Capitolo uno

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Doncaster, 20 agosto 1996

Cattivi.

Tutti quei bambini sono monelli, perché non vogliono giocare con me solo perché sono piccolo e non so giocare a pallone.

E non importa quello che dice mamma, io li odio tutti!

Mi scappa un singhiozzo più forte degli altri e mi sento ancora peggio, perché non riesco a smettere di piangere e sono solo, vorrei mamma, ma lei è su quelle panchine che sono lontane ed io non voglio che quei bimbi mi vedano piangere, e ho anche fame. La casetta dello scivolo puzza anche tantissimo, ma è il luogo in cui vengo sempre quando loro mi trattano male.

"Ehi bimbo perché piangi?" mi spavento tantissimo quando una massa di capelli biondi arriva direttamente dallo scivolo e non dalle scalette e mi si siede davanti sorridendo.

"Voglio la mia mamma" dico con il broncio, asciugandomi le lacrime e tirando su col naso. "E non c'è?" fa il bimbo dagli occhi blu "idea! Se vuoi ti presto la mia" me la fa vedere ed è poco distante da noi, ci saluta con la manina e assomiglia tantissimo al bimbo davanti a me. Sarebbe bella come seconda mamma.

"Va bene!" dico scoppiando a ridere "Però la mia è lì" faccio indicandola con il dito "se vuoi possiamo fare a cambio.

"'okay, ma allora perché piangi?"

"ci sono quei monelli che mi prendono in giro."

"E che fa?" chiede serio "ora ci andiamo insieme"

"No" rispondo sentendo di nuovo le lacrime bagnarmi le guance.

"Ennò non piangere" fa mentre mi asciuga una lacrima "andiamo di là e giochiamo solo io e tu?"

"Ma di là non si può andare, è il parco dei grandi!" la mia bocca forma una o perfetta e penso a quanto mamma si arrabbierebbe.

"E mica noi lo sapevamo!" dice ridendo, poi si alza e scivola giù "che stai aspettando riccio?"

"Come ti chiami bimbo?" faccio scendendo dallo scivolo sorridendo e trovandolo con una palla sottobraccio, appoggiato al legno che divide i due parchi.

"Louis" dice "e adesso riccio ti insegnerò a scavalcare questa!" 


Doncaster, 1997.


"Harry qual è il tuo colore preferito?" Mi chiede Louis giocando con i fili d'erba nel nostro parchetto, come sempre ci troviamo qui ogni giorno allo stesso orario, tranne se c'è un temporale e parliamo, giochiamo e lui spesso mi racconta della sua giornata a scuola ed io gli dico della mia con Gemma che mi fa i dispetti e papà che si dispera per separarci.
Ci siamo incontrati un anno fa, ma sa tutto di me.
E' il mio amichetto del cuore.
"Non lo so." Rispondo distogliendo lo sguardo dai fiori con cui stavo giocando.
"Come non lo sai?" Mi guarda con un'espressione strana, unendo le sopracciglia e mettendo la bocca in una strana posizione, sembra sorpreso e forse anche un po' arrabbiato.
"Forse l'azzurro." Rispondo allora ritornando ai miei fiori e alle formiche che ci camminano intorno. Se ne schiacciassi una? "Come sei scontato." Sbuffa lui stendendosi a pancia in su, e dalla sua voce capisco che scontato significa qualcosa di brutto.
"Perché?" Chiedo rimanendoci male e sistemandomi i capelli con una mano sporca. Voglio tagliarli tutti questi ricci, non stanno mai al loro posto. Vorrei avere i suoi capelli, così lisci, così belli. "E poi cosa significa scontato?"
"Mamma mi ha detto che scontato significa qualcosa che piace a tutti." Risponde unendo le mani sopra la pancia e chiudendo gli occhi.
"Ahhhh." Faccio sorpreso.  "Capito. E l'azzurro piace a tutti?" "Certo "Fa lui. "E' il colore del mare, del cielo..."
"E dei tuoi occhi." Continuo io schiacciando una formica con il dito. Bleah che schifo. L'azzurro però è un colore bellissimo ed è il colore di tutto quello che di infinito c'è.
"Eh." Dice lui. "Sarà per questo che non mi piace." Come non si può amare il colore degli occhi di Louis? Sono bellissimi. Cambiano con il tempo e poi sono sempre luminosi, accesi di luce e si riempiono ogni volta di qualcosa di diverso.
Gioia, divertimento, rabbia, tristezza...
"Ed il tuo colore preferito qual è!?" Chiedo io dopo alcuni minuti di silenzio, forse si è addormentato, penso. Forse dovrei andare a chiamare Jay, io non ce la farò mai a spostarlo da solo. Però sembra così piccolino addormentato che forse con un po'di sforzi potrei trascinarlo...
"Il verde." Risponde di scatto con una voce troppo seria, interrompendo i miei pensieri. "Come i prati, le foglie..."
Ed i miei occhi, ma questa volta non lo dico e mi stendo anche io a pancia in su a fissare il cielo. Sento l'azzurro trascinarsi sulla pelle, il cielo entrare nel mio cuore e il mare risuonarmi nelle orecchie, ma soprattutto gli occhi di Louis sempre nei miei. Sento questo momento gridare, ma non so ancora cosa.

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