10. Fragments of us

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«I think I'll miss you forever
Like the stars miss the sun in the morning sky
Later's better than never
Even if you're gone I'm gonna drive.»

— Summertime Sadness, Lana Del Rey.

Arriva un giorno in cui sai che non c'è più niente per cui lottare.
Perché le hai provate tutte e non ha funzionato, ci hai veramente provato con tutto te stesso, ma è anche vero che possiamo cambiare gli eventi delle cose solo fino ad un certo punto.
"Non era destino, le nostre strade non erano fatte per continuare il loro percorso insieme", sono alle uniche risposte in grado di saziare quell'insoddisfazione e quel vuoto soffocante dopo la consapevolezza di non avercela fatta.
L'unico modo per non uscirne pazzo, per consolarsi e alleggerire il peso di ciò che è stato.
È più facile dare la colpa al fato, a volte.
E forse, alla fine, potrebbe essere veramente quest'ultimo, ad impedirci di essere felici, di essere felici insieme.


30 Gennaio 2017

Sapevo a cosa stavo andando incontro.
Sapevo che era sbagliato.
Ma sapevo anche che era giusto per me.
Che faceva stare bene me.
Ormai avevo rinunciato ad uscire da quel circolo vizioso, sapevo di esserci dentro fino al collo e semplicemente ero impotente, non avevo i mezzi per uscirne.
Possibile che dopo tre lunghissimi anni io mi sentivo ancora appartenente a lui, al suo cuore, alla sua anima?
Possibile che non riuscivo mai a spezzarlo, questo filo che ci legava?
È pieno di nodi, ormai. Ne ha così tanti che sarebbe uno spreco di tempo contarli.
Ma sapevamo di essere al limite.
Sapevamo che questa era la nostra ultima possibilità.
La nostra ultima occasione per non sbagliare.
Gliel'ho detto io, che non ne potevo più di rincorrerci a vicenda, di volerci, di lasciarci e poi di ricercarci di nuovo.
Era estremamente estenuante, per quanto con lui avessi collezionato i ricordi più belli di tutta la mia vita; ma quella è un'altra storia.

Salta la scuola oggi, ti prego. Mi aveva scritto quel messaggio quella mattina.

Ho bisogno di te. Aveva aggiunto.

Era l'ultimo anno per me, e se in cinque anni ero stata assente è stato solo per malattia o per altri impegni, ma non avevo mai saltato la scuola.
E come potevo dire di no a dei messaggi del genere? Era da tanto che non lo vedevo e anche io sapevo che avevo bisogno di lui, nel profondo.
Era la resa dei conti, mi dissi.
Avevo la necessità di stare con lui in quelle ore, di capire se saremmo riusciti a stare insieme quel giorno, a stare bene insieme.
Il bello di noi due era che il tempo non ci scalfiva minimamente.
Non ci vedevamo da due mesi e quando entrai nella sua macchina, fu come se tutti quei giorni non fossero mai esistiti, come se non fossimo mai stati distanti.
Non c'era disagio, non si respirava tensione.
Forse perché appena ero con lui, inevitabilmente ero me stessa, senza bisogno di nascondermi, senza scudi, senza freni.
E forse anche per lui era lo stesso.

***

«Scusa il disordine.» Fu la prima cosa che disse quando entrammo in casa sua.
Quando arrivammo in camera mi misi a ridere nel constatare che era veramente un gran casino. I vestiti sparsi ovunque nella stanza, c'era puzza di sigarette e la scrivania piena di libri e quaderni messi alla rinfusa.

«Io non sono una tipa ordinata e lo sai, ma oggi hai veramente battuto qualsiasi record.» Lo schernii. Mi piaceva prenderlo in giro, amavo l'atmosfera leggera e scherzosa che si instaurava quando ci burlavamo a vicenda.

«Ehi!» Mi ammonì, pizzicandomi un fianco con le dita. Sapevo dove voleva arrivare e sgranai gli occhi iniziando a scuotere la testa. «Questa me la paghi.» Sussurrò al mio orecchio.

Indietreggiai fino a cadere involontariamente sul letto e riuscii a dire giusto un no Harry!, prima che affondò le dita sui miei fianchi, vita e pancia e iniziò a provocarmi solletico.
Urlai e mi dimenai, mandando calci e pugni ovunque, ma lui non demordeva.
Sapeva essere molto testardo quando voleva e io non avrei resistito a lungo, il solletico proprio non lo sopportavo.
Non sapendo più cosa fare mi sporsi in avanti e afferrai il suo viso con le mie mani e, senza lasciargli il tempo di riflettere, appoggiai le mie labbra sulle sue.

Bloccò immediatamente ogni suo movimento e ne fui profondamente sollevata, poi ricambiò il bacio, approfondendolo.
Il danno era fatto ormai, ed ero convinta che per quella giornata non sarei riuscita a staccarmi da lui molto facilmente.

«Mi sei mancata.» Ammise, alzando leggermente il busto per guardarmi negli occhi.

«Anche tu, Harry. Davvero. Com'è che litighiamo ma poi finiamo sempre per cercarci?» Dissi, smorzando un po' la tensione. Le sue labbra si sollevarono all'insù.

«Me lo chiedo spesso anche io, sai.» Rispose, alzando di poco il lembo del mio maglione e accarezzando la pelle scoperta.

«E l'hai trovata una risposta?» Avevo il cuore in gola mentre pronunciavo quelle parole. Le tempie mi pulsavano e mi sarei aspettata di tutto.

«Sì.» A quella risposta persi un battito. Notando la mia fame di volerlo sentire continuare, riprese a parlare.
«E ho capito che bisogna semplicemente smettere di chiedercelo, perché una risposta non riusciremo mai a trovarla.» Quelle parole mi spiazzarono. Non avrei mai immaginato che lui la pensasse così.

«E quindi cosa dovremmo fare?»

«Lasciarci andare. Vivere il momento. Cogliere l'attimo.»

«Carpe diem.» Intervenni.

«Carpe diem.» Confermò. «D'altronde sappiamo che questo momento non si ripeterà.» Annuii perché aveva ragione.

«Ma non ti fa soffrire il pensiero che potrebbe essere l'ultima volta, il pensiero che non potremo avere altre occasioni? Perché io lo colgo l'attimo, con te l'ho sempre fatto, ma era quando ci separavamo che il dolore si impossessava di me e mi distruggeva fino a che non ti rivedevo di nuovo. Capisci? È un ciclo da cui non so se ne uscirò mai.» Si alzò in piedi e si portò una mano tra i capelli, per un nano secondo intravidi il labbro inferiore tremare fino a che non vi affondarono sopra i suoi denti con prepotenza e forza.

«Prometto che ne uscirai, hai la mia parola.» Fu tutto ciò che disse prima che inaspettatamente si catapultò su di me e scontrò le sue labbra sulle mie con foga.

Le parole che ci eravamo scambiati non facevano altro che rimbombarmi nella testa mentre baciava ogni mio angolo di pelle e affermava la sua presenza in me.
Mentre ci davamo conferma di appartenere ancora all'altro, un conforto, una necessità di cui entrambi avevano bisogno.
Ma quella volta fu diverso.
Fu completamente diverso.
Tutto il nostro amore aveva sopra una spolverata di nostalgia.
Si assaporava malinconia in quella stanza, mentre dove due anni fa tutto era iniziato, ora dentro di me, sapevo che stava per concludersi.
Lo avevamo rimandato così tanto questo momento.
Un addio che non siamo mai stati in grado di dirci.
Ma nemmeno quella volta accadde.
Ci siamo detti addio usufruendo della vicinanza dell'altro per l'ultima volta, fotografando con gli occhi la pelle dell'altro per l'ultima volta, ci siamo detti addio con i sorrisi, con le lacrime che abbiamo forzatamente represso, con i baci in più che ci donavamo.

Ci siamo detti addio senza ammetterlo, ci siamo detti addio con gli occhi, e forse sono proprio questo tipo di promesse che valgono di più, quelle che non verranno mai infrante.

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Il prossimo capitolo sarà l'epilogo...

Inchiostro sulla pelleUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum