"BERSAGLIO"

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≪Chi ti ha rovinata?≫

Ormai tra una parola e l'altra, tra un tiro di sigaretta e mezza lacrima sul viso, siamo arrivati lungo il ponte del Tevere, per capirci: è quello che,come disse Fiorello, prima o poi crollerà a causa della tonnellata di lucchetti messi lì da coppiette innamorate. Per carità, nulla contro di loro, ma io non sarei proprio il tipo, anche perchè ancora non so cosa significhi "Amare".
Sono le 2:30 e Roma sta dormendo.
Noi no, siamo ancora qui a discutere, e tra l'altro abbiamo completamente perso il gruppo.

≪Vuoi davvero saperlo, vuoi sapere chi mi ha rovinata?≫ chiedo fermandomi di colpo.
Mi guarda fisso senza rispondere.

Non lo conosco è vero, ma proprio questo motivo mi spinge a parlargli. Ho bisogno di buttare fuori tutto quello che ho dentro.
Prendo fiato e comincio a fare uscire dalla bocca parole, come fossero freccette da tirare al bersaglio. Colpisco dritto al centro.

≪... la mia vita è questa. Un misto di sofferenza, malinconia e felicità mancate. Ho sempre provato a perdonarli i miei, mi autoconvinco del fatto che non sia colpa loro se il lavoro e gli affari occupano interamente la loro giornata, ma in realtà è proprio una loro scelta, lo vogliono, non saprebbero fare altro.
Mi sono messa con il mio attuale ragazzo, Lorenzo, quando avevo 22 anni. Sono passati tre anni, stiamo ancora insieme e sai perchè? Non perchè io lo ami, gli voglio un gran bene ma questo non basta, ma perchè è il figlio di un compratore di papà e dalla nostra relazione dipendono i loro affari. Mi sento continuamente ripetere che è grazie a loro se ho sempre fatto la "bella vita",che dovrei ringraziarli invece di andarli contro, che dipende da me il futuro e il benessere della famiglia, e che "come al solito" potrei distruggere tutto.
Mi hanno inscritta a una facoltà che odio, un ramo di giurisprudenza che con me non c'entra un cazzo, solo per poter continuare, un giorno, il lavoro di mia mamma.
Ecco mia mamma, lei può solo stare zitta, non ha il coraggio di difendermi.
L'unica che mi ha sempre appoggiata e protetta è stata la mia Tata Maya, mi ha cresciuta, ho passato più tempo con lei che con i miei genitori.
Mio fratello, lui ha capito tutto, è andato via di casa dal primo anno dell'università per non vivere più tutto questo e...≫

Mi interrompe mettendomi la faccia tra le sue mani, il mio battito ricomincia piano piano ad essere regolare e io ricomincio a respirare.

≪Vai via anche te.≫ afferma quasi incazzato.
≪Non posso,≫ rispondo piangendo ≪le opzioni sono rimanere con loro o andare a vivere con Lorenzo, ed io non voglio assolutamente la seconda. Se te lo stai chiedendo, si, la mia storia si potrebbe collocare nell'antichità, a quando non c'era la libertà di amare.≫

Non riesco più a parlare, i singhiozzi mi bloccano la voce e mi ritrovo stretta al suo petto.

Minuti e minuti di silenzio ricoperti solo dai miei gemiti, dal rumore leggero della sua mano che accarezza la mia schiena, e dallo scorrere del fiume sotto di noi, messo lì quasi a ricordarci che il tempo non si è fermato, ma che, come diceva Eraclito, tutto continua a scorrere.

Effettivamente è proprio così, quando stiamo male, quando ci manca il respiro,o quando stiamo con la persona giusta, il tempo intorno sembra fermarsi, ci sembra che il globo giri attratto unicamente da noi. A causa del nostro sano e pazzo "egotismo" da sofferenza, pensiamo che nell'esatto istante in cui noi "scoppiamo", conseguenzialmente anche il resto del mondo scoppia insieme a noi: i semafori smettono di funzionare, la gente rallenta il passo, gli uomini spengono le auto, ogni attività è sospesa, lo stesso vento smette di soffiare. Allora lo spazio e il tempo intorno a noi non esistono più.
Ma non è così, la vita continua, i giorni brutti passano esattamente come tutti gli altri. Sta a noi cercare di affrontarli al meglio, e purtroppo io non ho ancora capito come si fa.

