1/1 L'estate del Maresciallo Gotti - puntata 1

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«Buon giorno, forse non dovrei telefonare a voi, forse dovrei chiamare il soccorso alpino, non lo so, ma sono così agitata...»


In effetti, la voce femminile che il carabiniere scelto Antonio Ferrero sentiva dall'altra parte del filo sembrava la materializzazione stessa dell'ansia.


«...è che qui c'è un morto, o almeno a me sembra morto, ma lo vediamo solo da lontano, io sono con un'amica alle Rocce Nere, dove c'è la palestra di arrampicata; il morto invece è in fondo al vallone, credo che sia caduto con la mountain-bike dal sentiero della cresta.»


«Se la sente di rimanere lì finché arriviamo sul posto?» le chiese Ferrero.


«Certo, aspetto qui, ma arrivate presto.»


Il carabiniere si fece ancora lasciare il numero del cellulare della donna, poi si recò nell'ufficio del suo superiore.


«Maresciallo, un altro incidente con la mountain-bike.»


«Grave?»


«A l'ha lasaje le piume.»


«Traduzione?»


«È deceduto. È successo vicino alle Rocce Nere. Chiamo il soccorso alpino?»


«Prima andiamo a vedere noi.»


«Attrezzatura fuori ordinanza?»


«Naturalmente Ferrero, attrezzatura fuori ordinanza.»


Gli occhi del giovane carabiniere si illuminarono e il maresciallo Gotti si chiese se Ferrero non lo considerasse una specie di capo dei boy scout, ma poi decise di fregarsene: lì, a Montenevoso, la gerarchia aveva contorni molto sfumati.


Scesero nel garage della villetta che faceva da caserma e ne uscirono poco dopo con lo zaino in spalla, il casco in testa e il sedere ben appoggiato sulla sella di due grosse moto da enduro, di quelle buone per tutti i terreni, ma soprattutto buone per i ripidi sentieri di montagna; eccola l'attrezzatura fuori ordinanza. Si portarono subito nella zona delle Banchette e lanciarono le motociclette lungo la stradina sterrata che d'inverno diventava una delle piste più frequentate di Montenevoso. Già, Montenevoso; perché il brillante maresciallo Gotti, bergamasco purosangue, non ricopriva qualche incarico di prestigio a Milano? Perché era, per così dire, "segregato" tra le montagne ad un centinaio di chilometri da Torino? Nessuno dei suoi colleghi sapeva spiegarselo, ma la risposta era semplice: l'aveva voluto lui, aveva fatto di tutto affinché gli fosse affidato il comando di quella stazione. I suoi colleghi non capivano niente; avevano inchieste importanti, frequentavano la buona società meneghina, ma lì, lui aveva il "fuori ordinanza", quel miscuglio di libertà ed avventura che gli permetteva di indagare restando fuori dagli schemi. E poi, diciamolo, a Gotti piaceva sciare e lì, a Montenevoso, poteva farlo quando voleva, anche in servizio.


Giunti al colle, Gotti e Ferrero abbandonarono le moto e, proseguendo a piedi per il sentiero, arrivarono rapidamente alle Rocce Nere. La ragazza che aveva dato l'allarme li stava aspettando, ancora con il cellulare in mano; accanto a lei, l'amica stava risistemando nello zaino l'attrezzatura da roccia. «È laggiù» indicò immediatamente. I due carabinieri guardarono verso la base del dirupo e videro una bicicletta con le ruote e il telaio piegati dagli urti sulle rocce, un casco attaccato al manubrio, uno zaino dagli spallacci strappati e il corpo senza vita di un uomo.


Fine della prima puntata

Le inchieste del maresciallo GottiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora