Capitolo 20.

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Mi svegliai stropicciandomi gli occhi, sentendo una voce familiare che cantava all'interno della mia stanza.

Mi stiracchiai e controllai l'orario sul telefono sul letto.
Erano le 11:00 di sera. Quanto avevo dormito?

Mi sedetti sul letto e scorsi Zayn seduto sulla mia poltrona, intento a disegnare qualcosa sul mio block notes.

Notai che era passato un mese da che lui non indossava più quella metà di maschera sul viso.

Quando si rese conto che ero sveglia, smise di cantare e mi sorrise.
"Eri proprio stanca, eh?"

Sbadigliai coprendo la bocca con una mano. "Da quanto sei qui?"

Prese il suo IPhone e guardò l'orario. "Circa un'oretta. Ho visto che dormivi e ho deciso di aspettare che ti svegliassi."

Arrossii. "Potevi svegliarmi."

Scosse la testa. "Ho trovato di meglio da fare."

Lo guardai con aria interrogativa e lui mi mostrò il disegno che aveva fatto: ritraeva una ragazza con i capelli mossi e un po' scompigliati, dormiente sul letto in una posizione strana; quando realizzai che ero io, gli sorrisi.

"Conoscevo le tue doti nel disegno ma non pensavo trovassi il tempo per farmene uno."

Posò il foglio sulla mia scrivania. "Ho trovato del tempo per aiutarti a studiare, figuriamoci se non avessi il tempo per un disegno!"

Mi seguì in bagno, dove mi sciaquai la faccia. "Però io e te abbiamo problemi da risolvere, e non sempre c'è tempo per lasciarmi dormire. Abbiamo già preso una pausa", notai.

Lo vidi nervoso. Parecchio.

Si grattò la nuca. "Giorgia, di questo dobbiamo parlare un pochino mh?"

Mi allarmai. "Che succede?"

Non sapevo cosa fosse accaduto dopo l'evento con Simon, ma evidentemente era successo qualcosa.
Zayn ed io parlavamo seriamente di rado. E questa volta, mi sembrava troppo serio.

Fece un cenno con il capo verso la finestra. "Ne parliamo di là."

Annuii infilandomi vestiti casuali e in pochi secondi fummo sul pianeta rosso, a casa sua.

Andai subito in cucina prendendo qualcosa da mangiare: non mangiavo dal pranzo del giorno precedente, e avevo fame.

Zayn si appoggiò allo stipite della porta e infilò le mani nelle tasche dei jeans. Sbuffò frustrato.

Mi avvicinai più a lui e gli toccai il braccio. "Stai tranquillo e parla con calma. Non hai fretta. Sono solo io."

Mi guardò con i suoi caldi occhi castani. "Okay."

Probabilmente ero io quella che provava più ansia.

"Io... io non riesco più a continuare, ecco." Sputò dopo vari secondi, con lo sguardo perso nel vuoto.

Mi bloccai nei miei movimenti, e all'improvviso mi si chiuse lo stomaco e non sentii più fame.
Non voleva più continuare cosa? A lavorare con me? A combattere? Voleva fare da solo? Voleva suicidarsi? Non mi voleva più tra i piedi? Voleva un'altra pausa?

Notando la mia espressione impanicata cercò di spiegarsi meglio, prendendo un respiro profondo. "Penso che sia tutto inutile, ormai. Le abbiamo provate tutte, anche le più pazze. È inutile pensare ad un futuro con gli One Direction, lo sai anche tu: Cowell ha quell'idea in testa e non mi lascerà stare.
Secondo lui sarò sempre uno stupido moccioso che rovina la band e le canzoni. È okay, vedrò di fare qualcosa da solista. Altrimenti.." I suoi occhi divennero lucidi. "Altrimenti faccio un qualsiasi normale lavoro per aiutare la mia famiglia. Ma io voglio cantare."

Rimasi allibita dalle sue parole. Avevo sicuramente pensato che questo momento sarebbe arrivato, ma non avrei mai immaginato che fosse stato così difficile e pesante per noi, soprattutto per lui.
Era da solo adesso. Ma questa volta nessuno aveva deciso per lui.

