"CANTA, MAMMA!"

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Quando ero bambino soffrivo d'asma. Ci sono stati momenti particolari in cui gli attacchi erano più forti e non respiravo, diventavo giallo. Con un filo di voce dicevo "canta,mamma!" e più lei cantava, più io mi tranquillizzavo fino ad uscire dall'apnea.
Vorrei tanto che in questo momento affianco a me ci fosse lei a rassicurarmi con la sua voce, a farmi uscire da questo stato di trans, proprio come quando ero piccolo.
Mi sento male; non so cosa fare, dove guardare o che dire.

I medici non tardano ad entrare in casa e subito con alcune manovre adagiano Micole sulla barella per portarla in ospedale. Intanto Rebecca continua a piangere sulla mia spalla e a chiedermi ripetutamente scusa per il suo atteggiamento.
«Matti, perdoname! Nun dovevo dirtelo così, ma me so' fatta prende dar panico. Voleva dirtelo Micole da tanto tempo, io...»
«Chi accompagna la ragazza?» urla un'infermiera salendo in ambulanza e interrompendo le parole di Rebecca.
«Io!» riesco a malapena a sussurrare, seguendola.
Davanti ai miei occhi iniziano ad attaccarle l'ossigeno dato che stranamente ancora si sveglia e a farle dei controlli, mentre io, per la prima volta nella mia vita, sono completamente senza parole.
Al pronto soccorso diventa subito codice rosso, tutti non fanno altro che urlare "LA PAZIENTE È INCINTA!", poche parole che da circa mezz'ora a questa parte rimbombano nella mia testa frequentemente, lasciandomi a tratti senza fiato.
La sala d'attesa inizia a riempirsi, ma io non sono in grado di parlare con nessuno nè tantomeno i medici si degnano di farci sapere qualcosa.
«Mattia!» da lontano sento pronunciare il mio nome; alzo lo sguardo, è mia sorella che, insieme a mamma e a Tata Maya, corre verso di me preoccupata. Qualcuno le avrà avvisate, sicuramente Rebecca.
«Come sta? Dove l'hanno portata?» inizia ad urlare mia madre stringendomi un braccio.
«Nun sappiamo ancora nulla mà...» affermo a bassa voce strofinandomi gli occhi.
«Te sapevi aspettasse un bambino?» Domando alla Tata dopo qualche minuto di silenzio, mentre una lacrima sgorga dal mio occhio per raggiunge il contorno delle labbra.
«In realtà... noi lo sapevamo tutte da un po'.» Afferma mia mamma seguita da Tata Maya; insieme provano a tranquillizzarmi e a spiegarmi l'accaduto, ma a me viene il sangue al cervello al solo pensiero che ero l'unico rimasto all'oscuro da tutto.
«Ma che veramente? Ma che cazzo!» Mi alzo urlando, tirando un pugno al muro e inciampando tra le sedie.
«Ehi, ehi, ragazzo! Statte calmo, sei in un ospedale!» un'infermiera tenta di bloccarmi.

Non sono più in me, non riesco a capire più nulla: le parole di mia madre, dei medici, i mille pensieri, le mille domande.
Perché Micole non me ne ha parlato? Da quanto tempo lo sa? Davvero aspettiamo un figlio? Sarò padre?

«Allora,» si rivolge a me un dottore, «la ragazza ha forti problemi di anemia e di pressione che l'hanno portata a svenire e la caduta purtroppo ha causato un lieve problema alla placenta. Nulla di grave, ma sarà da tenere d'occhio molto spesso perché potrebbe, in bassa percentuale, essere un rischio per il bambino. Le stia accanto il più possibile, è molto scossa e preoccupata.»

Dopo essermi fatto spiegare tutto, compreso da quanto tempo aspetta il bambino e del primo malore avuto mentre era in macchina con mia sorella, entro nella stanza dove hanno ricoverato Micole facendo un grande respiro.
È sdraiata con il viso rivolto verso la finestra e con delle lacrime che le rigano il volto come delle goccioline di pioggia che scorrono sulle vetrate.
Mi avvicino senza parlare, mentre lei, nel momento in cui mi vede, inizia a singhiozzare più forte.
«Mi dispiace così tanto...» afferma sussultando.

Non riesco neppure a guardarla negli occhi.
Non riesco a proferire parola.
Non riesco a formulare pensieri.
Ho una rabbia dentro che mi sta consumando perché se c'è una cosa che odio di più al mondo, è proprio quella di essere preso in giro dalle persone che più amo.
Non avermi detto una cosa così importante vuol dire che in fondo il nostro rapporto è basato sul nulla più totale, su grandi bugie.

