9. Flape of waves

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«No, I don't wanna know where you been or where you're going
But I know I won't be home
And you'll be on your own.»

— It ain't me, Selena Gomez ft. Kygo.

Poi ci sono quei momenti che sono fatti per avvenire solo in quel preciso istante e che non si ripeteranno, mai più.
Quegli attimi che talmente è grande la loro unicità, che arriveranno all'improvviso e se ne andranno in un soffio.
Potrai soltanto averne una percezione vaga, ti resterà il sapore in bocca di quell'avvenuta, che ti ricorderà che realmente qualcosa è accaduto e che non è tutto frutto della tua immaginazione.
Sono quegli attimi che ti ubriacano di una felicità troppo temporanea, destinata a svanire nel nulla prima di quanto tu te ne accorga.
Ma sono quegli stessi attimi che ti fanno sperare sempre in qualcosa di buono, che ti rimangono incastrati nei meandri della memoria per non farti dimenticare che anche tu un tempo questa gioia di cui tutti parlano l'hai vissuta, l'hai tastata realmente e sai cosa si prova.
E sono sempre quegli stessi attimi che ti donano la forza di lottare, nonostante tutto, nonostante tutti.


20 Maggio 2016

Centimetro dopo centimetro l'acqua calda ricopriva la mia pelle, eliminando la pelle d'oca precedente.
Mi stesi completamente all'interno della vasca e quando allungai le gambe, rilasciai un sospiro di sollievo, finalmente in pace.
Abbassai lentamente le palpebre, scivolando ancora più all'interno dell'acqua, abbassando il capo e lasciando che tutti i capelli si spargessero nella vasca. Solo il mio viso era fuori da essa.

Avvertii dei leggeri rumori ma ero troppo presa da questa mia dimensione intrappolata tra la realtà e il sogno, che aprire gli occhi e capire cosa stesse accadendo era troppo faticoso.
Quando capii che qualcosa si stava muovendo e non era stato il mio corpo, sobbalzai leggermente.

«Sh, amore. Continua a rilassarti, come facevi prima. Proprio così.» Una voce soave, ovattata, la voce per eccellenza mi sussurrò queste parole. Subito la tensione che aveva percosso i miei muscoli svanì completamente, tra le braccia dell'uomo della mia vita.

La mia schiena aderì al suo petto, il mio capo si incastrò sopra la sua spalla e vicino al suo collo. Le sue braccia ricoprivano le mie, lasciando delicate carezze, in grado di farmi sentire in Paradiso.
Il silenzio avvolse la stanza, la mia pelle bruciava sotto la sua e il mio cuore scalpitava e batteva all'impazzata.

«Ci resterei anche per sempre, così.» Mi uscì in un soffio questa rivelazione. Avvertii la schiena di Harry rialzarsi di poco e la sua voce subito intervenne.

«Così... come?» Non potevo vedere il suo viso, ma potevo immaginare benissimo la sua espressione, con quel ghigno trionfante a incorniciargli le labbra.
Espirai leggermente, sorridendo a fior di labbra.

«Così.» Risposi semplicemente.
«Noi due. Noi due e basta. Non vedi quanto stiamo bene insieme? Io non so cosa provi tu ma io so solo che resterei così per sempre. Non avrei bisogno di altro. Ma, ma lo so che non è così e mai lo sarà. Mi chiedo solo se a te non faccia male. Se fai l'amore con me e poi torni a fare la tua vita di sempre come niente fosse. Se appartengo a frammenti della tua vita isolati, che non hanno a che fare con te e sono amalgamati con tutto il resto. Se sono un elemento a parte, irrilevante e che deve restare nascosto o se anche tu degli effetti ce li hai veramente. Perché se tu non me lo dici Harry, io non lo so, non riesco a capirlo.» Deglutii e con le dita strinsi i bordi della vasca. Per qualche secondo chiusi gli occhi e serrai le labbra, ero anche tentata di tapparmi le orecchie perché temevo con tutta me stessa una sua risposta.

Harry non disse niente, mi voltò e si limitò a guardarmi, a studiare il mio viso e io feci altrettanto. Aveva le sopracciglia aggrottate e le labbra chiuse in una linea, la mascella rigida e i muscoli tesi. Il tutto accompagnato dalle punte dei suoi capelli bagnati, dalle gocce d'acqua che scendevano lungo il suo corpo e dai suoi smeraldi che mi bucavano e foravano la mia pelle. Si insediavano dentro di me, quelle gemme splendenti.

Prese una mia mano e accarezzò le dite lentamente, poi la portò sul suo petto, facendomi ascoltare i battiti del suo cuore.

«Credi davvero di non avere alcun effetto su di me? Ascolta Heisel, ascolta. E dimmi se questo suono non basta, dimmi se non è sufficiente per risponderti.» Mi rispose serio, continuando a tenere la mia mano all'altezza del suo petto, per poter udire il battito accelerato del suo cuore.

«Sì.» Dissi in un sussurro.

«Sì cosa?» Mi incalzò Harry.

«Mi basta. Ma non so per quanto.»

«Cioè?»

«Cioè che per una volta vorrei solo essere felice, o per lo meno qualcosa che gli si avvicini, ma tu sei così sfuggente. Sei il movimento di un'onda che mi travolge in pieno e poi mi lascia alle spalle.» Ammisi con lo sguardo basso, torturandomi le dita. La mia pelle si stava ricoprendo di tanti brividi e non erano causati dal freddo, bensì dalla piega che stava assumendo quella conversazione.
Non avrei mai pensato che un giorno avrei trovato il coraggio di affrontarlo e dirgli in faccia ciò che pensavo, ciò che sentivo.

«Heisel, smettila. Dici a me che sono sfuggente ma tu ti sei vista? Non hai tempo per me, lo hai detto tu stessa. In più il fatto di vederci sempre di nascosto peggiora le cose ed è normale che tutto sia più complicato. Smettila di riversare le colpe sempre e solo su di me.»

«Non ho detto che sia tua la colpa. Sono io che non riesco a fidarmi. Mi hai già lasciata ben due volte, non voglio cascarci di nuovo per poi essere delusa, capisci?»

«Sì, capisco. Allora credo che questa conversazione non abbia più senso perché senza la fiducia non si va da nessuna parte. Che parliamo a fare, se non ti fidi di me.» Si alzò dalla vasca e afferrò un asciugamano, che allacciò intorno alla vita. Imitai i suoi gesti e mi coprii con un altro asciugamano, seguendolo in camera.

«Dammi un motivo per farlo allora. Dammi un motivo per fidarmi e lo farò, Harry.» Intervenni a voce alta mentre si stava rivestendo. Aveva solo i boxer addosso e appena si voltò, mi squadrò lentamente con un'espressione indecifrabile.

«Devo andare.» Si limitò a dire dopo alcuni minuti di estenuante silenzio. Rimasi scioccata e con la gola prosciugata, le parole incastrate nelle labbra, ad osservarlo mentre raccattava le sue cose.

«Harry.» Lo bloccai con la mia voce ferma mentre stava per appoggiare le dita sulla maniglia della porta.

«No, Heisel, ti prego. Hai ragione tu. Non possiamo andare avanti così, non ha senso. Ci stiamo facendo del male entrambi.» E con uno scatto fulmineo aprì la porta e la richiuse, lasciando me fare a pugni col dolore che si stava scagliando nel mio cuore.
Non ebbi la forza di fermarlo, non ebbi la forza di replicare, non ebbi la forza di salvarmi.

Inchiostro sulla pelleWhere stories live. Discover now