Voci.

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Maggio 2015

Il freddo mi stava letteralmente congelando. Sembrava che quel lievissimo venticello gelido si infiltrasse nei pori della pelle, arrivando a trasformare le ossa in complicate e fragili sculture di ghiaccio.

Tremavo come una foglia scossa dal vento in una fredda giornata d'autunno, lì lì per staccarsi dal ramo, ma ancora in forze per resistere alla gravità.

Ultimamente mi ero accorta di non riuscire a ricordare molte cose del mio passato; le rimembravo come foto sbiadite e poco visibili. Il mio nome mi era ancora noto, ma non sapevo per quanto ancora l'avrei ricordato.

Non avevo più niente: una vita, una famiglia, la libertà, la dignità, lo spazio privato del mio corpo, e ora anche la memoria.... Potevo solo obbedire e sottomettermi.

Ad un tratto delle voci catturarono la mia attenzione: sembrava fossero nella stanza accanto. Un urlo di donna, ripetuto perpetuamente, come un eco straziante. A tratti le si spezzava la voce dal dolore. Riconobbi il suono quasi impercettibile di sottofondo, un micidiale sfrigolare simile ad una bistecca sulla brace. L'odore confermò la mia teoria: la stavano marchiando.

Accarezzai con dita tremanti la cicatrice ripensando a quegli attimi strazianti. 

Qualche minuto dopo dei piccoli passi veloci si avvicinarono alla porta di metallo della mia stanza, e si fermarono dinnanzi ad essa. Rimasi immobile, pietrificata dalla paura.

"Ehi" sussurrò una voce maschile. Non risposi.

"Ehi, Adeline" disse di nuovo. Come faceva a sapere il mio nome?

"Veni qui ti prego non voglio farti del male, voglio aiutarti ma dobbiamo fare presto."

"Chi sei"

"Ora non ha importanza chi sono, voglio aiutarti ma non ci rimane tanto tempo." Titubante mi avvicinai alla porta. Il respiro fuoriusciva dalla bocca sotto forma di cristalli bianchi. Appoggiai la mano sul metallo freddo.

"Dimmi"

"Ho bisogno che tu faccia tutto quello che ti dico." Replicò l'uomo dall'altra parte. Mi rassegnai. Ero abituata a soddisfare delle richieste.

"Perché, ho scelta?" Chiesi, senza ottenere risposta.

Mi porse un piccolo registratore vocale portatile dalla finestrella sulla porta. Lo presi in mano; era ancora avvolto dal calore del suo corpo.

"Registra chi sei, e che cosa sta succedendo. È importante tu lo faccia subito. Poi nascondi bene il registratore in modo che nessuno lo trovi. Resisti, ti tirerò fuori di qui." Concluse, allontanandosi in un miscuglio disordinato di passi.

Così rimasi nuovamente sola. Mi chiesi se fosse tutto reale.

Non avevo nulla da perdere, cosa mi sarebbe costato provare ad accettare un aiuto?

Così schiacciai il pulsante del piccolo registratore, una lucina rossa si illuminò indicando l'inizio della registrazione.

Feci un respiro profondo e cominciai a parlare provando a sembrare il più calma possibile.

"Mi chiamo Adeline Worren, sono stata rapita...
Vengo stuprata e torturata regolarmente, mi hanno rinchiusa in una specie di sgabuzzino buio e freddo da non so quanto tempo. Mi obbligano a fare cose indicibili... Ci sono altre donne come me che vengono maltrattate, vi prego abbiamo bisogno di aiuto."

Repulisti - La ragazza senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora