Introduzione

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Io ci ho provato, sai? Ho provato a mettere l'impermeabile al mio cuore, proteggerlo dalla tempesta, ma non ce l'ho fatta.

Ho provato a mettermi in salvo. Ho provato a integrarmi in un gruppo, ma ho fallito.

Mi hanno sempre guardata come se fossi un cane randagio. Loro erano dei lupi all'attacco, sempre pronti a sbranare la preda.
Io ero il lupo debole emarginato da tutti.

Il lupo che tutti evitavano, perché non ero all'altezza.
Abbandonata da tutti, girovagando per le strade fino all'alba, alla ricerca di un po' di tranquillità.

Essere stata abbandonata e messa da parte, mi ha resa più forte.
Figlia della notte che vaga nell'oscurità, senza tregua.
Il cane randagio che oggi è diventato il lupo alpha.

Il mio cuore diventato pietra, in grado di resistere anche alla tempesta più forte.
L'inferno nei miei occhi, alimentato dal velo di odio che li copre.

Incapace di salvare il prossimo, perché non sono stata mai salvata.
Non credo al destino, perché non va mai niente come vorrei.

I miei demoni che, come fedeli compagni, si mettono davanti a me per proteggermi dal dolore, che gli altri cercano di infliggermi.

I fantasmi del passato che mi vengono a trovare ogni notte.

L'odio è l'amore andato a finire male.

Mi hanno fatto cadere a terra, per poi venirmi a salvare, facendo gli eroi della situazione.
Io ho ferito gli altri, per ricordare a loro che, il più debole, può diventare il più forte.

Una vita piena di strade dritte, perché le curve ormai le ho prese tutte io.

Seduta sul tetto a fare i conti con la vita.
Quando ho detto di odiare l'essere perfetto, la vita si è seduta accanto a me, chiedendomi cosa volessi.

Allora, mi sono rivolta a lei: « Regalami un pizzico di imperfetto, altrimenti vattene per sempre. »
E la mia vita, allora, ha deciso di accontentarmi.

La mia vita è diventata imperfetta, spericolata, diversa da quella degli altri.

E così, mi sono rivolta alla notte e al suo manto di stelle: « Non voglio degli angeli che mi proteggano » mi sono lamentata.

E la notte ha messo accanto a me gli esseri che tutti temono.

Quei piccoli mostri che strillano sempre, facendo a botte dentro di me, sempre a placare il rumore dei miei pensieri.

Mi sono avvicinata al paradiso, e ho avuto paura. Troppa luce, troppa perfezione, troppa felicità, per una che è abituata all'oscurità e al dolore.

Il dolore ti fa diventare matto. Ma arriva quel momento in cui decidi di farla finita con ciò che ti fa stare male.
Anche se il dolore più grande non passa mai.

La mia anima solitaria che cerca sempre di restare in silenzio, mentre il cuore e il cervello fanno a gara a far vedere chi dei due sia più saggio.

Mentre la battaglia si svolge dentro di me, il cuore lancia parole di odio verso il cervello, che sta mano nella mano con il dolore: « Perché la spingi a distruggere? » chiede.
« Perché anche lei è stata distrutta » gli risponde il cervello.
« Io non me ne andrò, neanche dopo che lei finirà di distruggere ciò che l'ha distrutta » sussurra il dolore.

Allora premo quel piccolo bottone che interrompe la discussione che si svolge all'interno della mia testa. Ho perso tutto, quindi ho il diritto di vincere.

Me la sono cavata sempre da sola, perché a chiedere aiuto mi fa sentire debole, ed essere deboli, si sa, o ti ammazzano, o ti viene voglia di ammazzarti.

E alla fine ho chiesto a me stessa: Quante cose mi fanno stare male?
E, ancora oggi, non ho finito di contare.

Iris Jocelyn Brooks, e questa è la mia storia.

Ve ne sarei veramente grata se mi faceste sapere le vostre opinioni riguardo la storia man mano che andate avanti, attraverso un commento, o anche un voto❤

E vi pregherei di non copiare la storia. Se non avete fantasia, davvero, evitate di scopiazzare. Ho scritto questa storia con il cuore in mano, e ci ho messo amore a scriverla. Non è rispettoso nei miei confronti copiarla.

Chiunque si permetta di copiare la storia senza il mio consenso, sappiate che potrebbe essere punito legalmente.

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