3/2 - L'anello del vescovo - Puntata 2

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«Mi dispiace di averla dovuta chiamare proprio sul più bello della festa, signor Maresciallo, ma quando c'è di mezzo un morto...»

«Non ti preoccupare Ferrero, una volta tanto sei arrivato al momento giusto: Irene stava per trascinarmi in un valzer.»

«Se le pesa così tanto ballare con la signora Irene, posso sostituirla io: per i superiori questo ed altro!»

«Non fare lo spiritoso e parlami della vittima.»

«Si chiamava Benito Oliotti, ma tutti lo chiamavano Benito il Picapere.»

«Potresti tradurre, per cortesia?»

«Il picapere, vuol dire che scolpiva la pietra. Faceva statue di folletti e di animali strani che poi vendeva ai turisti: da quando vanno di moda le robe celtiche faceva affari d'oro.»

Gotti si ricordò di aver visto, stretta tra la farmacia e il negozio del chiacchierato antiquario Revelli, una bottega piena di gnomi di pietra, di salamandre giganti e di altre pacchianate fatte apposta per sostituire i nani da giardino nelle case new age.

«Chi lo ha trovato?» chiese ancora al suo sottoposto.

«È stata Valeria, la figlia di Renzo, quello che ha la trattoria della Posta. È andata per portargli il pranzo, come tutti i giorni. La porta era aperta, lei è entrata e lo ha trovato per terra, in una pozza di sangue.»

«Andiamo a vedere» disse Gotti, ma a malincuore, perché a lui, i morti ammazzati facevano impressione.

Uscirono e si avviarono a piedi, che si faceva prima. La strada principale era praticamente vuota. Il campanile diede un rintocco: l'una. Dalle finestre aperte venivano i rumori e le voci dei villeggianti a tavola: mangia che si fredda... non bere così tanto che ti viene mal di testa... almeno in vacanza potresti darmi una mano... se non la smetti lo dico a papà... sai quanto costa la bistecca che stai mangiando?...

Arrivati alla bottega del picapere, trovarono il carabiniere Ajello Salvatore a presidiarne l'ingresso.

«Marescià» gli disse, «io non sono entrato per non sconfusionare la scena d'o crimmine.»

«Bravo Ajello, te l'hanno insegnato al corso per reclute?»

«No, l'ho visto alla televisione, a CSI.»

Gotti scosse il capo ed entrò, facendo attenzione a non sconfusionare troppo la scena d'o crimmine. Il morto era a terra, sdraiato su un fianco, con la testa al centro di un lago di sangue. Poco più in là, gettata sul pavimento, c'era una mazzetta di ferro da scalpellino imbrattata di rosso, e non era salsa di pomodoro. Vincendo il ribrezzo, Gotti si avvicinò al cadavere, ma senza toccarlo. Non vide niente che già non avesse immaginato; niente tranne il fatto che la tasca posteriore destra dei jeans della vittima era stata strappata ed ora penzolava mostrando bene il segno scolorito di quel portafogli che abitualmente stava lì e che adesso non c'era più. Si guardò intorno, ma non notò niente di interessante; l'indomani sarebbero arrivato quelli del RIS e avrebbero fatto come alla tele, ma per lui bastava così.

«Tu resta qui» disse ad Ajello. «Io e Ferrero andiamo alla trattoria della Posta a parlare con Valeria.»

«Marescià, mi raccomando, andateci piano con Valeria. Io l'ho veduta e mi pareva sconvolta assai.»

Alla trattoria della Posta, la sconvolta Valeria stava cercando di ritrovare forze e colorito con l'aiuto di un generoso zabaione fatto di tre uova e mezza bottiglia di marsala. Gotti le si avvicinò e, con fare paterno, le disse:

«Mi dispiace per quello che hai dovuto vedere.»

«A me no» rispose la sconvolta Valeria. «Così quel vecchio maiale non mi farà più proposte da schifoso.»

Fine della seconda puntata

Le inchieste del maresciallo GottiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora