Epilogo - Crossing over

208 20 26
                                    

«There ain't nothing you can
Say that would scare me away
I've got history too
And it's never too late
To share a secret today
I'll reciprocate
baby, I got you.»

— We Can Hurt Together, Sia.

2 anni dopo

«Beh credo di averle raccontato abbastanza.» Disse Heisel con un lieve sorriso. L'uomo seduto davanti alla scrivania, sorrise dolcemente di fronte a lei.

«Penso proprio di sì. Credo sia sufficiente abbastanza per avere ben chiaro il quadro della situazione.»

«E quindi cosa ne pensa?» Gli chiese Heisel, che fremeva dalla voglia di conoscere una risposta, un parere esterno, un giudizio obiettivo che finalmente avrebbe potuto dirle ciò che era giusto e ciò che era sbagliato.
Perché in tutti questi anni lei non era mai riuscita a capirlo.
E chi meglio di uno psicologo potrebbe dirglielo?

L'uomo si schiarì la voce, si aggiustò gli occhiali sul naso, sembrava voler prendere tempo.
Lei aspettò in silenzio, non aggiungendo niente, non voleva dare delle distrazioni al suo psicologo, volevo incatenarlo a quella domanda perché aveva bisogno di una risposta.

«Heisel, la tua storia con Harry è... complessa e articolata. Ha mille sfaccettature che per descrivere la situazione in modo completo bisognerebbe analizzarla una per una. Ho visto come ti sei aperta con me, come hai toccato le tue ferite e le hai assaporate nuovamente... e immagino quanto sia stata dura per te. Posso solo dirti che per questo io ti apprezzo e sono fiero dello sforzo che hai fatto, perché fidati se ti dico che ti sei fatta solo del bene. So cosa vuoi da me, so cosa ti aspetti da me, ma purtroppo non posso dartelo.» Heisel aggrottò la fronte, non riuscendo più a seguire il filo logico del discorso. Si stava perdendo tra le sue parole. Notando la sua confusione, l'uomo si affrettò a continuare.
«Io non posso dirti cosa devi o cosa non devi fare, Heisel. So che sei molto confusa, ma non puoi chiedere a qualcun altro di decidere per te, di fargli scegliere per te, perché semplicemente non è possibile.
Ciò che posso fare io oggi, dopo queste dieci sedute in cui mi hai raccontato la vostra storia, è dirti che tu hai bisogno di risposte. Le necessiti come l'ossigeno e lo vedo dai tuoi occhi. Lo vedo dal modo in cui mi parli di lui, sembra che vorresti dirmi tante altre cose, ma non ci riesci perché in fondo credi di non conoscerlo veramente, hai paura che lui ti abbia solo mentito. E stai male perché sai benissimo che tu invece ti sei esposta completamente. Sai benissimo che lui conosce ogni frammento di te, mentre tu no.
Tu sai solo di esserti innamorata di un uomo che la prima volta ti ha lasciata per aver perso un parente a lui caro, e per questo ti ha allontanata. Poi è tornato da te, pentito più che mai e l'hai perdonato. E quando tutto sembrava stesse andando per il meglio, ecco che arriva la delusione. La lama che ti ha infilzato nelle membra dicendoti che era confuso e che non capiva più cosa provasse. Proprio il giorno dopo che tu ti eri concessa a lui.»

Heisel lo guardava e singhiozzava in silenzio. Lo guardava e ascoltava le parole che le stava riservando. Credette di non aver mai udito in vita sua parole più vere. Parole che non dimenticherà facilmente, che si stavano già incastrando negli angoli della sua mente, che la macchiavano come tatuaggi indelebili, come inchiostro sulla pelle.
Lasciava scorrere le lacrime e si torturava il labbro inferiore, ormai non aveva più senso nascondersi o trattenersi.

«E poi è tornato. Di nuovo. Ed è questo il problema, Heisel. Il problema è che Harry torna, torna sempre da te, per te. Ma te lo sei mai chiesta, il motivo? Io non posso risponderti a questo. Posso solo dirti che tu hai diritto di sapere, ti spetta avere dei chiarimenti. E sappiamo che ci hai provato, ma ogni volta le sue risposte erano ambigue e insoddisfacenti. Quei dubbi sono sempre rimasti ancorati fedelmente dentro di te.
E quel tira e molla che avevate intrapreso non vi faceva bene, perché vi ha trascinati in una situazione più grande di voi, in cui avete perso il controllo di voi stessi e forse anche voi stessi.
Io non voglio che tu perda te stessa, Heisel. Non puoi perderti. Tu devi ritrovarti e devi salvarti.
Non puoi salvare Harry, se prima non salvi te stessa. Non puoi perdonare Harry, se prima non perdoni te stessa. Non puoi amare Harry, se prima non ami te stessa.»

Quelle parole scagliate come una freccia contro di lei le fecero mancare il fiato. Non avvertiva più il suo respiro, non avvertiva più se stessa.
Perché ora sapeva, ora aveva capito che si stava annullando, che si era annullata, per un'altra persona. Che gli aveva dato tutto e non aveva ricevuto niente. E quando questa consapevolezza arrivò, era pressoché impossibile scacciare la rabbia verso di sé per essere stata ingenua, per essersi fidata troppo.
Temeva che ci avrebbe impiegato troppo tempo a perdonarsi.
Non sapeva neanche se ci sarebbe riuscita.

«Io ora ti chiederò di fare una cosa, ma tu non dovrai scappare, non dovrai fuggire. Promettimi che resterai qui e non te ne andrai, okay?» Con la mente ancora in subbuglio e gli occhi lucidi Heisel annuì debolmente, pur essendo visibilmente confusa. Non si azzardò a dare una conferma con la voce perché era sicura ne sarebbe uscito un suono tremante e spezzato.
«Bene» disse lo psicologo. «Aspettami un attimo.»

Quando rientrò lo vide scoccarle un'occhiata che non riuscì a decifrare, lasciò la porta socchiusa e mormorò un "entra pure", a qualcuno fuori dal suo ufficio.
Heisel era paralizzata nella sua poltroncina, non riusciva a stare dietro ai migliaia di pensieri che si infrangevano su di lei come onde in tempesta su una scogliera.
Ma tutto sembrò bloccarsi solo quando entrò una figura all'interno della stanza. Una figura che non vedeva da due anni e uno strano brivido le percorse la spina dorsale.
Lo guardò immobile, mentre anche lui un istante dopo, visibilmente sorpreso la osservò con gli occhi leggermente sbarrati.

Lo psicologo, chiuse la porta e si diresse verso la sua sedia, provando a riprendere le redini della situazione.
Sapeva, con questo gesto, escogitando questo incontro, di aver rischiato molto, di essersi intromesso in qualcosa di molto sottile e delicato, ché basta un niente per sgretolarlo per sempre.
Heisel e Harry continuavano ancora a fissarsi senza pronunciare una sillaba, avvertiva la tensione crescere ogni attimo sempre di più.

«Siediti, Harry.» Disse risoluto il dottore. Harry scosse la testa, come se fosse appena uscito da uno stato di trance.
Eseguì ciò che gli era stato chiesto e da quel momento non ebbe più il coraggio di rivolgere lo sguardo alla donna che in quel momento era così vicina a lui, ma allo stesso tempo così lontana.
Non riusciva a credere che fosse lì, che fosse veramente lì, era cambiata, era cresciuta, era diversa. Ma l'avrebbe comunque riconosciuta ovunque.
Si era tagliata i capelli ed ora avevano dei riflessi sul biondo, gli occhi leggermente truccati e le labbra dipinte di un rosa carne.
Mai avrebbe pensato che arrivando dal suo psicologo, avrebbe incontrato lei, la ragione per cui lui si trovava lì e aveva intrapreso le sedute.

«Beh ragazzi... in vent'anni in cui pratico questo lavoro non credo mi sia mai capitata una situazione simile. Non ci ho messo molto nel capire che entrambi stesse parlando della stessa persona e così ho voluto rischiare e fare una prova, che credo possa fare bene a voi.
Ragazzi, io adesso me ne andrò, perché sono solo un esterno, so che avete molte cose da dirvi, troppe parole che vi siete tenuti dentro ma ora è arrivato il momento di farle uscire. Liberatevi da questo fardello e dite all'altro ciò che vi opprime, ciò che rende il vostro cuore un mattone pesante da trascinare.
Vi chiedo di attraversare, passo dopo passo, il vostro amore, la vostra storia. Attraversate ogni momento che avete vissuto insieme, ripercorretelo insieme e ricostruite i pezzi mancanti. E poi, osservate il puzzle completo. Vi lascio tutto il tempo di cui avete bisogno, sono qui fuori per qualsiasi cosa.» E con questo si alzò e in pochi passi uscì dall'ufficio, lasciando Harry ed Heisel completamente spiazzati di fronte al suo discorso.

Si voltarono lentamente entrambi e dopo pochi secondi scoppiarono a ridere. Ma una risata tesa, imbarazzata, data dall'assurdità della situazione.

«È un pazzo.» Disse Harry. Un po' perché lo pensava, un po' per rompere il ghiaccio, un po' perché non sapeva cos'altro dire.

«Sì, decisamente.» Annuì Heisel.
Un senso di consapevolezza pervase entrambi e bastò un'altra occhiata per capire che era arrivato davvero il momento.
«Iniziamo?» Gli chiese.

«Iniziamo.» Confermò Harry.

Ma le parole che si scambiarono in quella stanza rimasero lì, incastrate in quelle mura.
Le verità emerse, i pensieri celati devono restare fra loro due e nessun altro potrà mai sapere se quell'incontro si sia rivelato un totale disastro, o abbia portato alla costruzione di un puzzle perfetto.

FINE.

Inchiostro sulla pelleWhere stories live. Discover now