•Percy// Caffè amaro

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Accompagnai Alexa Chase verso quel che era l'appartamento di sua sorella. Nonostante in tutti quei mesi non l'avessi mai vista, il nostro condominio sembrava non esserle nuovo, ed arrivai alla conclusione che avesse già fatto visita alla sorella. Non potevo fare a meno di pensare a quel che Alexa aveva detto a me e Luke poco prima: Jerard e Patrik erano stati avvistati nel nostro quartiere. C'erano stati quegli anni, subito dopo il diploma, in cui avevo pensato di essere completamente esonerato da ogni tipo di pericolo, che la mia vita fosse definitivamente sicura. ''Dai, se non sono morto durante quella festa non morrò più'' mi dicevo, rallegrandomi di aver sconfitto i miei acerrimi nemici.

<<Allora, Luke, come va la vita con tutte le mie valigie?>> scherzò Alexa, salendo le scalinate con energia, a volte saltando un gradino. Luke sembrò sentirsi a disagio: <<Potrebbe andare meglio.>> Ricordai che Luke ed Alexa erano usciti insieme per un periodo, quattro anni prima, e questo spiegava benissimo la tensione. Alcune volte, quando ancora avevo contatti con Annabeth e parlavo con lei, sbucava da nulla un certo imbarazzo, rimanenza di tutte le volte in cui avevamo tentato di legare.

Arrivammo in fretta al terzo piano, ed Alexa ci ringraziò calorosamente, e prima che potessimo indicarle quale fosse l'appartamento di sua sorella lei bussò al campanello giusto. <<Entrate, entrate!>> ci disse con entusiasmo, ancor prima che la porta si aprisse. <<Vi offro un caffè per ringraziarmi di avermi portato tutte le valigie!>> Io e Luke, non sapendo cos'altro dire e non volendo rifiutare, accettammo.