"Zayn, ne sei sicuro?" Domandai con un filo di voce.

Annuì chiudendo gli occhi, cercando di impedire alle lacrime di uscire. "Sì. Devo spiegarlo a Cowell prima che cambi idea."

Anche i miei occhi si bagnarono. Nella mia mente percorsero tutti i nostri momenti, dal primo all'ultimo.
Pensai al nostro primo incontro, a quando urlavo perché mi prendeva da terra volando e quando mi aveva insegnato a volare. Pensai a quando litigammo per una stupidata, pensai ai nostri litigi per una doccia e alle nostre stupidaggini.
Pensai a quante dormite fatte insieme, alla nostra cena, al nostro ballo tutta la notte, alla sua moto comprata senza preavviso, a quando era venuto a prendermi a scuola, alle persone strambe incontrate qui sul pianeta. Alle trasformazioni, ai furti, ai momenti di dolcezza e di demenza, alle risate e alle cadute.
Quel periodo mi servì solo per innamorarmi ancora di più di lui di quanto già non lo fossi. Ma se lui aveva in mente di girare pagina, lo avrei lasciato fare.

Ma io non ero d'accordo con lui.

"Okay", dissi, maledicendomi per quale suono fosse fuoriuscito dalla mia bocca poiché strozzato dal pianto. "È un addio?"

Mi guardò e mi abbracciò stretto a sé. "No. Grazie per tutto quello che hai fatto per me. Ma ho solo deciso di chiuderla qui. Non ne vale più la pena di niente." Sussurrò al mio orecchio.

"Sai che voglio solo il meglio per te", dissi sinceramente.

"Ed io per te."

***

Alcuni minuti dopo eravamo, ancora una volta, davanti all'abitazione di Simon Cowell.

Solo, quella volta, senza provare a mascherarci o a far svenire temporaneamente le guardie.

Ci avviammo tranquillamente e chiedemmo alla guardia di farci entrare, perché desideravamo una visita a Cowell.

Quello, indeciso sul da farsi, domandò: "Ma voi non siete i mocciosetti che ogni volta che vengono qua creano casini? Non so se posso lasciarvi entrare."

Zayn ruotò gli occhi e gli sventoló in faccia un mazzo di diecimila euro, che il signore prese subito e ci lasciò entrare.

Una volta nella stanza di Simon, entrammo tranquillamente senza bussare, e lui sobbalzó sulla sedia.
"Che ci fate qua, ancora voi? Non potete entrare ormai!"

Zayn chiarì: "Ultima volta."

Abbassai lo sguardo cercando di non farmi venire un attacco di panico e rimasi zitta.

Vidi che Zayn consegnò il tablet con cui gli veniva controllata la mente a Simon, che lo afferró prontamente. "Questo mi mancava!"

"Senti bello, non sono qua per litigare. Volevo semplicemente dirti che hai iniziato una guerra, e l'hai vinta. Ecco tutto. Mi sono stancato, non tornerò nella band, ho capito. Ti lascio stare ma tu anche. Perciò adesso se non credi a ciò che dico puoi controllare sul tablet. In ogni caso, dammi il biglietto del teletrasporto dalla Terra per Bradford che torno dalla mia famiglia."

La bocca di Simon diventò una O. Non credeva neanche lui a ciò che sentiva, considerando che, anche il tablet lo diede per sincero.

Fece quindi un ghigno soddisfatto. Non osai neanche immaginare da quanto tempo aspettasse quel momento.

"Davvero nulla da dire, Zayn Malik, se non, giusta decisione. Arrivederci."

Porse a Zayn il biglietto chiesto e gli strinse la mano. Zayn era triste e frustrato.
Aveva preso una bella decisione, ma non era ciò che voleva realmente.

Quando fummo dinanzi alla porta per uscire dalla sua grande stanza, Zayn gli urlò: "In ogni caso, la tua guardia mi ha fatto entrare perché l'ho pagato! Attenzione ai tuoi fedeli compagni." Lo avvertì mimando la parola fedeli.

Detto questo, volammo a casa sua, pronti per il teletrasporto sulla Terra.

Red planet | Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora