Capitolo tre.

1.3K 84 10
                                    


Doncaster, 1 Febbraio 2005.

“Harry come ti senti?” Mamma mi accarezza i capelli ed io sospiro piano, sedendomi per fare colazione.
“Grande.” Faccio sorridente facendo uscire le fossette e beccandomi un sorriso pieno di amore.
“Sei bellissimo amore. ” Esclama fissandomi ancora e sistemandomi un riccio dietro un orecchio.
“Questi quando li tagliamo?” Domando prendendo un goccio di succo alla pesca.
“Mai!” Esclama qualcuno alle mie spalle coprendomi gli occhi.
Qualsiasi persona potrebbe avere dei dubbi su chi di prima mattina voglia farti una sorpresa, chiunque ma non io, perché questo profumo io lo riconoscerei ovunque, e anche queste mani, sottili e profumate di vaniglia e menta. “Senno mi togli ogni possibilità di divertimento.” Si avvicina al mio orecchio e ritorno improvvisamente a vedere, il viso però sente la mancanza di qualcosa, poi soffia velocemente. “Buon compleanno, riccio.” E mi lascia un bacio sulla guancia.
“Louis sono le 7 e mezza di mattina come fai ad essere già qui?” “Esistono le sveglie, piccolo.” Risponde sedendosi accanto a me, ed io sorrido, perché è vero che le sveglie esistono da anni, ma dove lo trovi un migliore amico che il giorno del tuo compleanno si presenta a casa tua per fare colazione con te? Gemma entra in cucina, ed è ancora in pigiama, con i capelli scompigliati ed il trucco sbavato. Io sono già pronto, lavato e vestito, non lo so cosa trova nel far così tardi la notte, se poi la mattina è in queste condizioni.
“Hai visto che bella sorpresa, sgorbio?” Esclama scompigliandomi i capelli. “Me lo sono trovato sulla porta appena sveglia pieno di energie, mentre io…” E sbadiglia sonoramente.
“Sei bellissima anche cosi, Gem.” Dice Louis al mio fianco con le mani strette intorno ad un bicchiere di succo.
“Ecco perché mi stai simpatico Louis…” Afferma come se dovesse essere per tutti una cosa ovvia, una verità assoluta. “Sei adorabile.” Ed è vero, Gemma ama Louis, ogni volta che c’è lui diventa quasi sopportabile. E mamma guarda questo quadretto famigliare con amore, perché Louis fa parte della famiglia, Louis è la persona più importante e a cui voglio più bene, oltre i miei genitori e mia sorella, ma con loro è diverso, loro hanno il mio stesso sangue, invece io e Louis ci siamo scelti, e giorno dopo giorno continuiamo a farlo.
“Anne è tutto buonissimo!” Esclama Louis con nel piatto un uovo e la pancetta. Mamma ci farebbe mangiare tutti fino allo sfinimento…
“Grazie tesoro.” Risponde lei gentilmente.  “Prendine un altro.” “Oh.” Dice. “Nono, sono a posto cosi.”
“Va bene!” Dice pizzicandogli una guancia. “Harry tu vai a lavarti i denti e a fare la cartella che è già tardi.”
“Infatti, non ci faranno entrare a scuola in ritardo solo perché è il tuo compleanno.”
“Corro.” E salendo di sopra, incontro papà che scende le scale, vestito già in giacca e cravatta pronto per il lavoro.
“Auguri Harry!” Dice abbracciandomi e dandomi una pacca sulla spalla. “Stai diventando grande anche tu…”
“Si.” Esclamo io, ho tredici anni, sono grande, vorrei aggiungere ma resto in silenzio
“Il mio ometto.” Mi scompiglia anche lui i capelli e “Gemma e mamma sono in cucina?”
“Si” Rispondo ancora. “E c’è anche Louis.” Continuo quando ha ricominciato a scendere, ma poi si volta e mi guarda sorridendo con una strana luce negli occhi.
“Non te lo far scappare un amico del genere, uno cosi non lo trovi più.” Ed io corro in bagno a lavarmi i denti, ma vorrei dirgli che lo so, so che sono fortunato, so che una persona bella e disponibile come lui non può più capitarmi, ma so anche che Louis non mi lascerà mai, so che Louis mi vorrà per sempre bene, so che Louis sarà il mio migliore amico per il resto dei miei giorni. E non riesco a smettere di sorridere mentre faccio la cartella immaginando la scena, mamma, papa, Louis e Gemma seduti al nostro tavolo a parlare del più e del meno, come se niente fosse, come se Louis facesse parte delle nostre vite da sempre, ed in fin dei conti è proprio cosi.
Un punto fisso durante gli anni.
Un famigliare acquisito.
Un figlio in più.
E quando scendo trotterellando le scale è proprio questa l’immagine che mi ritrovo d’avanti. La mia famiglia felice, spensierata e riunita. Le persone più importanti della mia vita tutte intorno ad un tavolo, sono felice. E non mi è ancora chiaro il perché ma sento questo momento fissarsi proprio lì, fra una costola e l’altra, fra una parola detta e una taciuta, fra il cuore e l’anima. Sento questo momento urlare per sempre.






