6. Reason to be

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«Oh I don't know how the years will go down, it's alright
Let's make the most of every moment tonight.»

— Love me now, John Legend.

Poi ci sono giorni che caratterizzano la tua vita. E la tua persona. Per sempre.
Quei giorni che se le cose non fossero andate in un certo modo tu non saresti così ora, non ti sentiresti così.
Quei giorni che ti cambiano definitivamente.
Che gli avvenimenti incastrati in quelle ore ti hanno marchiata per sempre.
Nemmeno fra trent'anni sarai più la stessa. Neanche se volessi.
E non puoi ignorarli. Non puoi semplicemente far finta che non sia successo niente, perché non è possibile.
Bisogna semplicemente accettare il fatto che quegli eventi ti accompagneranno per il resto della tua vita e non ti abbandoneranno, resteranno con te fino alla fine della tua esistenza.
E ogni giorno te lo ricorderanno.
Ogni giorno si insinueranno nella tua mente per far sì che tu non lo dimentichi, per essere certi che tu ti ricordi di essi, che ci rimugini sopra, come se non lo avessi già fatto fin troppo.
Ma alla fine ti ci abitui, il tempo passa, ma i ricordi no.
Sai che arriverà un momento nella giornata in cui essi ti sovrasteranno, e tu glielo lascerai fare. Ti lascerai trapassare da essi, perché capisci che fa più male far finta di non pensarli, invece che lasciarti logorare da essi consapevolmente.

23 Dicembre 2014

«H-Harry... stai un po' fermo con quelle mani.» Biascicai non convinta più di tanto mentre lui in risposta incollò di nuovo le sue labbra sulle mie e alzò il mio corpo da terra, facendo sì che potessi allacciare le mie gambe intorno ai suoi fianchi.

«Shh,» si limitò a rispondere, mentre continuava a tenermi su di lui e intanto camminava verso una destinazione a me sconosciuta.

«Non avevi detto di aver fame?» Chiesi, un sorriso sghembo a incurvarmi le labbra mentre lui mi appoggiava delicatamente sul letto, mantenendo con i gomiti il suo corpo, restando così sopra di me.
Eravamo appena tornati da una festa, non eravamo stati nemmeno due ore che già ci eravamo enormemente stufati di quell'ammassamento di gente appiccicata e intenta a compiere atti che in pubblico sarebbe meglio evitare.
Io e Harry non ci eravamo staccati neanche un secondo, per tutto il tempo la sua mano era appoggiata saldamente sul mio fianco, forse per il timore che con tutta quella gente e quella confusione, ci saremmo potuto perdere di vista.
E io la sentivo anche adesso, l'impronta che la sua stretta mi ha lasciato durante la serata, come se avvertissi ancora il calore che impercettibilmente emanava.

«Sai, ora credo mi sia passata.» Rispose semplicemente con un tocco di malizia nel suo tono incredibilmente provocatorio.
Risi e lo attirai a me, già in astinenza di un qualsiasi contatto.

In pochi secondi l'unico suono che si poteva udire dentro casa di Harry era lo schioccare dei nostri baci. Harry metteva così tanta passione quando mi baciava. Mi stringeva a sé, passando le dita dalle mie guance al mio collo, ai miei fianchi. Come un sentiero che puntualmente vuole percorrere.
Io invece ero solita allacciare le braccia dietro al suo collo, quasi come per accettarmi di non fargli finire quel contatto che bramo ogni volta che ci vediamo.
Ma più il bacio si approfondiva più lui spingeva i suoi fianchi contro i miei, torturandoci a vicenda.

«Harry...» lo richiamai. Subito si scostò leggermente. Aveva gli occhi di un verde vivo, brillante. Non avevo mai notato questa sua sfumatura che li rendeva ancora più spettacolari. Quasi rimasi senza fiato, nell'ammirare la sua genuina bellezza.
Le labbra gonfie dopo la moltitudine di baci che ci eravamo scambiati, i ricci completamente in disordini e in uno stato selvaggio, le guance leggermente arrossate per via del freddo a cui eravamo stati a contatto poco fa.
Dio, quanto era bello.

«Cavolo Heisel, scusami. Davvero, non so cosa mi sia preso, mi sono lasciato sopraffare dalla situazione, mi dispiace.» Esordì improvvisamente, alzando il busto e mettendosi seduto sul bordo del letto.
Si sentiva in colpa perché non voleva che io pensassi di dover fare qualcosa per cui non mi sentivo pronta. Non voleva in alcun modo mettermi fretta. Sorrisi mordendomi il labbro inferiore anche se sapevo non potesse vedermi. Mi misi in ginocchio e lo raggiunsi, avvolgendo le braccia attorno al suo corpo, appoggiando il mio petto contro la sua schiena.

Inchiostro sulla pelleDär berättelser lever. Upptäck nu