TRENTACINQUE

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Kate fissò Rick negli occhi e lesse i suoi turbamenti. Non riuscì a sostenere a lungo il suo sguardo e non perché fosse in qualche modo accusatorio nei suoi confronti, lui non l'avrebbe mai accusata di niente, ma solo perché era lei che non riusciva a vederlo così tormentato. Gli aveva appena ripetuto il contenuto del messaggio che ormai sapeva a memoria quando si appoggiò contro la sua spalla con la fronte e subito sentì la sua mano protettiva sulla sua schiena, accarezzarla con dolcezza e poi abbracciarla con l'altra liberata dalla morsa delle sue. Cosa aveva fatto per meritarsi un uomo così, uno che l'amava nonostante lei fosse la causa di tutti i suoi problemi?

- Mi dispiace così tanto Castle. - Sussurrò contro il suo collo.

- Io sono molto fortunato Beckett, loro non lo sanno. - Gli diede un colpo sulla spalla. Come faceva a voler sdrammatizzare anche in quel caso non riusciva a capirlo.

- Hanno provato ad ucciderti due volte e ti minaccio e tu dici di essere fortunato? - Chiese ironica

- Tu mi ami, sfido a trovare qualcuno più fortunato di me. - Odiava il fatto che glielo diceva in modo così serio e si odiava perché quelle parole la facevano letteralmente sciogliere e le facevano dimenticare tutto quello che aveva in mente, provocandole solo una grande voglia di baciarlo e doveva fare un grande sforzo per rimanere concentrata.

- Però sei turbato da tutta questa storia, ti prego non negarlo, lo vedo. - Gli disse accarezzandogli il volto e spostando il suo ciuffo sempre più indisciplinato.

- Non è per me. Questa mattina quando sono andato al distretto la Gates mi ha voluto parlare. Mi ha detto che voleva fare in modo di tenere al sicuro me e la mia famiglia...

- Martha e Alexis...

- Già... Ha detto che nell'auto con me poteva esserci anche lei, è stata una doccia fredda, mi si è gelato il sangue. Dannazione Kate, ha ragione! Io non ci avevo pensato! Come ho fatto a non pensarci? Lei non è al sicuro qui e non lo è per causa mia.

- Lo sai che non sei tu il responsabile di questa storia. - Gli disse seria

- No, Kate, non ti permetto di darti colpe che non hai. In questa storia ci siamo dentro insieme, è la tua storia, ma sono io che ho insistito per indagare e riaprire il caso.

- Troveresti il modo di assolvermi anche se mi trovassi con una pistola fumante in mano - rise Kate amaramente

- Certo, perché ti conosco. E so che non avresti sparato oppure avresti avuto le tue buone ragioni per farlo - Puntualizzò Rick

- Appunto - sorrise Beckett

- Le proporrò di iniziare l'università in Europa. Ci ho riflettuto molto oggi e penso possa essere la soluzione migliore. Un semestre o un anno, è anche un'ottima esperienza di vita, e poi l'Europa le è piaciuta tantissimo.

Castle, come sempre, aveva cominciato a progettare, era certa che in quel breve tempo avesse già visionato tutte le università possibili, fatto una scelte di quelle più adatte a sua figlia per fattori di studio e non solo.

- Non pensi che dovrebbe essere lei a decidere cosa vuol fare? - Chiese Kate smorzando un po' del suo entusiasmo mostrato anche in quella situazione complicata. Lui riusciva sempre a vedere qualcosa di buono anche nelle situazioni peggiori e lei amava questo suo tratto in modo particolare: Castle era un raggio di luce anche nelle notti più buie.

- Quali sono le alternative? Farla vivere sotto scorta tutto il giorno o tenerla chiusa a casa? - Rick si fermò troppo tardi. Kate di fatto stava vivendo così e lui aveva sempre cercato di non farglielo pesare, ricordandogli proprio nel momento peggiore quanto questo fosse sbagliato. - Mi dispiace Kate...

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