Vuoto

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Il tragitto verso casa fu molto corto, le strade erano vuote e il cielo coperto da un tappeto di nuvole grigie, che preannunciava un'imminente pioggia.

Una volta varcato l'ingresso appesi il pesante cappotto sull'appendiabiti e perlustrai il luogo con lo sguardo, come fosse la prima volta in quella casa; mi sentivo tesa, in imbarazzo, e con la costante paura di rovinare una realtà non mia.

Sfilai le scarpe e mi diressi al piano superiore, composto unicamente da una stanza da letto e un piccolo bagno. Una volta sistemate le calzature nell'apposito armadio cominciai a spogliarmi degli abiti che indossavo lasciandoli cadere sulla trapunta bianca del letto, per poi entrare nella toilette.

La prima cosa che vidi fu il mio riflesso, sulla sinistra. L' immagine della ragazza che occupava quella casa, un'infiltrata nella quotidianità altrui. I suoi occhi erano segnati da profonde occhiaie violacee, la pelle era pallida e sottile come un foglio di carta velina. Pareva malata, morente.

Mi costrinsi a volgere lo sguardo altrove, percependo delle lacrime calde scivolare sugli zigomi e solcare le guance. Chiusi la porta a chiave alle mie spalle, per rendere almeno quei pochi metri quadri uno spazio privato, e permettermi di abbandonarmi al tepore della doccia.

Massaggiai la pelle con dita timorose e incerte incontrando spesso dislivelli simili a grossi grumi. Sulle braccia erano visibilmente tangibili segni di cuciture, che purtroppo non riuscivo a ricordare; tutti quegli sfregi mi provocavano dolore, curiosità e paura, emozioni che mischiate insieme davano origine ad un pesante ed ingombrante nodo alla gola che quasi mi strozzava.

Poco dopo mi vestii frettolosamente, ignorando la figura riflessa nello specchio, come se tutti i miei problemi si potessero risolvere semplicemente facendo finta che non esistessero, per poi infiltrarmi nel letto dove le morbide lenzuola di cotone mi avvolsero in un candido e soffice abbraccio profumato; a quel punto non potei fare a meno di cadere in un sonno profondo

Mi ritrovai nel corpicino minuto di una bambina di tre anni.

Vedevo in prima persona ciò che mi circondava: alti ed imponenti pini verdi, che costeggiavano una distesa infinita di terreno del medesimo colore.

Cantavo una canzoncina idiota saltellando per il prato; un forte odore di erba fresca e terriccio mi riempiva le piccole narici immergendomi totalmente nella natura, gli uccelli cantavano motivetti allegri dall'alto dei grossi rami e piccoli scoiattoli si aggiravano furtivi in cerca di cibo; improvvisamente inciampai, probabilmente in un sasso, e caddi tra i morbidi fili d'erba.

Come qualsiasi bambino avrebbe fatto, diedi luogo ad una scenata isterica, ma nessuno mi venne in soccorso.

Mi alzai poi, dopo interminabili minuti di disperazione, con ancora le lacrime che rigavano il viso sporco di terra lasciando profondi solchi umidi e lucidi sulla pelle morbida.

"Mamma!" chiamai con la vocina flebile senza ottenere risposta.

"Papà!" Provai, ma nuovamente nessuno replicò.

Così, con una leggerezza che solo i bambini sanno avere, ripresi il mio cammino, continuando a saltellare sotto le fronde verdeggianti dei maestosi pini, con innocente menefreghismo infantile.

Sentii successivamente l'urlo di una donna provenire dal bosco fitto e mi diressi in quella direzione in una goffa e barcollante corsetta ridicola, ritrovandomi davanti ad una siepe.

"Mamma?" Chiamai nuovamente. Ottenni un pianto sommesso in risposta, unito ad alcune parole incomprensibili farfugliate in un confuso piagnucolio.

Spostai qualche ramo con le piccole manine, e vidi mia madre, supponendo lo fosse, in compagnia di un uomo, che la maltrattava con disprezzo.

"Non devi andare! Deve prendersi quello che si merita!" Urlava isterico, lasciando cadere le mani pesanti sul suo esile corpo senza averne controllo.

"Ha solo quattro anni..." rispose la donna tra le lacrime, subendo la violenza con riluttante sottomissione, rannicchiandosi su se stessa ad ogni colpo inferto, macchiando i vestiti con inesorabili chiazze rosse che lentamente si espandevano nel tessuto chiaro dell'abito.

"Smettila!" gridava ferendola con una rabbia atroce, mentre lei respirava terra strisciando fra le foglie secche.

Il rumore di ogni singolo colpo urtava le mie piccole ed innocenti orecchie provocandomi un sussulto ogni qual volta udivo un gemito da parte della poveretta.

I due non si accorsero di me finché non scoppiai a piangere, spaventata da cotanta malvagità.

Così si voltarono, sorpresi della mia presenza.

Scappai terrorizzata tra le fronde degli alberi poco distanti; in quel momento il prato aveva perso colore ai miei occhi, come se il mondo fosse stato lavato in candeggina.

L'unico suono che accompagnava il mio affanno, era il rumore del terriccio ad ogni passo veloce ed inesperto.

Aprii improvvisamente gli occhi turbata da ciò che avevo appena vissuto.

Percepivo il battito del cuore accelerato, la pelle madida di sudore, le coperte ormai divenute superflue appiccicarsi al corpo.

Riuscivo ad sentire ancora il rumore della spregevole violenza a cui avevo assistito all'interno della mia mente, insieme alle grida supplicanti della donna in lacrime, e il terriccio secco sotto le suole delle mie piccole scarpette; il tutto si ripeteva come un'eco straziante. Rimasi qualche minuto seduta sul letto a riflettere: doveva essere per forza qualcosa collegato al mio passato ma non trovavo nulla di compatibile con quel sogno all'interno della mia memoria, ero tormentata dall'essere limitata nei pensieri, consumata, come fossi fatta di legno pregiato e nello stomaco avessi un'intera colonia di tarli.

Guardai l'ora: le 10:00 del mattino. Avevo dormito quasi dieci ore, eppure sembrava fosse stato un sonno di pochi minuti.

Mi alzai dal letto, e lo sguardo mi si posò sulla figura esile riflessa allo specchio: i pantaloni scoprivano le gambe magre, e la t-shirt cadeva morbidamente sul busto asciutto.

Una forte morsa allo stomaco mi provocò la nausea, mi vedevo prosciugata, corrosa. Era agonizzante vivere senza ricordare chi fossi.

Repulisti - La ragazza senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora