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Geneviève

Geneviève staccò le dita dalla tastiera,di scatto, come se i tasti fossero carboni ardenti.
Il suo viso si contorse in una smorfia a metà tra lo stupore,la rabbia e la paura. Charlotte e Claire erano lì. Com'era, anche solo lontanamente, possibile?
Si sentì nuda e impotente, si levò in piedi e un leggero alito di vento le scompigliò i capelli.
Charlotte la stava fissando, il suo sguardo era più intenso del solito. I suoi occhi sembravano avere un taglio diverso, le occhiaie scure e profonde scavavano il volto della ragazza invecchiandola di qualche anno e facevano da strana cornice al verde delle sue iridi. Un verde cinabro, lucido con sfilettature olivastre. Gli occhi di Charlotte erano una foresta che si scorgeva fra la corteccia della sua pelle.
Geneviève si accorse che stava tramando e che dalle sue mani grondavano lacrime. Ma non era quel dettaglio a sconvolgerla né lo sguardo assente dei passanti. No. Nemmeno provare un'emozione così forte e decisa la destabilizzava.
Lo vide nelle onde color di pece dei suoi capelli, lo notò dall'espressione che i suoi occhi avevano assunto al di sotto della frangetta scura.
Geneviève si rese conto che Charlotte sapeva: era questo a terrorizzarla.

Charlotte

Gli occhi di Geneviève. Un incanto. Due gemme di ardesia, due bolle di luce, due pozze dorate. Così cangianti, imprevedibili. Un blu ceruleo macchiato di giallo, come il cielo corrotto da nembi all'alba. Uno sguardo imperscrutabile, assente ma, al contempo, così vivo. I suoi occhi avevano vita propria, sembravano appartenere a chissà quale antica divinità.
Charlotte era stranita, esterrefatta, sopraffatta da una valanga di emozioni.
Aveva tante domande da porre, tante risposte da dare. Si sentì piccola, inerme come un granello di polline soffiato via dalla brezza primaverile.
Geneviève era lì. Geneviève esisteva, non era parte di uno strano sogno. Geneviève era viva. Sì,era viva. Nonostante i pronostici, nonostante quella sera di poche settimane prima.
Geneviève era viva. Ed era anche merito di Charlotte.
La ragazza si scrollò di dosso il torpore che l'avvolgeva, i residui della slavina emotiva che l'aveva fatta  naufragare nel mare dei suoi pensieri.
I suoi piedi si mossero come stregati da un sortilegio e si fermarono a pochi centimetri dal corpo di Geneviève.
Charlotte la prese per mano, le avvicinò le labbra al collo  e le confessò singhiozzando: 《So del bambino》.

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