Capitolo 20

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Nonostante tutti i miei dubbi e le mie preoccupazioni, sono riuscita a riposare, finalmente ho dormito quasi tutta la notte. Apro gli occhi ed improvvisamente una strana ansia mi prende allo stomaco. Non so davvero cosa aspettarmi, che effetto ti avrà fatto leggere la mia lettera? Sarai contenta e piena di gioia, o triste e arrabbiata? Sto decisamente pensando troppo. La cosa importante è che tu ti sia svegliata... ora ti devi solo riprendere e guarire.

Lascio le mie paure in un cassetto e mi preparo per andare in ospedale. Mi fermo alla solita caffetteria, ma questa volta prendo qualcosa anche per te: un caffè e una brioche.

Entro in ospedale e vedo subito Callie, intenta a firmare delle scartoffie. Così ne approfitto per darle la bevanda e fare due chiacchiere.

Ovviamente parliamo di te, dei tuoi occhi, della tua cura e di come saranno le prossime settimane. Lei è ottimista, infatti mi ha confidato che al massimo fra un mese dovresti essere in piena forma. Il mio sorriso si allarga sentendo le sue parole e senza neanche pensarci mi ritrovo ad abbracciarla e ringraziarla.

"Grazie, Callie... veramente. Non so cosa avrei fatto se non si fosse svegliata!".

"Clarke... è il mio lavoro. Comunque, in tutta onesta, credo che io c'entri ben poco con il suo risveglio. Anche se sono una donna di scienza, penso che sia stata la tua presenza e le tue amorevoli cure che le abbiano dato lo stimolo giusto per aprire gli occhi".

Abbasso lo sguardo imbarazzata.

"Si vede lontano un chilometro che la ami con tutto il cuore... e anche senza la balla che mi ha rifilato Anya, sulla fidanzata, non ti avrei mai impedito di starle vicino... vedo come la guardi, e ieri ho visto come lei guarda te. Siete fortunate ragazze, pochi hanno quello che avete voi...", continua sorridendomi mentre mi accarezza dolcemente la spalla.

La guardo negli occhi e l'abbraccio di nuovo.

"Adesso, va da lei, credo che sia già sveglia e ti stia aspettando...", sussurra al mio orecchio.

La ringrazio ancora e poi corro da te. Apro la porta con titubanza, ricordandomi della lettera, ma quando il mio azzurro incontra il tuo verde ogni mia paura svanisce. Il tuo sorriso illumina la stanza e mi rasserena il cuore.

"Ehi...", mi dici semplicemente.

"Ehi...", ti faccio eco sorridendoti a mia volta.

Facciamo colazione insieme, parlando con i nostri sguardi. Sono ancora incredula della connessione che abbiamo, a volte mi chiedo se sia reale o mi stia immaginando tutto, ma quando succede tu mi baci, o mi accarezzi, dissipando ogni mia più remota incertezza.

Non fai parola della lettera ed io non sollevo l'argomento, quello che voglio e godere della tua compagnia e aiutarti a riprenderti. Al momento parlare di quello che ho scritto può aspettare.

"Allora... sei pronta?", ti chiedo rompendo il silenzio.

"Per cosa?", replichi alzando un sopracciglio.

"Per la riabilitazione. Ho ricevuto delle direttive da Anya, e ho intenzione di seguirle alla lettera. La tua fisioterapista qui presente... è molto severa ed intransigente...", dico indicandomi sogghignando.

"Ma è anche tanto bella e affascinante...", sussurri maliziosamente.

Per un attimo cedo alle tue parole apprezzandone la dolcezza, e subito un timido sorriso imbarazzato mi colora le guance, ma poi il lato ligio torna e prende il sopravvento.

"E, aggiungerei... che non si fa corrompere... non ci casco Lexa, bel tentativo comunque! Ora signorina, ti alzi, ti infili la vestaglia e andiamo a fare una passeggiata...".

ICE DancingWhere stories live. Discover now