CAPITOLO 5

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"Fotografo?"

"Si...cioè, non proprio. Aspiro a diventarlo, un giorno"

"Perchè?"

"Cosa sono tutte queste domande?" disse gracchiando, facendo il verso di quello che avevo detto prima.

"Divertente..."

Rise soddisfatto e addentó l'ultimo boccone del panino, pulendosi le mani sui pantaloni senza curarsi delle macchie d'unto.

Cercai di cambiare discorso.

"Tornando a prima...perchè ti sei nascosto? E soprattutto da chi?"

Buttó la testa indietro e sbuffó rumorosamente. Portandosi la cannuccia alla bocca, tiró su rumorosamente.

"Non ricordo, ma non era qualcuno che avrei voluto incrociare per la mia strada"

"Ma non ricordi mai nulla?"

"Solo quello che voglio ricordare"

"E la via di casa?"

"Non c'è una bella atmosfera a casa mia, non mi piace lí"

"Capisco..."

Accartocció la carta del panino e finí la coca cola.

"Jin Hyung, cosa ti piace fare?"

"Dipingere, anche se non sono bravo, proprio per nulla"

"E allora perchè lo fai?"

Non seppi davvero come rispondere. Perchè lo facevo? Perchè? Perchè...

"Perchè ti senti solo."

Lo sguardo di Vante si fece stranamente serio, eppure non era arrabbiato, nè spaventoso...solo...malinconico.

"Sai, all'inizio non mi piaceva per nulla fare foto, lo trovavo inutile e inespressivo e pensavo sempre "tutti possono fare foto, che ci vuole".

"Ma poi ho capito che ogni foto, cosí come ogni dipinto, trasmette un qualcosa di suo. Non basta trovare un gattino carino per strada e pensare che sia un soggetto carino da immortalare. Una foto deve riuscire a catapultarti nella dimensione e al tempo in cui quella stessa foto è stata scattata: ricordi nitidi che diventano chiari. Ricordi che riaffiorano"

Fece una breve pausa.

"Lo trovo affascinante"

"Io invece trovo affascinante te, strano tizio dalla lingua lunga"
pensai fra me e me.

Incontrai il suo sguardo.

"Vante, tu perchè lo fai?"

Non rispose, cosí restammo in silenzio fino a che non prese un fazzoletto, una penna dalla tasca e scrisse velocemente dei numeri.

"È stato un piacere pranzare con te, Jin Hyung, ma credo di dover andare ora, o finiró nei guai sul serio"

Mi accennó un sorriso e se ne andó, senza che io controbattessi.

I miei occhi stettero puntati su di lui fino a che non voltó l'angolo della strada, fu allora che mi decisi a prendere il foglietto e leggerne i numeri.

"Sembra...un numero di telefono?"

"Il suo?"

Mentre uscivo dal locale digitai i numeri sulla tastiera e feci partire la chiamata, per assicurarmi che fosse lui e non uno sconosciuto.

"Pronto?"
"Pronto... Vante?"
"Come?"
"Non...?"
"Penso tu abbia sbagliato numero..."

C'era da aspettarselo.

Ricontrollai velocemente il numero sul mio telefono e poi sul foglietto. Stetti per rispondere quando la persona dall'altro lato mi anticipó:

"Per quale motivo Vante ti ha dato il mio numero?"

"Non...Non lo so..." mi grattai la fronte confuso. Perchè lasciarmi il numero di uno sconosciuto e non il suo? E come faceva a sapere che era stato Vante?

"Hai il numero di Vante?" chiesi io.
"No, non lo lascia mai a nessuno"
"Perchè?"
"Ah, vallo a capire quello lí, fa sempre come gli pare"

Tossii per l'imbarazzo, e cercai in tutti i modi di farmi venire in mente un modo per continuare la conversazione.

"Avevo lasciato il mio numero a lui qualche giorno fa perchè ero interessato al suo corso, ha detto che mi avrebbe chiamato a breve per ..."

"Che corso?" risposi frettolosamente. Sentii il ragazzo dall'altro lato sbuffare, probabilmente irritato.

"Fotografia"

Passai qualche secondo in silenzio, facendomi mille domande, tanto che non mi resi conto di aver lasciato in attesa il ragazzo al telefono, cosí cercó di congedarsi nel modo piú gentile possibile, anche se nella sua voce si poteva percepire quanto fosse irritato dalla mia "inutile" chiamata.

"Bene...ora devo proprio andare, stammi bene..."

"Aspetta!"

Urlai, ricevendo sguardi confusi dai passanti.

"Sono interessato"

𝒗𝒂𝒏𝒕𝒆 - taejin.Where stories live. Discover now