Capitolo trentatré

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Normani aveva lasciato Camila davanti a casa di Lauren già da più di venti minuti, eppure la corvina non si decideva a suonare al campanello.
Camminava avanti e indietro sul portico, torturandosi il labbro inferiore fra le dita.

Infine, si decise a bussare. Sapeva che Clara e Mike erano a lavoro. Taylor in vacanza con un'amica e Chris non faceva più parte del nucleo familiare da tempo, perciò, quando udì i passi dall'altra parte sapeva per certo a chi appartenessero.

Quando la porta si aprì, la prima cosa che Camila notò fu la sorpresa negli occhi di Lauren e subito dopo vide l'orripilante livido violaceo macchiare il suo meraviglioso sguardo. Non sembrava così brutto due sere fa, ma adesso aveva preso forma e colore sotto la luce del sole e Camila si morse con forza il labbro per trattenere le lacrime.

Lauren la guardò per qualche secondo senza sapere cosa dire, poi si accigliò e fece per richiudere la porta, ma Camila poggiò le mani contro l'uscio e mise un piede fra di esso e lo stipite per trattenerla dal suo intento.

«Lauren, ti prego.» Disse, mentre l'altra corvina cercava di toglierle il piede per chiudere la porta.

«Ti devo parlare.» Insisté Camila con limpida disperazione nel tono.

«Non voglio ascoltare.» Fu la risposta di Lauren, fredda e gelida come il pugno che aveva ricevuto.

Camila spinse con più forza la porta, riuscendo a creare un pertugio. Sgattaiolò all'interno con rapidità e chiuse l'uscio alle sue spalle, appoggiandosi contro.

Lauren portò le braccia conserte e le rivolse uno sguardo torvo. L'amica non l'aveva considerata per due giorni, evitando chiamate e messaggi. Adesso era lei che non voleva sentire.

«Ciao.» Farfugliò Camila, sospirando.

«Esci.» Suonò perentoria Lauren, ma l'altra scosse energicamente la testa.

Lauren le diede le spalle, imprecò sottovoce e si diresse verso la sua camera, sperando che prima o poi Camila se ne andasse, ma, invece, la seguì.

«Ti prego, Lern.» Le mugolò dietro in tono supplichevole «Cinque minuti.»

La corvina si mise a sedere sul letto, ponderò l'idea di mandare via la sua migliore amica,         -anche se non sapeva se poteva ancora definirla così- ma, in realtà, era molto curiosa di ascoltare ciò che aveva da dirle. Quali scuse banali aveva preparato stavolta?

«Due. Due minuti, al massimo.» Disse con freddezza.

Camila annuì, lasciando che un piccolo sorriso crescesse sulle sue labbra. Restò in piedi, spostò il peso da una parte all'altra e poi prese a camminare su e giù per la stanza, pensando alle parole adatte. Aveva anche congegnato un discorso ad effetto, studiato nei minimi particolari, ma ora non ricordava più niente.

E allora capì quello che doveva fare.

Spegnere la ragione, accendere i sentimenti. Lasciare che, per una volta, fossero loro a prendere le redini.

Fissò il suo sguardo in quello dell'amica che, per niente ironica, ticchettò il dito sul polso come dire "il tuo tempo sta scadendo."

«Mi dispiace. Lo so che è una frase patetica e che con le scuse non posso migliorare la situazione o cambiare ciò che è successo..» La sua voce divenne flebile, i suoi occhi si posarono irrimediabilmente sul livido violaceo che spiccava sulla pelle nivea.

Just friends ~ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora