Capitolo 36 - Equivoci o bugie?

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Angy

Sono rimasta di sasso. Ho la mano che stringe ancora la maniglia del cassetto in cui ho trovato il cellulare restituito ad Alessandro e fisso la busta che porta il mio nome scritto in una calligrafia ricercata, che ormai credo di poter dire di conoscere. È la stessa calligrafia dei biglietti che accompagnavano i regali ricevuti da Alessandro. Ma cosa diavolo ci fa nel cassetto di Leonardo un biglietto di Alessandro indirizzato a me?

So che non dovrei rovistare nei cassetti del mio capo, e so anche che non dovrei curiosare nelle sue carte, ma quella busta è indirizzata a me, per la miseria!

Esito qualche istante continuando a ripetere mentalmente che il contenuto del cassetto non è affare che mi riguarda e che la discrezione è la prima virtù nella vita come nella professione, ma poi la mia forza di volontà cede vinta da una morbosa curiosità, che - mi convinco - è giustificata dal fatto che la busta porta il mio nome: se è indirizzata a me è affar mio eccome!

Mollo la maniglia del cassetto e afferro la busta. Senza neppure accorgermene ho già sfilato il biglietto al suo interno e lo sto leggendo.

Mentre leggo le poche righe scritte sul cartoncino di carta pregiata, la stessa carta dei biglietti ricevuti da Alessandro, il mio cuore perde un battito non appena i miei occhi notano la firma in calce: "Grazie del meraviglioso pomeriggio che mi ha regalato ieri. Erano anni che non mi divertivo senza che preoccupazioni, scadenze o complicazioni annebbiassero la spontaneità del momento. Spero inoltre che vorrà scusarmi per la scenata in Tribunale a Milano. Mi sono permesso di acquistare un sostituto del suo telefono che non ha resistito alla trasferta. Vuole essere un dono di scuse per tutte le volte in cui le sono apparso burbero o scontroso. Mi creda se le dico che in nessuno di quei momenti avrei voluto offenderla o farle un torto. Leonardo".

Mi tremano le mani, mentre un senso di smarrimento e confusione sopraggiunge bruscamente, facendomi persino girare la testa. Dopo un attimo in cui rimango a bocca aperta a fissare la firma di Leonardo sul cartoncino, il mio cervello riprende a funzionare e non nutre alcun dubbio sul fatto che la mano che ha steso questo biglietto sia la stessa che ha steso tutti gli altri.

Ma perché questo biglietto non è firmato con le solite iniziali di Alessandro, che - mi accorgo solo ora - sono le stesse di Leonardo Adamante?

Non può essere! Non è possibile che Leonardo sia il mittente di tutte le attenzioni che finora ho attribuito ad Alessandro! Non ha alcun senso! Quando ho ringraziato Alessandro, lui si è comportato come fosse l'artefice dei doni ricevuti. Inoltre la calligrafia di Leonardo è molto diversa da quella dei biglietti che accompagnavano i regali... o almeno è molto diversa da quella che ho sempre attribuito al mio capo (mi correggo, avvedendomi quasi subito del fatto che anche la mia calligrafia può assumere più stili a seconda dell'impegno che profondo nell'evitare di imprimere sul foglio degli scarabocchi).

Afferro il biglietto e senza pensare corro da Chiara.

<<Questa calligrafia è di Leonardo?>> chiedo senza mezzi termini alla segretaria, mostrandole il biglietto che ho letteralmente trafugato dall'ufficio di Leonardo. So di aver commesso un brutto gesto e che lo sto dichiarando apertamente alla segretaria, ma devo fare chiarezza nei miei pensieri. Ne ho assolutamente bisogno.

Chiara afferra il biglietto, e mentre lo fissa le si apre un sorriso spontaneo.

<<Finalmente ti ha detto tutto>> osserva la segretaria, senza rispondere alla mia domanda.

<<Veramente nessuno mi ha detto nulla!>> replico piuttosto seccata e corrugando la fronte. <<Ho trovato questo biglietto in un cassetto della scrivania di Leonardo. Allora: la calligrafia appartiene a lui?>> chiedo con voce alterata dallo stato di agitazione e di turbamento che si è impadronito di me da quando ho trovato il cellulare, che credevo di aver ricevuto in regalo da Alessandro, nella stanza di Leonardo.

Se confessi, ti sposo!Where stories live. Discover now