

Faccio partire l'ultimo mandato, risalente ad una decina di minuti fa, e la voce della mia migliore amica si sprigiona nell'elegante stanza di Ethan con la sua inconfondibile e deliziosa nota acuta. Minaccia di chiamare la polizia se non le rispondo immediatamente e che è seriamente preoccupata per me...

La tranquillizzo immediatamente scrivendole che mi sono dovuta attardare in ufficio per finire delle pratiche e che tra poco rientrerò a casa. La sua risposta non ci mette nemmeno mezzo millesimo di secondo ad arrivare: "Spaventami un'altra volta così e ti ammazzo. Ti aspetto..."

«Tutto bene?» mormora Ethan che è rimasto seduto composto accanto a me. Alzo lo sguardo distrattamente per rispondergli, ma non appena i nostri occhi si incrociano il mio cervello va in tilt. Ma quanto è carino così? Con i primi tre bottoni della camicia sbottonati, le maniche arrotolate sui gomiti, i capelli spettinati... Non sembra nemmeno il solito Ethan, quello rigido e duro che osserva attentamente tutte le scartoffie che gli capitano sotto mano.

«Sì, questa era Sid che mi minacciava di morte» bofonchio abbozzando un sorriso. Anche le labbra di Ethan si distendono in un sorriso dolce e si alza carezzandomi una guancia: si sofferma con il pollice accanto al neo che ho sotto l'occhio e lo sfiora lentamente, senza mai smettere di guardarmi negli occhi: «Ti accompagno a casa» mormora infine ed esce dalla stanza lasciandomi il tempo per rivestirmi e per ricordarmi come diavolo si fa a respirare.

I suoi sguardi, giorno dopo giorno, si stanno facendo sempre più intensi; le attenzioni più delicate e precise; i sorrisi più veri. E il mio cuore reagisce con sussulti, capriole e strani balli che potrebbero ricordarmi quelli di Timon e Pumbaa. Spero solo che questa mia decisione, quella di concentrarmi su Ethan, sia una saggia scelta per la mia sanità mentale.

Mi infilo in fretta i vestiti, lancio un ultimo sguardo alla stanza di Ethan e mi affretto a raggiungerlo nell'ampio soggiorno del lustro e perfettamente perfetto appartamento. Non appena il mio capo mi vede afferra la giacca del suo ennesimo completo gessato e insieme ci avviamo fuori di casa.

Durante il tragitto verso casa mia mi soffermo a ripensare a come l'adulatore che ho affianco sia riuscito a convincermi ad andare a dormire a casa sua. In realtà non ci è voluto molto: io stavo letteralmente collassando a terra e lui, tra un bacio e una carezza, è riuscito ad estorcermi dalle labbra un flebile "sì". Non ha dovuto nemmeno sfoggiare le sue abilità da avvocato per riuscire a incantarmi o altro. Il momento più imbarazzante è stato quando siamo scesi dal taxi e, come se fosse una cosa del tutto normale, Ethan mi ha chiesto la mano afferrandola saldamente intrecciandola con la sua.

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