Capitolo 14

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In piedi, uno di fronte all'altro, aspettavo che Gabriele iniziasse a parlare. Volevo sentire cosa avesse da dire. Il cuore mi batteva forte. Ero teso. Volevo sapere tutto, ma al tempo stesso avevo paura di sentire quanto amava mia sorella. Avevo paura che mi dicesse che per lui ero solo un rimpiazzo e che amava ancora Laura. Non l'avrei sopportato. Amavo ancora Gabriele. Lo amavo al punto di perdonargli qualsiasi cosa. Strinsi i pugni ancora più forte, quasi fino a farmi male ed aspettai in silenzio che parlasse. Lui abbassò lo sguardo, sembrava imbarazzato. Mi fece segno di seguirlo. Forse voleva allentare la tensione camminando ed io lo seguii senza troppe storie.

«I miei genitori hanno comprato questa casa cinque anni fa. Dopo un anno purtroppo mio padre è morto. Aveva un tumore al pancreas che gli è stato fatale. Così ho deciso di rimanere qui, a vivere con mia madre, per non lasciarla sola dopo la morte di mio padre...» s'interruppe e si schiarì la voce, che tremava per l'emozione. Il ricordo di suo padre era ancora forte in lui, tanto da farlo ancora emozionare. «Trovai lavoro in paese come impiegato di banca e un giorno, mentre tornavo dal lavoro, tua sorella era in casa che parlava con mia madre. Fui sorpreso dalla sua visita, perchè non la conoscevo. L'avevo solo vista di sfuggita nella casa accanto alla mia» sorrise lievemente e questo mi fece male. Voltai lo sguardo e continuai a camminare accanto a lui. Una brezza calda smosse le foglie degli alberi attorno a noi, creando un fruscio rilassante. Sollevammo il viso all'unisono e la brezza c'investì nello stesso istante. Guardai Gabriele. Aveva chiuso gli occhi. I suoi capelli castani erano dolcemente mossi dal vento. Le sue labbra erano distese in un lieve sorriso. Pensava ancora a mia sorella?

«Mia madre ci lasciò da soli e parlammo a lungo» Riaprì gli occhi e mi guardò. Voltai immediatamente il viso e fissai la quercia dinanzi a noi «Lei si presentò e mi chiese se volessi uscire con lei. Pensai che fosse carina e volevo conoscerla di più. Uscimmo due sere più tardi. Cinema e poi una cena insieme. Quella sera stessa ci baciammo per la prima volta.»

Sentii in quel momento una coltellata al cuore. Distolsi lo sguardo ancora una volta e lo abbassai, in preda alla tristezza. Avrei voluto non sentire più nulla. Da come ne parlava forse, dopo tutto questo tempo, dopo la sua morte, era ancora innamorato di lei.

«Continuammo ad uscire insieme per parecchi mesi e dopo decidemmo di fidanzarci. Mi piaceva molto. Stavo bene quando ero con lei. Lei era simpatica, dolce e bella...»

Ogni sua parola mi feriva. Ogni complimento a mia sorella era come un pugno in pieno stomaco. L'amava. L'amava ancora. Ci fermammo al di sotto della quercia nel giardino della villa. Posai la schiena contro il tronco e socchiusi gli occhi. Li riaprii e le lacrime mi annebbiarono la vista. Ero geloso. Stupidamente geloso. Non riuscii più a trattenere le lacrime, che scesero lentamente sulle mie guance.

«Ci... sei andato a letto, immagino...» gli chiesi senza pensarci. Mi maledissi per quello che gli avevo chiesto. Lui annuii silenzioso ed io chiusi gli occhi per non vedere più il suo viso, mentre confermava il suo amore per lei.

Posò la sua mano sulla mia guancia e l'accarezzò piano. Lasciai che asciugasse la mia lacrima con il suo pollice. Appoggiai il viso contro la sua mano, lasciando che continuasse ad accarezzarmi.

«Volle, poi, farmi conoscere la sua famiglia. I tuoi genitori mi invitarono a cena...» s'interruppe e mi guardo con più intensità «Amavo tua sorella. Avevo avuto un periodo così brutto, che mi sembrò una boccata d'aria fresca. L'amavo, ma... quando ho conosciuto te, tutto è cambiato...»

Spalancai gli occhi sentendo quelle parole. Ero sorpreso e scioccato. Non dissi nulla, anche se la mia bocca voleva chiedergli altre mille cose. Lo lasciai parlare. Volevo sapere.

«Quella cena andò bene. I tuoi genitori erano persone davvero molto simpatiche e gentili. Mi accolsero in casa loro da subito, facendomi sentire a mio agio. E tu... eri sempre così gentile con me». Ancora una volta s'interruppe. Continuò ad accarezzarmi la guancia, mentre l'altra mano si posò all'altezza della mia spalla, sul tronco della quercia alle mie spalle.

«Continua...» gli sussurrai, guardandolo negli occhi.

«Una sera ti invitai a bere al bar del paese. Parlammo come due amici di vecchia data. Eri simpatico e divertente. Trovammo subito un'intesa fra noi. Decidemmo poi di fare una passeggiata e ci ritrovammo in quel sentiero... quello degli innamorati...» lui sorrise ed io per la sorpresa, invece, rimasi in silenzio, attendendo che continuasse.

«Ci fermammo ed ammirammo il paesaggio. Era una serata bellissima. Anche se faceva freddo era bello stare lì con te. Non so da cosa fui spinto, ma mi avvicinai a te e ti baciai sulle labbra».

Il cuore prese a battermi forte, mentre guardavo il suo viso emozionato. Raccontava quella parte di storia sorridendo dolcemente. L'ansia che provavo stava svanendo poco a poco, mentre Gabriele andava avanti con il suo racconto.

«Eri così sorpreso quando ti ho baciato, ma subito dopo lo hai ricambiato. Non avevo mai baciato un altro uomo, ma sentivo che era la cosa giusta da fare in quel momento e mentre ti baciavo, mi stavo già innamorando di te».

«E' la verità?» gli chiesi immediatamente, posando la mia mano sul suo petto, all'altezza del suo cuore, che batteva veloce quasi quanto il mio.

«Si, Daniele. Io ti amavo... e ti amo ancora... non è cambiato nulla da allora...»

«Ma... tu eri fidanzato con Laura... l'hai tradita con me?» guardai il suo volto rabbuiarsi di colpo. Fu come colto da una improvvisa tristezza.

«Si... infatti quella sera stessa, dopo che ci siamo baciati, mi hai detto che era stato un errore e che non doveva succedere più. Ho cercato di dimenticare il nostro bacio. Abbiamo cercato entrambi di evitarci, ma fu tutto inutile. Ci siamo baciati ancora una volta, quando siamo rimasti da soli in casa e... abbiamo fatto l'amore...»

Arrossii a quella rivelazione. Ci cercavamo. Ci amavamo. L'aver tradito mia sorella mi faceva male, ma al tempo stesso mi rendeva felice.

«Cercavamo di smettere di vederci di nascosto, di troncare questa relazione, ma non ci era possibile. Non riuscivamo a fare a meno l'uno dell'altro» s'interruppe e distolse lo sguardo solo per qualche attimo, come volesse riordinare i suoi pensieri «Laura forse notò il cambiamento nella nostra relazione. Cominciavamo a litigare ed era sempre nervosa. Non sopportavo più l'idea di doverle mentire, quindi mi decisi a rivelarle i miei sentimenti per te. Lei non la prese bene e ti schiaffeggiò in pieno viso. Ti accusava di averle rubato il suo amore. Nonostante ti avessi difeso, lei preferì incolpare sole te. Non riuscii a capire perchè mai si comportò così...»

«Cosa successe dopo?» gli chiesi dopo la sua esitazione.

«L'incendio...» abbassò lo sguardo ed io sgranai gli occhi. All'improvviso Gabriele mi si avvicinò e mi abbracciò forte. I suoi muscoli tesi non mi davano altra scelta che rimanere nelle sue braccia. «Daniele... ti prego... dimentica...» mi disse all'orecchio sussurrandomelo.

«Perchè? Cosa dovrei dimenticare?» gli chiesi rimanendo avvolto dalle sue braccia.

«Tutta questa storia. Non ha più importanza. Ti prego. Voglio solo che tu vada avanti, anche se non mi vuoi più al tuo fianco. Vorrei che dimenticassi l'incendio ed il passato. Ti prego...» sentii la sua voce tremare ed il suo corpo stringersi sempre più al mio. Non capii cosa volesse dire, forse non voleva che soffrissi per mia sorella o che mi sentissi in colpa, visto che le avevo rubato il suo amore. Voleva che dimenticassi i miei dispiaceri e che andassi avanti. Forse aveva ragione. Forse avrei dovuto dargli retta, ma qualcosa mi diceva che non avrei potuto dimenticare facilmente.

Lui si staccò da me e mi guardò dritto negli occhi. «Ti amo, Daniele. Quello che ti ho raccontato è la verità, credimi» mi disse, sfiorando quasi le mie labbra.

Non dissi nulla, ma avvicinai il mio viso al suo, rubandogli un bacio. Lui contraccambiò immediatamente. Dischiuse le labbra e permise alla mia lingua di accarezzare la sua. La passione s'impadronì di me e non riuscii più a controllarmi. Il sentimento che provavo per Gabriele era più forte di qualsiasi incidente. Nonostante avessi perso la memoria, il mio corpo si ricordava di lui, ricordava come amarlo, come soddisfarlo, come farlo mio.

«Ti amo Daniele...»

«Ti amo anch'io Gabriele... ti amo disperatamente...» lo vidi sorridere in modo così dolce che non avrei voluto che smettesse mai di farlo.

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