4. Sono tante cose, ma niente di buono

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« Psst, fammi copiare, per favore. » sussurra Thomas accanto a me. Gli rivolgo un'occhiata indifferente e lui contrae la mandibola.

Continuo a picchiettare la matita sul foglio e un sorrisetto furbo spunta sul mio viso. Da quando in poi, è importante il voto per lui?
Mi passo la lingua sulle labbra e segno le ultime risposte del compito, dopodiché scrivo il mio nome in alto e mi alzo per consegnare.

« Non fare la stronza, Iris. » dice furibondo, guardando verso la lavagna. Noto con la coda dell'occhio la sua espressione arrabbiata e giro lentamente la testa verso di lui.
Mi sbagliavo, noi due non possiamo andare d'accordo. In questo momento odio questo ragazzo. Pensa di sapere tutto su di tutti, pensa di essere superiore e che niente possa abbatterlo.
È il solito bulletto della scuola e questa cosa non mi sta bene.
Se c'è una cosa che odio in assoluto, sono i bulli.

Nella vecchia scuola sono stata espulsa, perché ho preso le difese di una ragazza, vittima di bullismo e così è iniziata una rissa.
Vedere il dolore negli occhi di quella povera ragazza, mi ha fatto stare male.
I bulli sono soltanto dei poveri idioti, che sono stati privati di un cervello funzionante.

Ricordo ancora benissimo il suo nome: Nina Hunter.
Nella vecchia scuola mi divertivo ad osservare le persone e in particolar modo lei.

Non c'era giorno in cui non fosse perfettamente sistemata. I capelli non erano mai in disordine, gli occhi azzurri e il fisico slanciato con le giuste forme.
Era una ragazza piuttosto bella e timida.

A volte mi chiedevo come mai non fosse fidanzata, o come mai non facesse parte del gruppetto delle VIP.
Nella scuola dove vado ora, sono tutti strani. Poche sono le ragazze timide, mandate qui per chissà quale stupido motivo. Thomas a volte si diverte a prenderle in giro e fare battute fuori luogo, è per questo motivo che non lo sopporto.

Mi ricorda tanto il bastardo dell'altra scuola e la povera ragazza che veniva presa di mira ogni giorno.
Non disturbava mai, eppure gli altri la disturbavano sempre.

« Quelli come te non meritano di essere aiutati. » sussurro, stringendo il pugno.

« Ricordati che siamo sulla stessa barca, Iris. » dice sghignazzando e rigira la penna fra le dita.

« Non ho così tanta merda dentro di me, a differenza tua. Non mi prendo gioco degli altri. » ribatto, battendo una mano sul banco. Mi alzo, spostando bruscamente la sedia, che cade a terra, e poi proseguo fino a raggiungere la cattedra. Poso il compito e la professoressa alza lo sguardo e mi fissa con curiosità. Torno al mio posto, alzo la sedia da terra e mi ci siedo.

« Non segui le regole che abbiamo stabilito. » dice Thomas e Adam si gira verso di noi.

« Nel mio gioco non ci sono regole, Jones. » gli faccio l'occhiolino e lui guarda Adam furioso.

« Non è il tuo gioco, siamo una squadra. Collabora o vattene. » ribatte, girandosi verso di me.

« Non sentirti superiore a me. Ricorda che per me non sei nessuno.» dico e, al suono della campanella, mi alzo ed esco fuori. Nessuno ha il permesso di manipolarmi, come se fossi un burattino.

Resto seduta sulle scale della palestra e vedo dall'altra parte della strada i due ragazzi che continuano a darsi spinte.

Quello più impostato, prende gli occhiali al ragazzo più piccolo e li butta a terra.
Il più grande continua a deriderlo e subito lo raggiunge un altro ragazzo. Getta per terra i libri della povera vittima e gli dà uno spintone, facendolo cadere a terra.

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