«Mattia te prego, dimme qualcosa!» continua lei alzando leggermente la schiena per mettersi seduta.
Dopo aver passato qualche minuto a girare nervosamente per la stanza, mi fermo di colpo, la fisso negli iridi e improvvisamente tiro l'ennesimo pugno su un armadietto blu che si apre a seguito del colpo.
«Mattia!!!!» urla Micole spaventata dal mio gesto.
Lei mi conosce bene, sa che quando sono davvero incazzato non riesco a parlare, anzi, è meglio che io non parli e che, purtroppo, divento molto irascibile.

«Perché mi hai tenuta nascosta una cosa del genere?» le domando dopo qualche minuto mettendo le mani in tasca e appoggiandomi con la schiena alla finestra. «Da quanto lo sapevi? Come hai potuto stamme accanto senza dirme nulla? È grave, Micole, lo sai questo sì? Aspetti un bambino, tra quarche mese se tutto va bene diventerò padre e che fai te? Me lo tieni nascosto! Te ho lasciata quasi per un mese, nun l'avrei mai fatto se avessi saputo quel che so ora. Come sempre sei la solita codarda che pur di nun affrontare le situazioni de petto, se rinchiude in se stessa correndo molti rischi. Se stasera o circa un mese fa in macchina fossi stata da sola, sarebbe potuto finire molto male. Te ne rendi conto? Te a questo nun ce pensi, nun sei per niente responsabile, nè di te stessa  e nè della creatura che porti in grembo!»
«Ma non è così come pensi te...»
«No Micole, mo' me fai parlà a me! Fai sempre tutto de coccia tua e guarda in che situazioni te cacci!» riprendo a muovermi per la stanza e a tirare calci ovunque.
«Avevo paura Mattia! Paura di rovinarti la vita, di distruggere i tuoi sogni, paura che saresti rimasto con me solo perché "costretto" o che al contrario mi avresti lasciata per sempre.»
«Ma porca puttana, ma che dici? Questo vuol dire che nun hai capito niente de me! Nun te avrei mai abbandonata in un momento del genere e insieme avremmo trovato un modo per unire vita privata e lavoro, ce l'avremmo fatta sicuramente! Te avrei accompagnata dal ginecologo; sarei uscito a' 'e tre de notte per andatte a prende il cioccolato bianco perché so che te piace normalmente figuriamoce ora che sei incinta; te avrei accarezzato la pancia ogni sera prima de dormire e te avrei presa in giro per il tuo modo buffo de camminà!» Mi siedo appoggiando i gomiti sulle ginocchia e le mani sul viso in segno di disperazione.
«Ma ora te giuro che nun so più nulla... me hai spiazzato, me hai deluso Mì. Nun te sei fidata de me e adesso sono io a nun fidarme più de te.»

Vederla piangere in questo modo disumano mi distrugge, mi trafigge l'anima, ma purtroppo io a differenza sua, dico sempre quello che penso anche a costo di ferire, perché so che la verità è l'unico mezzo per andare avanti e stare bene.
"L'aggeggio" a cui è attaccata inizia a suonare e subito entra un'infermiera.
«Tesoro, che succede? Devi stare tranquilla!» cerca di calmarla facendole anche una flebo.
«Te devi uscire, non è buono per lei ora parlare con chi la fa stare ancora più male!» si rivolge a me con tono severo portandomi fuori e "consegnandomi" a mia madre.
«Matti, che succede?» mi chiede lei abbracciandomi.
«Nun ce la faccio più o mà, andiamocene a casa!»
«Te prego tesò ragiona, nun puoi lasciarla ora.» Mi parla in disparte. «Mattia nun esse troppo istintivo come sempre; ha sbagliato sì, ma nun puoi condannarla!»
«Mamma guardame!» Mi indico la faccia stanca, provata e segnata da dure lacrime, «Nun è l'unica a stare male, perché a me nun ce pensa mai nessuno?»
Urlo come mai fatto prima, spaventando anche mia mamma; poi, dopo aver scaricato la mia tensione mi lascio abbracciare e mi siedo distrutto su una delle tante sedie.

Non me la sento di passare la notte con Micole perciò rimane con lei la Tata.
Torno a casa e mi butto sul letto naufragando nel mare dei miei pensieri; entra in camera silenziosamente mia sorella e si stende accanto a me avvinghiandosi.
«Matti...te voglio bene. So che ce la farete.»
Non ho la forza di risponderle, la stringo più forte a me trattenendo le lacrime.

Spazio autrice:
Girlsssss, ecco il nuovo capitolo!
Spero tanto vi piaccia! Devo ammettere che è molto difficile scrivere tutto quello che ho in mente, sopratutto queste parti dove c'è tanta tensione tra Micole e Mattia e dove quest'ultimo è rimasto scioccato dalla notizia appresa.
Ps: Vi faccio notare che la prima parte in corsivo fino ad "apnea" sono parole scritte dallo stesso Mattia sul sul profilo Facebook. ;)

Un abbraccio a tutte, fatemi sapere cosa ne pensate, per me è molto importante!!!!

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