Capitolo 11

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Dopo pranzo, sistemai il giardino per la cena che si sarebbe tenuta quella sera. Tagliai l'erba, cresciuta a dismisura in quei giorni. Claudia mi aiutò a ripulire l'interno della casa, con più cura per la cucina e il pian terreno. Fu davvero una fortuna averla in casa quel giorno. Con la sua allegria, il lavoro non mi pesò per niente.

Sistemai delle luci in più in giardino. Ero intento ad attaccare i fili alla facciata della villa. Ero salito sulla scala ed ero molto concentrato, per cui non mi accorsi che qualcuno si stava avvicinando a me. Mi toccò la gamba scoperta, poichè indossavo dei bermuda verdi militari ed una t-shirt bianca. Mi voltai di scatto e vidi ai miei piedi Simone che mi sorrideva.

«Serve una mano?» mi chiese cortese, mantenendo sul volto il sorriso.

«Ciao...» lo salutai imbarazzato «No, non preoccuparti...» guardai Simone e stasera si era proprio messo in tiro. Indossava una camicia azzurrina, con le maniche ripiegate fin su ai gomiti e dei jeans blu scuro. Aveva lasciato i capelli spettinati, ma gli donavano molto. Dopo quella volta in ospedale non ci eravamo parlati o almeno l'avevamo fatto, ma solo per questioni di lavoro. Ripresi il mio lavoro ed attaccai l'ultima luce al di sopra della porta di ingresso. Scesi dalla scala e Simone la tenne ferma per me. Lo ringraziai e gli sorrisi, lui contraccambiò e sembravamo ritornati quelli di un tempo. Mi seguii in cucina e mi aiutò a portare in giardino il tavolo. Anche Claudia ci raggiunse in giardino e salutò affettuosamente Simone.

«Vi lascio, vado a farmi la doccia» annunciai e li lasciai soli in giardino, mentre rientravo in casa. Ogni volta che superavo l'ingresso, i miei occhi si voltavano verso la porta della sala da pranzo, quasi come fosse un gesto istintivo. Avrei dovuto aprirla prima o poi.

Dopo la doccia mi cambiai ed indossai anch'io dei jeans blu scuro ed una t-shirt rossa coperta da una camicia bianca. Riavviai indietro i capelli con il gel e, dopo aver indossato le Converse, raggiunsi Claudia e Simone in giardino. Il volto di Simone mi sembrava serio, ma non appena mi vide gli si stampò in faccia un sorriso. Si alzò dalla sedia accanto a quella di Claudia e mi venne incontro.

«E' successo qualcosa?» gli chiesi preoccupato, ma lui mi sorrise e mi disse che tutto andava bene e che avevano finito di sistemare il giardino. Il barbecue era già acceso da pochi minuti e si stava riscaldando. Claudia mi sorrise, ma osservai il suo viso e mi sembrava fosse pensierosa. Non indagai ulteriormente, ma era chiaro che mi stavano nascondendo qualcosa.

I primi invitati iniziarono ad arrivare. Un paio di ragazzi, che facevano parte della mia squadra, fecero il loro ingresso nel giardino accompagnati dalle loro rispettive fidanzate. In poco meno di mezz'ora il giardino fu gremito di persone. Erano tutti amici e li conoscevo da tanto tempo. I ricordi su ognuno di loro erano frammentati, ma erano comunque presenti nella mia memoria ed ero davvero felice che fossero lì per festeggiare assieme a tutti.

Ero al barbecue e controllavo la carne. Intanto i miei occhi si alternavano fra la carne da cuocere e la casa oltre la siepe, la casa di Gabriele, che non accennava ad arrivare. Sbuffai più volte non vedendolo arrivare.

«Dani...» Simone mi destò dai miei pensieri. Sollevai lo sguardo quasi sussultando «Scusami, volevo parlarti in privato, per un attimo. Posso?»

«Ehm...» Claudia che ci aveva sicuramente sentiti, si offrì di badare alla carne. Entrambi si scambiarono un sorriso d'intesa e questo m'infastidì, ma accettai comunque di parlare con Simone. Mi seguii, quindi, sul retro della casa, lontano dallo sguardo di tutti gli invitati e lo esortai a parlare. Notai il rossore frasi strada sulle sue guance. Restò in silenzio per qualche attimo. Mi guardava fisso negli occhi.

«Dani... so che mi hai detto di aspettare che facessi chiarezza con i tuoi sentimenti, ma... ecco... vorrei sapere cosa provi per me...» lessi chiaramente tutto il coraggio che ci aveva messo per parlarmi così.

«Io... ecco...» ero imbarazzato e non sapevo come rivelargli i miei veri sentimenti, ma lui m'interruppe subito.

«Io sono innamorato di te Daniele. Questo non potrà mai cambiare, qualsiasi cosa tu mi dirai» si avvicinò a me di un passo e non ebbi il coraggio di indietreggiare. Lo guardai. Ammirai e apprezzai i suoi sentimenti.

«Io non lo sono Simone... mi dispiace. Sono attratto da te, ma non è amore... e non mi sembra giusto continuare a illuderti» mi si avvicinò e all'improvviso afferrò il mio braccio. Mi tirò verso di lui e, con l'altro braccio, mi cinse la vita. Mi sorprese quel suo gesto e non seppi cosa fare. Rimasi fermo, fra le sue braccia. Potei sentire il suo cuore battere forte contro il mio.

«Ti amo...» mi sussurrò nell'orecchio « non rinuncerò a te facilmente» la mano destra, libera dalla sua presa, si mosse velocemente e si posò sul suo petto. Cercai di spingerlo via da me e non ci riuscii del tutto. Mantenne ancora la presa sul mio braccio sinistro.

«Che stai dicendo Simone?!» esclamai tentando di liberarmi dalla presa. Un'altra mano, però, si sovrappose a quella di Simone sul mio braccio, era quella di Gabriele.

«Scusa...» guardò Simone e quasi lo fulminò con lo sguardo «Potresti togliere le mani da Daniele?» non era una domanda, sembrava più un ordine. Simone allentò la presa sul mio braccio e mi divincolai frettolosamente. Deglutii a fatica, vedendo Simone e Gabriele squadrarsi. Simone non disse nulla. Alternò lo sguardo fra me e Gabriele e si allontanò verso il giardino. Entrambi lo guardammo scomparire fra la folla. Gabriele tornò a guardarmi e mi si avvicinò velocemente. Mi prese il mento con la mano sinistra, mentre la destra si posò sulla mia schiena. Mi baciò e non era un semplice bacio, ma era carico di passione, come volesse scacciare quel momento con Simone.

«Sei solo mio!» esclamò staccandosi dalle mie labbra «Sei mio!» ripetette e, avvicinando ancora il volto al mio mi baciò ancora. Le sue parole mi colpirono dritto al cuore. Gli buttai le braccia al collo e risposi al suo bacio. Mi sospinse indietro verso il muro. Premette il suo corpo contro il mio. Sentii la sua eccitazione crescere sempre più, mentre continuavamo a baciarci.

«Mi sei mancato...» gli dissi sfiorando le sue labbra. Lui sorrise maliziosamente e riprese a baciarmi. Sentii la sua mano scivolare verso il sedere, mentre le sue labbra scendevano sul mio collo, torturandolo di baci e piccoli morsi. Ero così eccitato, che quasi dimenticai la cena e tutti gli invitati che erano a pochi passi da noi.

«Aspetta...» dissi dopo qualche gemito «Gabriele... aspetta, ci sono gli invitati...» non accennava a smettere di baciarmi il collo «Ti prego, aspetta...» finalmente mi diede ascolto. Mi sorrise e, dopo un ultimo breve bacio, si allontanò da me. Avvertii un senso di solitudine non appena smise di toccarmi, che mi provocò una fitta allo stomaco. Sospirai e cacciai indietro quel sentimento. Gli afferrai l'avambraccio e lo trascinai in giardino. Lui si guardava attorno, mi sembrava spaesato.

«Non aver paura...» gli dissi, mentre lo accompagnavo verso Claudia, la quale restò sorpresa nel vedermi assieme a Gabriele.

«Simone è andato via...» mi disse e ne fui davvero dispiaciuto. «Mi racconterai dopo cos'è successo» non smise un attimo di guardare Gabriele, che però evitava di guardarla negli occhi.

«Lui è Gabriele...» lo indicai con la mano e Gabriele si fece avanti.

«Ci siamo già conosciuti il giorno dell'incidente...» disse lui, tendendo la mano a Claudia, la quale la strinse nella sua.

«Si, è vero e vorrei ringraziarti ancora per quello che hai fatto per Daniele...» staccò la mano da quella di Gabriele e gli sorrise lievemente.

«Non... non ce n'è bisogno, davvero...» sorrise imbarazzato ed io anche non potei fare a meno di sorridere con lui.

«Certo, deve essere stata dura per te. Perdere la tua fidanzata nell'incendio deve essere stato tremendo...» disse Claudia e il mondo mi si bloccò davanti gli occhi. Il silenzio si fece padrone di me. «Laura mi parlava spesso di te. Era così innamorata del suo Gabriele...» Claudia ridacchiò ed io invece avevo gli occhi fissati su Gabriele, lo vidi impallidire ed abbassare a sua volta lo sguardo.

Il mondo sembrò crollarmi sotto i piedi e sentii il cuore rompersi in mille pezzi.

DimenticaWhere stories live. Discover now