Capitolo venticinque.

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Tenerife, 13 Agosto 2015

Lavanda.
Un profumo inebriante è la prima cosa che sento appena Morfeo mi abbandona e ritorno cosciente. Appena apro gli occhi una matassa di capelli ingarbugliata mi solletica il viso ed in automatico gli strofino la punta del naso contro la nuca scoperta, e non riesco a capire come da essermi addormentato con lui dietro di me, che mi accarezzava i capelli, che mi sussurrava parole dolci contro l’orecchio, sono io ad abbracciarlo, anche se sinceramente non saprei scegliere la sensazione migliore: la sua schiena contro il petto, i capelli a solleticarmi il viso, le mie gambe intrecciate alle sue, il suo corpo nudo che si confonde con il mio.
"Mhh" geme leggermente, gli bacio la sezione di pelle alla mia mercé, solleticando particolarmente un punto sotto l’orecchio, mordendolo e poi succhiandolo come se ne dipendesse la mia intera vita e si spalma maggiormente contro di me, come un gatto alla ricerca di attenzioni  “potrei davvero abituarmi ad un risveglio del genere" attacca il suo sedere al mio bacino, ondeggiando leggermente ed un gemito abbandona le mie labbra, è nudo diamine, ieri ci siamo addormentati con i boxer addosso, sento il sangue affluire verso il basso ventre e gli mordo il lobo. “l’avviso signor Styles, la situazione sta degenerando.”
"Stai fermo" lo blocco, pizzicandogli il fianco e mordendogli una spalla contemporaneamente, lui ridacchia e ansima allo stesso tempo, e davvero questo è il suono più bello che abbia mai sentito, non so davvero di cosa sarei capace per sentirlo per il resto della mia vita, vorrei registrarlo e metterlo come sveglia, come suoneria, come qualsiasi cosa. "permettimi di prendermi cura di te" gli bacio le spalle, per poi spingerlo a pancia in giù e posizionarmi a cavalcioni su di lui, gli accarezzo tutta la pelle leggermente abbronzata e rimango per un secondo interdetto, non avrei mai pensato di essere in questa situazione con Louis, e di sentire questi sentimenti incredibilmente forti allo stomaco. E’ come se fossi così vicino da toccarlo, ma non abbastanza, voglio fondermi con lui, voglio confondermi, voglio arrivare a sentirlo in ogni angolo del mio corpo, voglio, voglio...
“Harry Dio, fai qualcosa o impazzisco” geme alzando il bacino e solo in questo momento mi permetto di scostare il lenzuolo che copriva ancora i nostri arti inferiori e rimango senza fiato per un secondo. Io e Louis stiamo per fare l’amore, stiamo per unirci nell’unico modo che ci manca, io e quel Louis con cui ci siamo trovati, rincorsi, salvati e solo adesso amati.  Gli bacio a bocca aperta ogni vertebra, gli accarezzo ogni neo con la lingua, e lui ad ogni schiocco si strofina contro le lenzuola per trovare un po’ di sollievo, ed io lo capisco così bene, anche io rischio di implodere, perché il suo sedere tondo va incontro alla mia eccitazione ed è tutto troppo, troppo da sopportare, perché per quanto abbia sempre detto che io sia innamorato della sua anima, e che il suo corpo sia solo un grandissimo extra, questo extra adesso è sotto di me, abbronzato, minuto, sano. Sano come non pensavo fosse possibile desiderare, perché è purtroppo ancora troppo magro, ma non quel corpo triste e grigio che mi ha accompagnato per mesi, ma un magro diverso, con le scapole ancora troppo in bella vista e i fianchi ossuti, ma un magro che non mi fa tremare il cuore per la paura, ma per la voglia di amarlo e di coccolarlo. Perché non ho più paura di romperlo, di scheggiarlo, di rovinarlo con le mie mani, adesso che è qui, che siamo qui, mi rendo conto che è si la cosa più preziosa di tutta la mia vita, ma anche la più resistente, forgiato dal dolore, dall’odio verso se stesso, dal non sentirsi mai abbastanza. Per questo lo sto venerando con le mie labbra, perché vorrei urlargli con ogni bacio, con ogni lappata, che è importante, che lo amo, che è bellissimo.
“Sei bellissimo” sussurro prima di baciargli le fossette di venere, facendolo sussultare, per poi arrivare finalmente alle due lune piene che sono il suo sedere: gli mordo leggermente un natica e lui impreca sottovoce, il tutto accompagnato da qualcosa che assomiglia vagamente a maledetto bastardo, te la farò pagare. Sorrido contro la pelle tenera e leggermente meno dorata, e sembrerebbe un pensiero davvero strano da fare, ma il fatto che il suo sedere si stia riempiendo di nuovo, che il suo corpo stia ritornando di nuovo sinuoso, mi rende la persona più felice del mondo, ma soprattutto mi eccita ancora di più, sta tornando quel che era, sta accettando il suo corpo anche grazie a me. “Tomlinson non la facevo così bisognoso a letto” affermo io, cercando un minimo di frizione contro il suo stinco. Penso a quando ci dissero che le sue ossa si stavano sgretolando, che il suo cuore si sarebbe ribellato - e lo ha fatto realmente- e che potesse essere impotente, al che Zayn rise, quasi nervosamente ma con un soffio di dolcezza, e, testuali parole, disse che Louis non sarebbe mai stato impotente, nemmeno da morto, e adesso credo di dovergli dare ragione.
“Nemmeno lei lo è, signor Styles, o sbaglio?” Approfitta del mio momento di distrazione, e si volta fra le mie braccia, appropriandosi della mia nuca e tirando leggermente i miei capelli, in un bacio che di dolce non ha nulla, è un bacio fatto di esigenze, di tutti quei ti vorrei che non si sono mai tramutati in ti vengo a prendere, di tutti quei ti amo che non hanno mai lasciato le nostre labbra, di tutte quelle parole e gesti che siamo stati costretti ad ingoiare come bocconi amari. È un bacio frenetico, fatto di morsi, di denti, di gemiti, e di quell’amore che lotta da troppo tempo per scappare. La sua lingua scivola contro il mio labbro inferiore come una tortura ed io gli mordo quello superiore, per spronarlo a fare qualcosa, per dettare l’andamento, per trovare una soluzione, e proprio mentre lui accontenta la mia preghiera muta facendo scivolare una mano fra i nostri corpi accaldati e arpionando una al mio sedere, per farmi ancora più vicino, come se fosse possibile, qualcuno bussa alla porta. Io mi allontano quasi allarmato, ma lui si avventa contro il mio collo niveo quasi per punirmi e mi scappa un gemito troppo forte per non essere sentito, ed infatti dall’esterno arriva fin troppo nettamente la risata di Zayn.
“Piccioncini qualcuno atterrerà  nella vostra camera fra meno di cinque minuti” Louis si muove sotto di me, graffiandomi la schiena e ansimo ancora, come un adolescente alle prese con la prima esperienza sessuale “vi conviene calmare i bollenti spiriti, fra quattro minuti saranno qui”
Ma come potrei anche solo pensare di fermarmi adesso? Io li lascerei fuori per tutta la vita per poter godere in modo esclusivo dello spettacolo di Louis in queste condizioni: i capelli sparati in ogni direzione, gli occhi lucidi con la pupilla che ingloba quasi totalmente l’azzurro, le labbra gonfie e rosse, piene di baci e lucide di saliva, il succhiotto appena sotto l’orecchio, il fiato corto, e la necessità scritta negli occhi, nei gesti, nei respiri.
E proprio grazie a questa necessità trascina lentamente una mano fra i nostri corpi, fermandosi più del dovuto sul mio petto, stuzzicando i miei capezzoli, per poi sfiorare solo da sopra i boxer la mia intimità, e facendo scontrare i nostri bacini, ed io sono completamente fuori controllo.
“Harry, stanno arrivando, togliti di dosso” ansima contro il mio orecchio, mordendomi il lobo, senza ben comprendere quello che dice, con la mano che non si sposta dai boxer, e che anzi continua a muoversi, ancora più veloce.
“Cosa?” dico respirando pesantemente, e muovendomi in modo disordinano per alzarmi leggermente e guardarlo negli occhi.
“Pensavi davvero che fossi un ragazzo così facile?” ridacchia con una nota maliziosa nella voce. “Ma soprattutto pensavi che non te l’avrei fatta pagare?”
“Non puoi davvero lasciarmi in queste condizioni” piagnucolo contro il suo collo “e neanche tu stai tanto bene”
“Di quello che farò io nella doccia non sono problemi tuoi Styles” mi bacia i capelli e affonda il naso fra i ricci “è lei il problema”
“Louis ti prego, sono davvero al limite” sussurro contro il suo orecchio, mordendogli il lobo. Il basso ventre é in fuoco, e lui non si ferma, continua a dire di dover fermarsi, ma non lo fa.
“E allora vieni, piccolo. Vieni per me.” Sussurra direttamente contro il mio viso, sulle mie labbra, e cosa succede dopo è facile da capire.



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