Double personality

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«Perché sei venuto qui? Cosa vuoi?»
Chiese dopo un po' il dottor Duncan con voce calma interrompendo il silenzio creatosi.
Il giovane pazzo, con le mani poggiate ai piedi della lastra e il capo reclinato bruscamente in avanti mostrò un ghigno compiaciuto mentre lo sguardo era coperto dai capelli sudati che ricadevano copiosi verso il basso.
«Speravo me lo chiedessi.» sussurò con voce incrinata e stucchevole.

Con un altro scatto sovrumano si fiondò sul dottor Duncan raggirandolo e attacandolo dietro la schiena gli circondò il busto con l'aiuto delle gambe e il collo con l'utilizzo delle braccia iniziando a stritolarlo con una tecnica che mi ricordò vagamente un pitone quando attacca la sua preda.
Sussultai sperando vivamente che le sue intenzioni non riguardassero un omicidio.
Il dottor Duncan iniziò a dimenarsi cercando di cacciare le braccia del pazzo dal suo collo in gesti disperati.
Il ragazzo ebbe un attimo di debolezza perché allentò la presa delle gambe permettendo al dottor Duncan di approfittarne. Quest'ultimo gettò il busto in avanti violentemente, spostò le braccia dell'altro dal suo collo stritolando con forza gli avambracci e spingendo il pazzo in avanti catapultandolo ai suoi piedi.
Il ragazzo pazzo non emise un singolo verso di dolore cercando di alzarsi in fretta, ma stavolta il dottore fu più veloce e precedendolo lo prese con forza brutale per il collo scagliandolo contro la parete.
Sussultai lievemente sperando con tutto me stesso che il ragazzino stesse bene.
Il piccolo pazzo si scontrò di schiena contro la parete e scivolò su di essa.
Cadendo di lato e sbattendo il lato destro del capo sul pavimento, lo scontro fu molto violento, ma fortunatamente non perse conoscenza. Si rialzò lentamente e potei notare che il sopracciglio destro si era spaccato lasciando scivolare una copiosa scia di sangue sull'occhio destro. Passò una mano davanti l'occhio per levare il sangue macchiando così la tempia destra e lo zigomo, lentamente riaprí l'occhio senza la minima espressione di dolore.
Come se nulla fosse accaduto si mise seduto sulle punte dei piedi poggiando le braccia sulle gambe piegate.
Mostrò ancora quel sorriso da psicopatico che divenne sempre più ampio.
Ci furono svariati secondi di silenzio interrotti dai respiri affannati del dottor Duncan che riprendeva fiato tossendo di tanto in tanto.
«Non hai ancora risposto alla mia domanda.» affermò dopo poco con voce ferma ma roca a causa del recente tentativo di strozzamento dell'altro.
Il piccolo pazzo ghignò.
«Non è ovvio, Chase?... Sono qui per ucciderti.» sorrise.

Sussultai sorpreso e tirai fuori il mio telefono dalla tasca del camice sviando il mio sguardo ma lasciando sempre il polso sinistro in posizione tale da riprendere tutto.

12:53 Io:

Le cose stanno prendendo una brutta piega. Fai venire subito dei rinforzi.

12:54 Sopracciglio-man:

D'accordo, stanno arrivando, dagli 5 minuti.

12:54 Io:

E NIENTE COSE APPARISCENTI!!!

12:54 Sopracciglio-man:

Si si,non preoccuparti. Non manderò troppi agenti.

«Non vorrai uccidermi senza armi?»
"domandò" gettandogli uno degli attrezzi in ferro pesante che prese dal carrellino.
Il pazzo lo prese al volo e si alzò in piedi sorridendo maligno.
«Non ne ho bisogno. Ti ucciderò con le mie stesse mani.» disse iniziando a piegare in due l'attrezzo per poi gettarlo sul pavimento creando un lieve rimbombo.
Ok no! Sul serio. Che diamine gli prende a questo, come diavolo ha fatto?!

Narratore

Mentre all'interno di un ufficio si svolgeva una faida tra due vecchi conoscenti, a qualche isolato più lontano, sei furgoni neri lucido sfrecciavano a tutta velocità sull'asfalto, beccandosi continui schiamazzi di clacson e causando sbandamenti di alcune auto che per fortuna non fecero incidenti.
All'interno dei furgoni regnava il più totale silenzio mentre la concentrazione era talmente palpabile da poterla tagliare con un coltello.
Ogni furgone conteneva undici agenti, cinque seduti sulla panca di sinistra e cinque seduti sulla panca di destra, mentre uno solo guidava.
All'interno del primo furgone, seduto sulla panca di sinistra, c'era il capo missione, un uomo sulla trentina molto muscoloso, i capelli erano neri pece, tenuti abbastanza corti da non ricadere sugli occhi azzurri, sullo zigomo destro mostrava una lieve cicatrice. Indossava un uniforme distinta dalle altre, portava un berretto sul capo, una canottiera nera che avrebbe messo in risalto tutti i suoi muscoli se non fosse stata coperta dal giubbotto anti-proiettili e un pantalone di tipo militare abbinati con un paio di anfibi neri. Tra le mani stringeva una mitragliatrice.
Gli altri agenti invece indossavano tute (-non da ginnastica) militari pesanti nere, giubbotto
anti-proiettili e mascherine oscurate, simili ad occhiali da laboratorio, che coprivano gli occhi. Ognuno di loro stringeva un arma da fuoco tra le mani.
Il capo-missione si alzò stringendo l'arma al petto e si diresse verso una parete del furgone. Si avvicinò a una ricetrasmittente e iniziò il suo discorso nel quale ordinò di non usare maniere troppo pesanti, mentre veniva ascoltato anche negli altri furgoni tramite altoparlanti.

KINGS MAN ~ RirenWhere stories live. Discover now