•Annabeth// Ferite riaperte

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<<Dai, il biondo ti sta molto meglio drl castano!>> esclamò Calipso, passando una mano tra i miei boccoli, ora di nuovo, biondi. Le sorrisi, incamminandomi verso il ripostiglio del bar per prendere scopa e paletta.
<<Grazie, in effetti lo penso anch'io.>> dissi, ed iniziai a spazzare il pavimento, mentre la mia compagna di avventura preparava il bancone per l'imminente apertura del bar nel quale lavoravamo.
<<Il sabato sera è sempre un incubo.>> mi lamentai. Vidi Calipso annuire sbuffando con la coda dell'occhio. <<Vero!>> concordò <<Pieno di ubriaconi molesti e di vecchi che organizzano tornei di briscola clandestini.>> disse, allacciando il grembiulino bianco sulla gonna della divisa da lavoro. Guardai l'orologio nero appeso alla parete rossa: le 19:56. Quattro minuti all'apertura. Io e Calipso avremmo chiuso il locale solo molte ore più tardi, alle quattro di notte.
<<Pronta agli ubriaconi?>> chiese Calipso, avviandosi verso la porta per aprire. <<Prontissima. Pronta per i nonni che giocano a briscola?>> chiesi, ridendo. Lei ricambiò il sorriso ed aprì la porta: <<Prontissima.>>

Sì può dire che fino alle 22 andò tutto bene; o almeno, per i miei standard. Come previsto, i primi uomini e ragazzi (che si sarebbero trasformati dopo un po' di drinks in ubriaconi) iniziarono ad arrivare. Anche i nonnetti giocatori di briscola sbucarono dalle loro tane, ed iniziarono a giocare le prime partite. Il lavoro era troppo per due ragazze. Io e Calipso corremmo come trottole tutta la serata, portando birre ai nonnetti, liquori pesanti ai più giovani e qualsiasi cosa fosse bevibile. L'unica cosa positiva, è che il sabato sera, solitamente, i clienti erano molto più generosi -o brilli- e spesso lasciavano anche delle mance a me e Calipso.

Iniziò tutto verso le 22: il locale era super affollato, ed io ero immersa nel mio lavoro.
<<Annabeth, dei clienti ti cercano!>> urlò Calipso, slittando davanti a me con entrambe le mani piene di bicchierini contenenti liquidi a me sconosciuti.
<<...Eh? Cosa? Dove?>> chiesi, strillando a mia volta per cercare il sovrastare i lamenti degli ubriachi e le urla dei nonnetti che avevano perso la partita a briscola. Più che un locale sembrava una mega discoteca. Calipso, però, sembrò non sentirmi e continuò la sua corsa per servire un tavolo di ragazzi che sembravano a malapena sedicenni. Io avevo sempre storto il naso su questo: dare alcool ai minori? E se combinassero qualcosa da brilli la colpa dovrebbe essere mia? Ma il nostro capo non aveva mai dato particolari informazioni a riguardo, ed io facevo quel che ordinava il mio capo. Tornai al bancone, pensando che i clienti sarebbero venuti da me, dato che io non avevo la ben che minima idea di chi mi cercasse. Questo non avvenne subito, infatti servii una coppia di giovani al loro primo appuntamento ed un altro gruppo di ragazzini.
<<Sei libera, bella bionda?>> mi chiese uno di loro, che a malapena dimostrava i suoi quindici anni. Aveva ancora la voce bambinesca, dolce ed acuta, era grassottello e probabilmente era alto poco più di 1,55 m.
Risi, sarcastica quanto irritata. <<Torna nella culla, bamboccio.>> risposi, dandogli la bibita gassata che aveva chiesto. Lui divenne rosso dall'imbarazzo, ma sembrava non voler sfigurare in mezzo ai suoi amici.  <<Mi piacciono le gattine che graffiano! Che ne dici di darmi il tuo numero.>> ritentò, assumendo una posa che probabilmente gli faceva pensare di essere attraente.
Io lo guardai stranita: come poteva un poco più che bambino avere tutta quella sicurezza? Tutta quell'audacia? Mettersi in mostra, in questo modo poi, davanti agli amici era necessario per vivere in gruppo? Per un attimo, ebbi quasi pena di lui. Ma, poi, la parte cattiva di me cancellò ogni traccia di compassione.
<<Calipso!>> urlai, ridendo. Lei si girò, e guardando il gruppetto di ragazzini, sembrò capire all'istante.
<<La senti anche tu questa puzza di latte?>> le chiesi urlando, facendo ridere la metà dei clienti del locale.
Calipso agitò la mano davanti al naso, facendo strane smorfie. <<Sì, puzza di neonati.>> rispose, tra le risate degli altri. Il gruppo di ragazzini, che per poco non piangevano dalla vergogna, uscirono agitando i pugni. Odiavo assumere questi atteggiamenti da bulletta contro i più piccoli, ma in alcuni casi era l'unica soluzione. Che imparassero dai loro errori.

Percabeth•{Amnesia}• ITAWhere stories live. Discover now