Capitolo 45 - Una scoperta allarmante

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Leonardo

Sto aspettando l'investigatore privato seduto ad un tavolo all'aperto di un bar di piazza Cavour.

Il sole del primo mattino tinge di riverberi diamantati la superficie del lago lievemente increspato dal recente passaggio di un battello, dall'andatura pigra e pacata.

Se non vedessi questo scenario da anni ogni mattina per andare al lavoro, troverei lo spettacolo naturale che ho davanti agli occhi meritevole di essere osservato a lungo.

E in effetti, in questa inusuale mattinata, mi ritrovo a contemplare per un tempo imprecisato i colori del lago con un mesto e sconsolato abbattimento nell'animo.

È strano come luoghi spettacolari agli occhi di un turista, scompaiano del tutto alla vista di chi li guarda abitualmente (senza realmente vederli), perché troppo occupato a percorrere il solito tragitto per raggiungere la consueta destinazione.

Non saprei dire se sia l'abitudine a rendere invisibile l'indimenticabile, o se siano le incombenze e gli impegni quotidiani a rendere cieco anche l'uomo più attento ai particolari, ma so per certo che se attraversassi questa piazza anche mille volte in uno solo dei miei giorni normali e ordinari (quelli di cui in genere mi lamento, ma che ora scopro di rimpiangere), non noterei neppure la metà dei particolari che scorgo oggi. Perché se è vero che la monotonia delle giornate banali rende l'individuo una specie di automa i cui movimenti sono governati dall'assuefazione all'abitudine, è altrettanto vero che i tormenti interiori sono in grado di far nuovamente apprezzare particolari stupidamente ritenuti scontati in circostanze normali.

È una sorta di paradosso, in cui per rendersi conto dell'unicità di quel che si ha, è necessario essere risvegliati dal torpore in cui si è abituati a sopravvivere, è necessario essere ridestati dall'indifferente letargia che porta alla convinzione insulsa che i giorni saranno sempre uguali uno all'altro, nella falsa certezza che le cose, nel bene o nel male, non potranno cambiare. E invece in un secondo tutto può essere stravolto.

Oggi più che mai desidererei tornare a quel torpore, dimenticando la ragione per cui mi trovo qui ora e che mi ha ridestato dal mio sonno abituale.

L'improvvisa chiamata dell'investigatore privato mi ha messo in allarme. È inconsueto che lui mi chieda di vederci. Normalmente ci limitiamo a sentirci telefonicamente.

Evidentemente ha delle notizie importanti da comunicarmi.

Mi guardo intorno con circospezione, vivendo ormai nell'incubo di poter essere controllato da Julius.

Ordino un bicchier d'acqua per prendere una pastiglia per il mal di testa. L'ultima volta che ho dormito, è stata la notte che ho passato a casa di Angelica. Dopo quel giorno è stato un susseguirsi di notti insonni e di ore passate tra la contemplazione del soffitto e le passeggiate nevrotiche dalla camera da letto alla cucina di casa mia, nella spasmodica e inutile ricerca di un po' della pace perduta.

Sento che il mio equilibrio è in serio pericolo. Niente e nessuno prima di Julius era mai riuscito a minare in questo modo la mia stabilità psicologica, neppure la morte di mia madre.

Ci sono momenti in cui ho l'impressione di vivere in un incubo, che finirà al mio risveglio. Ma invece ogni maledetta mattina mi ritrovo ad affrontare la brutale realtà che mi vede coinvolto in una situazione che non avrei mai potuto neppure immaginare di poter vivere, e a ripiombare nella confusione e nel terrore come il giorno precedente.

È mortificante pensare a come Julius sia riuscito a spargere veleno in ogni trama della mia vita, rendendola il mio piccolo angolo di inferno in terra.

La perdita di sonno e il dolore allo stomaco che mi tormentano, mi stanno facendo perdere la lucidità. E perdere la lucidità è un lusso che non posso permettermi nelle circostanze in cui mi trovo. È un circolo vizioso in cui sono invischiato fino al midollo, senza possibilità di uscirne se non completamente devastato.

Se confessi, ti sposo!Where stories live. Discover now