Capitolo 6.2 - Limbo

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Elizabeth gridò, alzandosi a sedere di scatto. 

Non avrebbe dovuto farlo.

Un improvviso e violento dolore le si propagò lungo tutta la schiena. Le si mozzò il respiro.

Nonostante il dolore accecante, una parte della sua mente riuscì a percepire due fattori anomali e distinti. 

Primo, faceva caldo.

Secondo, c'era tanta, tanta luce.

Non esattamente Manhattan in pieno aprile, ecco. 

Avrebbe addirittura definito quel clima insolitamente tropicale, se la nausea non le avesse riempito la bocca e il dolore non le avesse offuscato i sensi. 

Non c'era parte del suo corpo che non le facesse male: gli spasmi le si insinuavano con calcolata precisione tra ossa e muscoli, provocandole schiere di brividi ogni volta che compiva anche il più piccolo movimento. Al livello nervoso, una preoccupazione indefinita le impediva di respirare bene, come in uno dei tanti attacchi di panico che l'avevano tormentata da ragazzina.

La testa sembrava sul punto di scoppiarle.

"Basta! Aiuto, per favore!"

Lasciò che gli occhi si abituassero alla luce del luogo in cui si trovava e, respirando profondamente, provò a guardarsi intorno. 

E la cosa le fece perdere un battito.

"Ma che diavolo...!"

Un bungalow di legno intrecciato con paglia. Una fitta vegetazione, con palme e arbusti bassi. Sabbia bianca. Un mare cristallino, come nelle più belle brouchures di viaggi.
Constatando con amarezza di essere definitivamente uscita di senno, Elizabeth concluse di trovarsi su un'isola caraibica.

E, ovviamente, le prese il panico.

Si alzò in fretta dalla brandina su cui era stata adagiata ("Da chi, poi?"), senza dare troppa importanza alle sue attuali condizioni fisiche. Gli spasmi le tolsero il respiro, e cadde a terra.

"Cosa... cosa mi sta succedendo?"

Non poteva stare ancora sognando: il dolore era troppo opprimente. Troppo reale. Eppure tutto quello che aveva visto, uomo alato compreso, andava oltre ogni sua più fervida immaginazione.
Era solo un'illusione, dunque? La conferma che fosse pazza, senza scherzi?

Elizabeth si rifiutò di crederci. 

Gridò.

-Aiuto! Qualcuno mi aiuti! Vi prego!

In quel medesimo istante, come se quel qualcuno avesse finalmente esaudito il suo desiderio, un ragazzo alto e biondo comparve nel suo campo visivo. Era appena uscito dalla vegetazione lussureggiante, e la guardava con fare terribilmente preoccupato. Elizabeth riconobbe in lui il giovane alato che aveva visto nel suo appartamento - solo, senz'ali.

Lo sconosciuto le si avvicinò a grandi passi.

-Per l'amor del Cielo, Elizabeth! Va tutto bene, sta' tranquilla. Fa' respiri profondi.

Ma Elizabeth si sentiva sempre più debole - il panico certo non aiutava. La vista le si annebbiava.
Sentì il giovane prenderla tra le braccia; probabilmente la stava portando fuori dal bungalow. Mentre sprofondava nell'oscurità, come un uomo che annega, riuscì a distinguere la voce del suo soccorritore chiamare e chiamare un nome.

Ezekiel.




Author's corner

Ciao! Ecco la seconda parte. Ringrazio chi mi ha stellinato, aggiunto agli elenchi di lettura, ecc.. Siete il motivo per cui continuo ad aggiornare. 
Alla prossima!
Eli


The Heavenly Connection: Volume 1 - La Connessione CelesteWhere stories live. Discover now