Sospettavo che Annabeth non avesse messo lo zucchero nel mio caffè di proposito. La mia biondina preferita guardava tutti e tre i suoi ospiti con astio, ma lo sguardo più cinico era riservato alla sorella, che invece sembrava al settimo cielo di essere lì. <<Potresti appendere un po' di quadri! Queste pareti sono così spoglie.>> notò Alexa, bevendo il suo caffè. Annabeth roteò gli occhi e non rispose, piuttosto si mise a spostare le numerose valigie della sorella verso il corridoio. <<Tu con me non dormi.>> sbottò Annabeth, puntando l'indice contro la sorella. Io e Luke, intanto, ci trovammo nel pieno imbarazzo ed iniziammo a guardarci initorno, mentre una probabile rissa tra le due sorelle sembrava in procinto di iniziare. Per fortuna, non accadde: il tono stizzito di Annabeth non sembrò avere alcun effetto su Alexa, che invece annuì sorridendole.
<<Allora posso dormire nella stanza dei libri?>> chiese la bionda platinata, con un tono quasi bambinesco.
Ricordavo quella stanza: io ed Annabeth avevamo litigato proprio lì, per chi fosse la persona misteriosa che le leggesse i libri, di nascosto, a mia insaputa. Non che fossi il suo pater familias -non mi aspettavo che Annabeth mi dicesse ogni singolo particolare della sua vita -ma visto che ci stavamo avvicinando, dopo tanto tempo, trovavo sbagliato che non mi avesse confessato che qualcuno fosse entrato di soppiatto in casa sua per leggerle tutti quei libri.
Tuttavia, a distanza di giorni mi ero reso conto di aver esagerato con quella scenata, decisamente inopportuna, e sentivo la mancanza della mia biondina ogni minuto di più. Averla lì, davanti a me, a così poca distanza e non poterle parlare apertamente mi faceva quasi male.
<<No che non ci puoi dormire!>> esclamò Annabeth esasperata <<Dove vorresti sdraiarti, per terta? Non ci sono letti!>>
Alexa indicò uno dei suoi bagagli, ed ebbe la risposta pronta: <<Ho portato un sacco a pelo.>>
Ah, ecco perché quella valigia, che io avevo portato, pesava così tanto. Quale persona sana di mente porterebbe un sacco a pelo appresso pur di dormire in una stanza polverosa piena di libri?
<<Tu non stai bene.>> sentenziò Annabeth, che sembrò quasi leggermi nel pensiero.
Alexa, convinta di averla fatta franca, trascinò tutti i suoi borsoni verso la stanza dei libri.
Annabeth, strinendo i pugni, tirò un calciò al mobile con un verso di rabbia.
<<Attenta, o lo romperai!>> non potei fare a meno di intervenire. Ero già stato in silenzio per troppo tempo, visti i miei standard. Annabeth mi guardò torva, e per una volta i suoi occhi parvero quasi vuoti.
<<Zitto tu!>> sbraitò <<Tu e quest'altro deficiente siete qui solo perché mia sorella mi ha messa davanti al fatto compiuto! Se fosse per me...>>
Non terminò la frase, e si portò entrambe le mani tra i riccioli biondi, scuotendo la testa.
<<Ci vorrebbe una bella camomilla, sorella.>> proprose Luke, ed io annuii.
Annabeth indicò la porta.
<<Fuori da casa mia! Tutti!>> urlò, e mi sembrò, per un attimo, di ritrovarmi davanti a mia madre, quando sgridava me e Luke per qualche marachella. Forse fu questo a farmi paura: mia madre era tanto cara, ma quando si arrabbiava era temibile!
Proprio mentre io e Luke ci alzavamo dal tavolo per fuggire a gambe levate, Alexa tornò nel salotto con un'aria confusa.
<<Sono stata via per un minuto...>> mormorò sottovoce, come se stesse parlando a se stessa.
In effetti, finché Alexa era con noi, Annabeth si era trattenuta. Probabilmente era proprio l'amata sorella a trattenerla dalle sue scenate.
<<Annie, siediti, dai.>> suggerì, e porse le mani sulle spalle della sorella, guidandola alla sedia più vicina, dove Annabeth si sedette ancora tremante di rabbia.
Io e Luke ci sentimmo definitivamente di troppo in quel momento così intimo tra sorelle. Come avrebbe fatto Annabeth a calmarsi con la mia faccia di cazzo a pochi metri di distanza? Di certo non volevo essere per lei la causa di un attacco di panico; ci bastavano i problemi che già avevamo.
Guardai mio cugino, e ci capimmo al volo: era il momento di tagliare la corda e lasciarle da sole.
"Chissà quante cose avranno da dirsi, al fin fine" pensai "probabilmente non si devono da tanto tempo".
Lasciai a Luke l'impegno di congedarci, e mi avviai verso la porta.
<<Ehm... Ragazze, noi andiamo, direi. G-Grazie per il caffè, ottimo, ottimo davvero!>>
<<Okay, Luke, ci vediamo!>> sorrise Alexa, e salutò me con la mano. Vidi Luke guardare la Chase più piccola come un pesce boccheggiante.
Aspettai che mio cugino fosse fuori per chiudere la porta.
Annabeth era ancora seduta sulla sedia, e respirava profondamente. Alexa era inginocchiata vicino a lei, e la confortava con parole dolci e sorrisi calorosi.
Prima che potessi chiudere la porta, sentii di sfuggita un'ultima frase uscire dalla bocca di Alexa.
<<...Ora posso leggerti un altro libro? È tanto che non te ne leggo io.>>
Prima che il mio cervello potesse elaborarne le parole, la mia mano aveva già chiuso la porta. Avrei voluto bussare per farmi riaprire e chiedere spiegazioni, ma sarei sembrato uno stupido.
E così avevo sbagliato di nuovo.
Ed avevo rovinato tutto, di nuovo.
E se la storia con Annabeth non fosse funzionata, la colpa sarebbe stata solo mia.
Percy Jackson era un coglione.
Rimasi bloccato davanti alla porta, con la mano ancora poggiata sul pomello, mentre Luke, dietro di me borbottò.
<<Nah, Thalia è meglio di Alexa.>>
Lo ignorai, e la mia mano perse il controllo. Prima che potessi fermarla, essa batteva forte sul portone che ora apparteneva alle Chase.
<<Percy?! Ma che diavolo...?>> chiese Luke improvvisamente.
<<Ho bisogno di spiegazioni!>> dissi io, scandendo ogni sillaba al ritmo del bussare.
Continuai finché Annabeth non aprì la porta, puntandomi di nuovo quei suoi occhi grigi addosso. Non erano più vuoti.

Percabeth•{Amnesia}• ITAWhere stories live. Discover now