≪Mi dispiace di averti parlato in questo modo, non è da me, è la prima volta che dico ad alta voce queste cose...non so perchè l'ho fatto. Perchè dovrebbe interessarti?≫ dico ritrovando la voce, e allontanandomi da lui con fatica.
≪A me ascoltarti non ha dato fastidio, anzi...non sei la prima persona che me usa come "spalla su cui piagne", e se a te fa stare meglio, chiamame quando vuoi, anche solo per urlarmi in faccia che la vita è un disastro.≫
Mi parla appoggiandosi con i gomiti al muretto che affaccia sul fiume, senza guardarmi minimamente.

≪E a te come va la vita?≫ chiedo trattenendo le lacrime.

Non fa in tempo a rispondermi che squilla il suo telefono.

『Dà dimmi.』intuisco sia Davide.
『Si sta qui con me, te la devo passà?』

≪M'ha detto di dirti che devi risponne al telefono ogni tanto! E chiede come torni a casa!≫
≪Eh, digli che avevo il silenzioso...e che tornerò a piedi!≫

La conversazione tra i due continua, io però sono intenta a controllare il mio cellulare. Sette chiamate perse tra Davide e Rebecca e un messaggio di Tata Maya. Leggo:
『Miii, a che ora torni? I tuoi sono a una cena e faranno tardi, ma lo sai come sono fatti. Non farmi stare in pensiero.』

≪Scusa, venticinque anni e non c'hai na macchina?≫ mi chiede Mattia terminando la chiamata.
≪La settimana scorsa mi hanno tamponata ed è ancora dal carrozziere, però vado a piedi, una mezz'oretta scarsa e sono a casa, anzi vado che è tardi.≫
Inizia a ridere, stropicciandosi i capelli. ≪Secondo te, io mo te lascio annà da sola a e' tre, pe Roma, mezza stordita? Cammina va, la macchina non è lontana da qui.≫
≪Mi tratti come fossi una scema, sei carino guarda!≫
≪Un grazie non t'esce?≫
≪Grazie!≫ sbuffo, rifacendogli le mosse.

Tra una battutina e un'altra arriviamo alla macchina, almeno dopo una serata disastrosa è riuscito a rubarmi dei sorrisi, che io ho tentato di nascondere per non dare troppa soddisfazione alle sue prese in giro.
Lui non è solo il solito coattone Romano, che ti fa saltare tutto il sistema nervoso. Lui prima ti stuzzica, ma poi con un gesto, uno sguardo o una parola, ti scalda il sangue nelle vene, e tu senti un bollore percorrerti il corpo.

─Certo che è proprio particolare─ penso salendo in macchina e osservando i suoi movimenti.

≪Dove la porto signorina?≫
≪Su una stella!≫ ridiamo timidamente, penso che sia strano che un ragazzo citi frasi di "Titanic",uno dei film più romantici e drammatici al mondo. Ma d'altra parte, cosa ho visto di ordinario in Mattia Briga da quando l'ho conosciuto?

≪Eccoci, siamo arrivati. Beh, grazie davvero, per tutto.≫
≪Guarda che esigo un risarcimento per danni morali dovuti alla vista del tuo vomito!≫ inizia a ridere. Devo dire che ha un bel sorriso, illumina tutto il volto.
≪È troppo chiedere di scordarti dell'accaduto vero?≫ divento rossa dall'imbarazzo e metto le mani davanti la faccia.
≪Sto scherzando dai, ma se non vuoi che si ripeta ti consiglio di bere della cocacola la prossima volta! Ora scappa dai, immagino che i tuoi genitori ti stiano aspettando!≫
≪Non farmici pensare, sono pronta all'interrogatorio! Vado, grazie ancora, ci vediamo alla prossima no?≫
Annuisce e nel frattempo scendo dalla macchina. Sento il rumore del finestrino abbassarsi e lui dirmi: ≪Non me lo dai er bacetto della buonanotte?≫
≪Certo che sei un soggettone!≫ mi avvicino di corsa e gli stampo un bacio sulla guancia lasciando segni di quel che rimane del mio nuovo rossetto bordeaux.

L'ECO DELLA LIBERTÀ | BRIGAWhere stories live. Discover now