Doncaster, 31 Aprile 2005


“Non ce la faccio più!” Esclamo sistemandomi meglio la cartella sulla spalla e sbuffando sonoramente. Questa settimana è stata un inferno, piena di interrogazioni e compiti, e probabilmente quelli andati bene si possono contare sulle dita di una mano.
“Harry lo sai che la scuola è importante.” Ribatte lui come a voler rimarcare la sua solita filosofia, più sai meglio è, perché quando avrai a che fare con gente migliore di te, anche solo con una frase, uno stralcio di ricordo imparato sui banchi di scuola, potrai dimostrare di sapere qualcosa, di non essere ignorante, e non potranno prenderti in giro, non potranno mai ingannarti.
“Ma è noiosa.” Faccio con tristezza. “E poi per te è facile, tu sei bravo.”
“Se ti mettessi più sui libri invece che dormire…” Nella sua voce c’è qualcosa di adulto, quasi di troppo maturo, ma non ci presto troppa attenzione e riprendo. “I divani e i letti mi ispirano troppo amore.”
“Ho notato…” Fa sorridente. “Non ci puoi passare nemmeno accanto che già stai dormendo.”
“Esagerato!” Esclamo spintonandolo leggermente. “Più tardi ci vediamo al parco?”
“Eleanor mi ha invitato a casa sua.” Io lo guardo sorridente anche se sento un crampo all’altezza dello stomaco che non capisco. Non dovrei essere contento che il mio migliore amico si veda con la sua fidanzata? Lui le vuole bene, anche se lei non è un mostro di simpatia. “Dobbiamo studiare insieme, se vuoi ci vediamo stasera che dici?”
“Come vuoi Lou.” Però sento nascere un pizzico di gelosia, perhè sta preferendo la sua fidanzata a me, al suo migliore amico, ci siamo visti pochissimo questa settimana e oggi pomeriggio non vuole stare con me.
“Si, decido io.” Dice convinto. “Ci vediamo un bel film e ci mangiamo una bella pizza..”
“Va bene.” Esclamo ed il calore ritorna in circolo. Non posso essere geloso di lui, è normale che abbia una vita oltre di me, è normale che veda altra gente, è normale che voglia bene a qualcun altro. E allora perché credo di aver ricominciato a respirare solo quando mi ha detto che stasera ci vedremo?
“Ehi riccio…” Mi tira a se e mi abbraccia forte. “Io non ti lascio.” Sorrido contro il suo collo e aspiro forte il suo profumo. Louis mi capisce, mi capirà sempre. Sa cosa penso e fa di tutto per farmi cambiare idea, ed io non dovrei nemmeno pensare che lui possa non voler stare con me, vuole semplicemente stare anche con la sua fidanzata. “Va bene?” Ed io non rispondo perché le parole sarebbero inutili, perché io non sono ancora tanto bravo, perché è lui quello che conosce le parole esatte che chiunque vorrebbe sentirsi dire in qualsiasi momento. E non mi è ancora chiaro il perché ma sento questo momento fissarsi proprio lì, fra una costola e l’altra, fra una parola detta e una taciuta, fra il cuore e l’anima. Sento questo momento urlare per sempre.



Feel the moment. Where stories live. Discover now